L'ESPERIENZA CORONAVIRUS - MAGGIO
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MAGGIO

Ci dicono che il peggio passato e ora dobbiamo affrontare il rientro graduale alla normalità. Ma, come dice il nostro socio onorario Mario Landriscina, il meno è fatto.

Il meno è una lotta impari – eroica per chi era in prima linea - contro il virus che ha lasciato vittime, polemiche e un’emergenza sociale senza precedenti. Siamo sopravvissuti cambiando un po’ pelle: ora ci dicono che possiamo ripartire, scandiscono con Decreti le norme del rientro (chi apre, chi no, come, quando), i bollettini sanitari sono sempre meno disastrosi e l’economia sempre più in affanno. Si allunga la coda di chi ha bisogno di aiuto e sembra lentamente rientrare tutto quel movimento di solidarietà che nella fase critica fortunatamente ha affiancato chi si occupa da sempre di persone in difficoltà. Meno spot ci dicono “ce la faremo” perché lo diamo ormai per scontato, senza pensare, forse, a chi resterà indietro.

È rimasta la paura, per molti: è una fortuna, perché così si continuano a rispettare i consigli di prudenza. Altri – soprattutto i giovani – affrontano con incoscienza lo scampato pericolo, importa ritrovarsi e riprendere le abitudini della “movida”: una sfida non tanto alle regole ma al concetto di rischio, come se fossero diventati invincibili.

Sorprendono gli anziani, che hanno vissuto con grande impegno e rigore il lockdown e ora chiedono a gran voce di poter riprendere a ritrovarsi al bar o al centro civico per giocare a carte, per recuperare quella parte di vita persa che pare sprecata, perché non ne resta poi molta da spendere. Riallacciano i rapporti “fisici” con figli e nipoti con qualche timore, ma poi si lasciano convincere a tornare a fare i nonni. E cercano di rimuovere le “assenze”, perché se non è un congiunto, di cui hanno vissuto in famiglia il dramma del lutto, non hanno potuto partecipare all’ultimo commiato dagli amici persi. Il rito della Cerimonia funebre vietata è stato forse il sacrificio più grande, per tutti. E i Cimiteri si rianimano anche alla ricerca di sepolture “fresche”, per portare un saluto o per cercare nomi conosciuti.

E poi ci sono i bambini, sacrificati per un lungo periodo: si ricomincia a parlarne, ma è davvero complicato far quadrare il distanziamento. In fondo però sono coloro che sanno adattarsi meglio ai cambiamenti.

Ogni giorno che passa ci sentiamo più rincuorati, non diamo più peso ai bollettini, riprendiamo gradatamente le nostre abitudini, programmiamo il futuro. Ma è proprio il futuro che ha cambiato dimensione, perché abbiamo accorciato le distanze per fare progetti in attesa di qualche certezza in più.

Le “regole” ci hanno protetto sin qui, quindi potranno continuare a salvaguardarci se teniamo duro: rispettarle lo dobbiamo a coloro che si sono massacrati per curarci.

Angela Corengia

 

L’Opera ai tempi del Covid-19

Parlare di Teatro e di Teatro Musicale ai tempi del Coronavirus è davvero difficile, direi un ossimoro.

I Teatri sono chiusi dal 22 febbraio, tutto fermo, produzioni, prove, spettacoli, attività. E ormai in tutto il mondo.

Incredibile pensarlo. Tutte le nostre grandi case, queste enormi architetture nate con lo scopo di riunire le persone, tenerle vicine per appassionarsi, per ascoltare storie, per piangere e ridere insieme, sono vuote.

Insieme e vicini. Due parole oggi proibite.

Ma dal 15 giugno si possono riaprire i teatri! Come e quando torneranno alle produzioni d’opera? Non lo sappiamo, ma di certo i Teatri saranno pronti. Si troveranno metodi creativi per accogliere il pubblico, per fare programmazione diversa a seconda delle restrizioni.

Si cercherà di tornare case per le comunità, luoghi di lavoro per i tanti artisti e personale tecnico, di creare economia attraverso l’arte ma con una particolare attenzione alla sostenibilità economica (non semplice) e al senso di opportunità che ne deriva.

E poi il futuro? Tanti grandi teatri in enorme difficoltà gestionale economica…

Un possibile futuro potrebbe essere quello di lavorare a, ed è un pensiero che ho da tempo .. ben prima del Coronavirus, stagioni meno strutturate/chiuse o almeno non solo stagioni ma più spazi, luoghi dove sperimentare e aprirsi a connessioni di relazione più liquide, che ci siano tanti progetti diversificati, partecipativi e magari anche diffusi.

Di certo rimane che l’opera e il teatro musicale sono necessari come l’aria, per la cura della nostra anima.

Il Teatro Sociale di Como come sempre non si fa trovare impreparato!

In questi mesi ha lavorato tanto con i progetti di Opera Education per stare vicino alle insegnanti e alle famiglie. Abbiamo realizzato un film dell’opera Rigoletto, Opera domani home, che ha contato piu di 20.000 visualizzazione in Europa. Un modo innovativo per portare l’opera nelle case.

E a luglio torna il Festival Como città della musica, in versione speciale ma non meno affascinante. 15 giorni di concerti gratuiti nelle Ville piu belle del territorio.

Inoltre il Macerata Opera Festival vi aspetta per la serata dedicata ai Rotariani il 28 luglio con il Don Giovanni.

Quindi mettiamo alle spalle questi tre mesi davvero difficili, e con la musica e l’arte cominciamo di nuovo a trovarci per emozionarci e ascoltare le meravigliose storie senza tempo dell’opera e del teatro.

Barbara Minghetti

 

 

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"Volontari nell'Ucraina in guerra"- Carmelo Pellicano
Inizio: 24.04.2024, 20:00
Luogo: Ristorante Antica Darsena del Palace Hotel
Racconti drammatici e una proposta di aiuto serata in interclub con il Rotaract

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