Covid fase 2
20 Mag 2020

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RIUNIONE DEL 20 MAGGIO 2020


L'interclub del Gruppo Lario per analizzare  la Fase 2

 

Nell'immagine: Gianluigi Spata, presidente dell'Ordine dei Medici di Como



Promossa dal Rotary Lomazzo Laghi, la video conferenza aperta a tutto il Gruppo Lario - dopo il saluto del presidente Simone Ranieri - ospita Gianluigi Spata, presidente dell’ordine dei Medici.

Spata ripercorre la sua esperienza di “contagiato” e di malato di Covid: è stata dura ma ora ne può parlare con serenità, se pur la sua voce critica nei confronti del sistema sanitario si è fatta sentire spesso, negli ultimi tempi. Operatori allo sbaraglio senza presidi medici e possibilità di fare tamponi e letti insufficienti nelle terapie intensive: solo l’abnegazione di medici e infermieri, sottoposti a turni massacranti e con lo stress di non conoscere la malattia, ha permesso di contenere le perdite. Certo c’è stata un’emergenza improvvisa, ma la “struttura”, senza investimenti sul pubblico e sul sistema dei medici di base, ha collassato.

Spata fa parte della Commissione dei Medici di famiglia (collegati in rete tra loro) che collabora con la Regione anche per la gestione della “fase 2” e la prima cosa che si sente di consigliare è di affrontare questo passaggio con grande prudenza e misura. Vanno monitorati i casi e fatto un grande lavoro di prevenzione nelle aziende che devono riaprire; non si può fermare il Paese, ma ci vuole grande senso di responsabilità e i cittadini devono imparare a convivere con il virus in attesa del vaccino. Consiglia, con l’arrivo del prossimo inverno, di vaccinarsi per l’influenza per consentire una diagnosi differenziale.

Al moderatore Federico Faggioni, che sottopone una serie di quesiti, Spata risponde che per rilanciare il sistema va cambiata prima di tutto la medicina di famiglia. Il Covid ha evidenziato tutte le criticità della riforma del 2015 e c’è la necessità di investire molto sulla telemedicina e su strumentazioni per accertamenti a distanza; le carenze sulla presa in carico delle cronicità sono state macroscopiche. I medici di famiglia devono tornare al centro del sistema perché sono la prima interfaccia con il cittadino. Sui test anticorpi precisa che possono essere utili, ma il sierologico serve in epidemiologia: la diagnosi si deve fare con i tamponi. Non esiste un protocollo unificato per affrontare il virus, ma molti farmaci in uso dall’inizio della malattia (antivirali, antinfiammatori, anticoagulanti e altri), pur se non unificati in una procedura standard, costituiscono la base per prescrizioni personalizzate e le sperimentazioni, anche relativamente alle cure, devono essere oggetto di studio.

La parola passa alla dottoressa Elisabetta Boschini. In qualità di psicologa impegnata nel gruppo “Sanità alpina” dell’Ospedale di Bergamo ha lavorato su operatori e familiari (non sui malati, impegnati a contrastare la malattia), anche per le RSA. Il senso di impotenza che assale familiari e pazienti si trasforma in disturbo post-traumatico da stress, anche per abitudini mutate e strategie personali che vanno ricostruite. Chi ha dovuto subire perdite si è visto sottrarre il rito dell’accompagnamento, il che non consente di elaborare il lutto.

Superare il lockdown significa dover riprendere a vivere con la consapevolezza che non è possibile ritornare a “prima” nè abbassare la guardia in nessun caso, nemmeno per chi – guarito dal Covid – si sente miracolato e indistruttibile. Resteranno le paure, soprattutto dello “straniero”, aumenteranno le distanze su nuove relazioni, l’adattamento alla “normalità” sarà complicato e ci costringerà a rivedere tutte le nostre certezze.

La terza relatrice cui Forgione cede la parola è la dottoressa Elena Ruffino che si occupa di certificazione di prodotti. Ci assicura che tutto è controllato, anche sotto il profilo chimico, per evitare di produrre danni di qualsiasi tipo. Ci illustra differenze e impieghi dei tre diversi tipi di mascherine (che ormai conosciamo bene perché siamo stati bombardati dalle informazioni), che devono essere certificate da un Ente accreditato in Comunità europea per garantire che il produttore abbia rispettato tutti gli obblighi previsti dai protocolli. Lo smaltimento è la fase più critica, almeno per l’ambiente, perché su indicazione dell’ISS è previsto nell’indifferenziata o nei rifiuti speciali ospedalieri. I presidi di cotone, se riutilizzabili, devono indicare le modalità di sanificazione e di smaltimento e possono ridurre i volumi dei rifiuti.

Forgione procede quindi con una serie di domande ai relatori.

Sulla diffusione geografica (il nord più colpito del sud) Spata non è in grado di dare una motivazione scientifica. Il primo caso si è verificato in Lombardia e la lentezza nell’isolamento (non si conosceva il virus) ha comportato un diffondersi incontrollato. La quarantena si è rivelata un’arma essenziale; nelle RSA - non protette con DPI e dove non si sono adottate regole di separazione – la strage era inevitabile. Probabilmente le altre Regioni hanno fatto tesoro delle esperienze lombarde, riuscendo a contenere il diffondersi del virus. Non è poi nemmeno in grado – in quanto non pediatra – di dare risposte sul perché i bambini con morbo di Kawazaki siano stati maggiormente esposti al Covid né perché in generale i bimbi siano stati i meno colpiti.

Boschini conferma un aumento delle forme depressive, spesso legate anche alle difficoltà economiche e all’incertezza sul futuro. Gli operatori sanitari hanno avuto in corpo abbastanza adrenalina per proteggerli, come pure tutti coloro che in lockdown sono stati attivissimi; cessata l’emergenza c’è un rischio di “crollo”, perché si allentano le tensioni, che va gestito con un graduale rientro alla normalità. I bambini si sono adattati senza grossi problemi, pur se provati dalla “chiusura” che però è stata vissuta un po’ come una vacanza; la vicinanza costante di almeno uno dei genitori li ha tranquillizzati, soprattutto se hanno perso qualcuno. L’aspetto scolastico – se non ben gestito - può aver creato problemi sia ai figli che ai genitori.

Ruffino ci illustra quindi come procedere per la richiesta di certificazione di qualità, che può essere ottenuta attraverso controlli interni all’azienda – con almeno una persona di comprovata esperienza che dia tutte le garanzie di tracciabilità e conosca le evoluzioni normative - o ricorrendo a un Ente esterno. I processi di fabbricazione per la certificazione CE necessitano spesso di una riorganizzazione aziendale. Le Autorità preposte alla vigilanza sono diverse: l’Agenzia delle Dogane per le merci in ingresso, l’INAIL (per i DPI) e l’ISS per i farmaci.

Spata è convinto che il distanziamento sociale ottimale sia di due metri, anche se poi si parla di 1,5 o 1 metro; per l’attività sportiva va evitato di stare uno dietro l’altro e comunque il consiglio è di avere sempre la mascherina. Nega che il virus possa essere uscito da un laboratorio e spera che il mondo “No vax”, dopo quello che è successo, si sia ricreduto e sia pronto ad affrontare una campagna di massa quando si troverà il vaccino, perché senza non si raggiungerà l’immunità di gregge. I test sierologici danno indicazioni di avvenuto contatto con il virus e, in caso positivo, il tampone accerta la diagnosi. Nessun commento sulla voce che Berlino pensa a un complotto.

Boschini conferma che le violenze domestiche sono aumentate nelle famiglie che presentavano già situazioni di criticità, perché la convivenza coatta ha favorito il rischio della perdita di controllo. Sulla “tenuta” della coppia, molto dipende dal rapporto preesistente: spesso si è rafforzato perché si tende a “consociarsi”, con una maggiore sintonia che può tuttavia cessare con la fine dell’emergenza. Dove i rapporti erano già logori lo “scoppio” era inevitabile. Il lockdown ha costituito comunque un banco di prova che ha portato spesso a riconsiderare il rapporto nel suo complesso.

Ruffino esclude che entri in vigore anche da noi la consuetudine asiatica di tenere le mascherine sempre; per loro la questione è di massimo rispetto. Probabilmente anche noi adotteremo delle misure di attenzione, perché questa esperienza ci lascia delle paure.

Paure confermate da Boschini, perché le insicurezze non troveranno risposte facilmente.

Spata conclude precisando che il vaccino pneumococcico è utile, come quello influenzale, per la diagnosi differenziale, ma non protegge dal Covid. Auspica infine che un eventuale ritorno del virus non ci trovi impreparati (DPI, strutture d’emergenza ecc.), invitando ancora al rispetto delle regole con più severità, perché l’unica misura efficace è stata la chiusura totale.

Simone ringrazia gli intervenuti, dando infine la parola al padre Gianfranco che si collega dal Kenya, dove è impegnato per i progetti di Karibuni. Il diffondersi della pandemia e la conseguente chiusura dei voli gli stanno impedendo, da febbraio, di tornare in Italia. In Kenya il virus è gestito bene: chiusura totale dei confini e degli spazi aerei, coprifuoco e controlli rigidissimi, anche sull’uso delle mascherine. C’è un’emergenza alimentare per effetto della chiusura di molte attività, ma sotto il profilo sanitario c’è rigidità scientifica, contrariamente a qualche altro stato africano dove si ricorre a cure “alternative”. Il contagio non è elevato, forse per effetto dei 40 gradi.

Angela Corengia

 

 

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