Debito, tasse, crescita. Italia e Giappone a confronto
16 Ott 2019

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RIUNIONE DEL 16 OTTOBRE 2019


L'analisi del giornalista del Sole24Ore Stefano Carrer

 

Nell'immagine: Stefano Carrer e Michele Pierpaoli



Prosegue il viaggio di Pierpaoli all’interno del mondo economico (ottobre è il mese rotariano dello sviluppo economico comunitario) con un confronto ampio che va oltre i confini europei: Stefano Carrer è stato l’ultimo corrispondente stabile per il Sole24Ore in Giappone (il primo fu l’indimenticato Luigi Barzini).

“Il Giappone è vicino”, esordisce, “non solo per i cartoni animati e il sushi”. I rapporti economici con l’Italia sono stati oggetto di un accordo di libero scambio recente, che ha portato a un incremento del nostro export (es. per il vino, senza dazi). Accordo che poi si è realizzato anche con l’Europa, sia per i valori comuni che, per esempio, sui trasporti e la connettività sostenibile tra Paesi. Con il Giappone abbiamo affinità anche storiche: l’unificazione (1868), l’industrializzazione nel medesimo periodo che ha portato i due Paesi tra le grandi potenze. Ancora: la stessa involuzione autoritaria e poi la seconda guerra mondiale, con il successivo boom economico che ha manifestato nei due paesi analoghi problemi di crescita, in particolare sull’indice di natalità. Simili anche i riflessi economici, per esempio un aumento dell’IVA (peraltro dal 6 al 10%), anche se diversa è stata la reazione della popolazione che l’ha accolto favorevolmente: c’è infatti consapevolezza della necessità di rendere sostenibile la finanza pubblica, impoverita dal tasso di natalità. Il Giappone è considerato un modello anche dai “sovranisti”, con un debito molto alto ma uno spread basso; se non si rispettano i limiti del debito pubblico i bond emessi vengono comperati dalla banca centrale (quantitative easing). In questo modo, con il debito in yen, si può andare verso un’inflazione consistente, mai in default. I titoli sono in mano agli investitori giapponesi (solo il 10% è sottoscritto all’estero); lo yen è considerata moneta sicura, pur se indebolita verso l’estero. La bilancia economica è in forte attivo, il che rende il Giappone un grande creditore nei confronti del resto del mondo, risentendo anche di una sorta di rendita per il ritorno di massicci investimenti passati. Dopo la bolla che coinvolse anche il Giappone, i tassi si sono stabilizzati.

C’è una carenza si mano d’opera, anche per effetto di una immigrazione controllata; successi recenti sono l’implementazione del settore turistico. La Cina spaventa il Giappone e l’America lo rende insicuro, da qui i massicci investimenti sulla difesa; il desiderio del Primo Ministro Abe è cambiare la costituzione, ancora ferma alle imposizioni americane (non ci sono Forze Armate, pur con una difesa consistente). E’ imminente (22 ottobre) la presentazione al Mondo del nuovo Imperatore, dopo la cerimonia “domestica” di maggio, figura molto affine al Papa (anche per le inconsuete dimissioni) perché capo religioso ma non politico.

La politica monetaria americana, che incombe con i dazi, da vantaggi alle Aziende Giapponesi; l’obiettivo è un’inflazione al 2%, con effetti collaterali sul cambio. La crescita globale sta rallentando, il che dovrebbe spingere ad investire, cosa che non fa l’Europa come il Giappone.

Uno sguardo finale all’aspetto sociale: e’ un Paese che fa prefigurare la Società del futuro, costituendo una sorta di laboratorio: il fenomeno dei nostri ragazzi che si chiudono in casa è presente da almeno cinquant’anni.

Carrer vuole dare ampio spazio agli interventi dei soci.

Sugli accordi di libero scambio (quesito di Bianchi Longo) da un giudizio sostanzialmente positivo, con – per esempio – standard qualitativi alimentari molto alti. Qualche problema sulle auto, per tutelarsi dalla Corea, ma in linea di massima con l’Italia i vantaggi sono reciproci.

Sulla “guerra” Corea-Giappone (Agterberg) rileva che è una storia infinita. Il Giappone ha introdotto dazi e la Corte suprema coreana l’ha condannato a risarcire i lavoratori coreani che operarono in Giappone. Qualche prodotto viene ancora boicottato dalla Corea, con tensioni latenti costanti perché non vuole dimostrarsi arrendevole.

In Giappone la disparità sociale (Corengia) è in aumento; la politica sull’immigrazione, estremamente rigida, è ora in una fase di apertura: c’è un piano di “accoglienza temporanea” che prevede flussi di 500.000 persone nei prossimi anni, anche per far fronte alla necessità di mano d’opera.

La questione Nissan/Renault (Corti) ha sconvolto parecchio, soprattutto per i risvolti legali (Ghosn, che doveva promuovere l’alleanza, è stato arrestato). Sembrerebbe che il Giappone in realtà non volesse correre il rischio che Nissan finisse in mani straniere, da qui l’innescarsi delle inchieste. Poiché l’azione penale è discrezionale, pur in presenza di accordi Nissan non vuole controlli, tanto meno di essere “filiale” di Renault: per questo chiedono ai Francesi la riduzione della quota di partecipazione.

La conclusione di Carrer è che il Giappone ha logiche di apertura al Mondo diverse dalle nostre, giustificate anche da una politica economica sostanzialmente più forte.

Davvero interessante questo squarcio sul Giappone, grazie Presidente.

Angela Corengia

 

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