Serata a Teatro: "I Miserabili" |
27 Feb 2019 | |||
RIUNIONE DEL 27 FEBBRAIO 2019 Il saluto di Franco Branciaroli e la presentazione di Alberto Longatti prima dello spettacolo
Nell'immagine: Franco Branciaroli con Angela Corengia Inconsueta sede, la sala Canonica del Teatro Sociale, per la conviviale che precede lo spettacolo “I Miserabili”, alla quale partecipano anche amici da altri club. Fedora Sorrentino, direttore Generale di Aslico, ci anticipa la visita di Franco Branciaroli, che verrà solo per un brevissimo saluto essendo particolarmente ansioso prima degli spettacoli. E’ accolto dai presenti con un applauso e sembra non gradire le domande, per cui ci si limita ai saluti di rito: è felice di tornare a Como, dove però dice - con tono un po’ polemico - che non lo invitano da sei anni. Dopo l’aperitivo è uno stoico Alberto Longatti, ancora convalescente, a parlarci dell’opera cui assisteremo: una riduzione da un testo di 1500 pagine condensata in quasi tre ore di spettacolo. L’autore Victor Hugo voleva essere uno scrittore raffinato, all’altezza della scrittura lirica di Chateaubriand; il suo romanticismo tendeva alla rappresentazione della realtà con una spinta al trascendentale. “I Miserabili” è un’opera che attraversa un arco temporale che va dal 1815 al 1832; è un insieme di storie con tanti personaggi, con una tensione costante che tiene viva la narrazione. La riduzione teatrale di Luca Doninelli sfila tra loro Jean Valjean e ne fa la figura dominante: un uomo destinato a essere gettato via (ladro condannato ai lavori forzati che riesce a evadere e continua a rubare) che trova la redenzione attraverso il perdono del Vescovo derubato. Doninelli ha ben colto gli elementi essenziali del riscatto, facendone quasi un racconto “sacro”: ognuno può arrivare a una dimensione spirituale alta, pur partendo dalla condizione di “Miserabile”. Anche il suicidio dell’integerrimo ispettore Javert, che ha inseguito per anni Valjean per consegnarlo alla Giustizia ed è incapace di conciliare la propria coscienza di tutore della legge quando lo libera perché gli ha salvato la vita, ha un che di risarcitorio, un perdono finale a un uomo sostanzialmente buono. Dopo i saluti finali di Fedora Sorrentino, che ringraziamo, ci trasferiamo in Teatro. Un grande grazie ad Alberto, sempre disponibile e generoso. Angela Corengia
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