Il porto romano di Como
30 Mag 2018

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RIUNIONE DEL 30 MAGGIO 2018

 

Le prime tracce dell'insediamento romano nella relazione di Fulvio Capsoni

 

Nell'immagine: la Paleo-biologa Elisa Martinelli, Michele Tomaselli, Fulvio Capsoni, Giuseppe Colangelo - Prorettore Vicario Università dell’Insubria - e Sergio Lazzarini

 

Una bella immagine di Giorgio Luraschi, accanto a Fulvio Capsoni e Daniele Roncoroni, apre l’intervento di Fulvio, che ci porta nella Como romana. Tutto parte, nel 2001/2002, da un incarico professionale per la realizzazione di un parcheggio sotterraneo nella zona di Piazza Cacciatori delle Alpi. Prima degli scavi la Soprintendenza dispose dei sondaggi, che in un primo tempo non diedero risultati. Si trovò poi la testa di un grande muro, che – grazie all’esperienza di Fulvio che aveva progettato un porto – gli fece pensare a strutture portuali. La prima slide mostra una pianta della città attuale, dove risulta evidente l’impianto murario di origine romana. In un’altra immagine è tratteggiato il vecchio porto, che in parte venne ritrovato con gli scavi, se pur parziali in quanto era impossibile procedere per via delle alberature esistenti e delle mura del Gallio. Il porto aveva la funzione di ricevere il pietrame trasportato sul lago, con una prosecuzione nel porto-canale che fu, presumibilmente, la prima opera realizzata dai Romani a Como. Numerosi i reperti ritrovati, che avrebbero dovuto essere esposti in un info-point che Fulvio progettò per la piazza, un primo benvenuto a chi arriva dalla stazione di San Giovanni. I fondi per realizzarlo dovrebbero esserci grazie ai contributi di Fondazione Comasca, Uninsubria e Comune, si attende ora il via ai lavori.

La parola quindi a Sergio Lazzarini, che ricorda come la valorizzazione dei reperti fosse stata affidata a un gruppo inizialmente coordinato da Giorgio Luraschi. Oltre a quelli rinvenuti del porto-canale, che sicuramente continua sino a piazza Cavour (da cui partì la costruzione della città repubblicana e poi imperiale), altri trovati sotto il Pirellino, in Viale Varese, Via Garibaldi, Via Vitani, Viale Lecco e Porta Torre facevano parte del materiale da catalogare.

La dottoressa Elisa Martinelli è una Paleo-botanica della Facoltà di Scienze dell’Insubria e ha svolto, con il suo gruppo di lavoro, ricerche su sedimenti di scavi profondi (oltre 10 metri), rilevando come alcuni siano tipici delle aree portuali. Il lavoro svolto, anche per il progetto delle paratie, ha confermato l’esistenza di una linea di costa sia in età romana che preromana. Un aspetto che si sta approfondendo sono i moli in zona Viale Varese, che fanno pensare che le acque arrivassero fin lì.

Capsoni completa la sua relazione con dati storici riferiti al 59 a.C., quando venne fondata la città circondandola di mura: qui vi furono trasferiti 5.000 coloni, tra cui 500 Greci. Con orgoglio Fulvio conclude: “possiamo dire che abbiamo nel sangue un po’ di Grecità!”

Angela Corengia

 

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