“Gioco di squadra"
23 Mag 2018

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RIUNIONE DEL 23 MAGGIO 2018

 

L'esperienza del Coach di basket Fabio Corbani


Nell'imagine: Fabio Corbani, sopra al centro, tra un gruppo di soci

 

Fabio Corbani, presentato da Michele Tomaselli, è stato allenatore di importanti società di basket, conosce bene il mondo dello sport ed è scopritore di giovani talenti.

Esordisce parlando della sua attività: fare di un gruppo di persone una squadra vincente. Alla base c’è passione, amore per il lavoro che si fa, cui si aggiungono condivisione e una componente gioiosa, elementi fondamentali nello sport ma riproducibili in ogni settore.

La squadra è un gruppo di elementi che devono maturare senso di appartenenza e unicità di obiettivi; bisogna saper affiancare a star naturali buoni gregari, che vanno “costruiti” se non ci sono. Gli obiettivi sono il successo, i soldi, l’autostima, la fama, ma vanno individualizzati all’interno del gruppo perché possano diventare raggiungibili. Far parte di un insieme aiuta a mascherare i fallimenti personali, è un fattore trainante, riduce le paure di insuccesso: il gruppo “tutela” dalle verifiche dirette dei risultati. Il mutamento delle condizioni richiede di rimodellare gli obiettivi e all’interno del gruppo è fondamentale l’estremizzazione dell’individualità e unicità di ogni singolo componente. Bisogna utilizzare linguaggi diversi per raggiungere e coinvolgere tutti, capire le esigenze, non avere preferenze e utilizzare gli approcci adeguati, riparametrando di continuo i metodi se non sufficientemente efficaci: è un lavoro difficile da accettare e da fare.

Ogni individuo deve sentirsi importante all’interno del gruppo e bisogna saper trovare, per ognuno, le capacità da sviluppare; è poi necessaria un’attenta osservazione per gestirne correttamente le aspettative e capire se va stimolato o tranquillizzato, per abbassare eccessi, tensioni e nervosismo. Le diversità sono risorse da trasformare in forza all’interno della squadra, che deve assorbirle in un processo di coesione che rende il gruppo “individuo”; i successi danno spinta, gli insuccessi devono fortificare e portare a capire gli errori, per riuscire a puntare a risultati sempre superiori.

Il coach deve essere d’esempio nei comportamenti, dimostrando coerenza, onestà, spirito di sacrificio; deve percepire gli umori del gruppo, essere disponibile, paziente, deve rispettare e far rispettare i ruoli, deve essere capace di mettersi in discussione e ammettere i propri errori. Fondamentale è stare in continua relazione con il gruppo e con ogni suo componente; nei confronti dei giovani sono necessarie maggiori sensibilità e comprensione.

Fluida la relazione di Corbani, che dimostra una grande capacità comunicativa; risponde quindi agli interventi dei soci Colombo, Corti, Capsoni.

Chiarisce che la gestione di gruppi con stranieri necessita di un approfondimento preliminare sulle loro peculiarità e di un inserimento “mirato”, con gli italiani che all’inizio devono fare da tutor per agevolare l’assorbimento non solo nella squadra ma anche nel contesto sociale. Succede a volte di avere un leader importante nel gruppo e non sempre è facile da gestire; valgono comunque le regole generali: è necessario armonizzare i ruoli perché nessuno si senta escluso o non all’altezza.

La tifoseria è un elemento fondamentale nello sport e, negli ultimi anni, sta cambiando, con molte famiglie, anche con figli piccoli, che frequentano assiduamente le partite. Con gli “ultrà” ha sempre avuto un atteggiamento distaccato per non esserne schiavo, se pur riconoscente. I social stanno un po’ condizionando il lavoro, molto più di quanto non riesca a fare la stampa. Non si conoscono tutti quelli che scrivono, spesso dietro ci sono anche dirigenti: diventa quindi un rapporto complesso, che bisogna tuttavia mantenere anche per “controllare” ciò che pubblicano i giocatori, per evitare un’immagine distorta o atteggiamenti contrari al profilo di serietà e correttezza che si deve mantenere.

Angela Corengia

 

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