"Umanesimo cristiano": l'esperienza di vita di Monsignor Oscar Cantoni
22 Feb 2018

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CONVIVIALE DEL 22 FEBBRAIO 2018


Il Vescovo di Como ospite dell'interclub con R.C. Como e Inner Wheel

 

Nell'immagine: Stefano Fagetti, Annalisa Galliano, Monsignor Oscar Cantoni e Michele Tomaselli



Annalisa Galliano, presidente Inner Wheel, introduce Monsignor Oscar Cantoni, che, nel ringraziare, ci anticipa il tema della serata: offrire la sua esperienza di vita, testimoniare il suo impegno pastorale e il cammino fatto come uomo ma soprattutto come Cristiano; il suo è un osservatorio privilegiato, con una visione omnicomprensiva per la conoscenza delle strade che conducono verso un cammino di umanizzazione.

Riportiamo alcuni passaggi della Sua relazione, di cui ci è stato fornito il testo:

“ Voglio confidarvi quello che sono, quello che mi sta più a cuore, quello che ho capito maturando lentamente in umanità, lungo il cammino della vita, alla luce di Colui che cerco di rappresentare al vivo, cioè Cristo…

.. Desiderare una vita bella, buona, significativa e intensa è ciò che interessa maggiormente il cuore di ogni uomo, ma è anche ciò che più sta a cuore a Dio… La gloria di Dio consiste nella massima realizzazione dell’uomo, ossia nella pienezza della sua umanità. A differenza della cultura greca, che presenta l’eroe come ideale dell’uomo realizzato, la cultura giudaico/cristiana presenta come ideale l’uomo pienamente umano. Per il cristiano ecco la figura dei Santi , testimoni e modello di umanità nuova, “i più umani tra gli uomini”. E se c'è una amarezza, a volte confessata, a volte repressa, nel cuore di ogni uomo e donna questa consiste nel vivere (o nell' aver vissuto) una vita senza senso, senza un progetto, senza legami significativi, profondi e duraturi, una vita senza colore, ne' sapore, senza una utilità a vantaggio proprio e degli altri. Purtroppo mi capita spesso di sperimentare ciò che vive oggi tutto l'Occidente, ossia il nichilismo indifferente, che provoca una sorte di nevrosi spirituale, nella quale sentirsi vivi, talmente padroni di se' così che, almeno per un istante, si dimentica il nulla (attraverso le diverse forme di dipendenze, oggi di moda).

Un pastore nella Chiesa di Dio non ha altro scopo che questo: aiutare le persone a crescere e vivere pienamente e intensamente la propria umanità, ossia una vita bella, intensa, felice, in una relazione adulta con gli altri, nella consapevolezza che il Vangelo di Gesù contiene ciò che serve per esprimere ciò che ogni uomo avverte come prezioso per sè, per la propria vita e per la vita insieme agli altri..

..Un pastore è un padre che vive un rapporto di tenerezza con le persone, vicine o lontane, ma nessuno è lontano al cuore di Dio. Un pastore è chiamato anche a stabilire un rapporto di verità, ossia a mettere le persone in grado di conoscersi alla luce del progetto di Dio, che vuole sempre il bene per i suoi figli…

..Siamo lontani da una Chiesa che è sempre dalla parte del no (ed è ciò che urta la sensibilità dell’uomo contemporaneo, specie dei giovani!). La Chiesa è dalla parte del Magis, ossia invita a tendere al bene, a un più oltre, mediante un paziente e costante cammino di crescita, ostacolato da incertezze, a volte anche da umilianti cadute, ma promuove sempre: è chiamata a promuovere il bene, il bello e il buono e il vero che c'è nel cuore di ogni uomo. Un pastore che conosce il cuore dell’uomo sa anche delle sue fragilità, ma aiuta a ricomporle, ad accettarle e a ricominciare, con la grazia del perdono di Dio.

Allora da dove si parte? Qual è il motore che muove tutto, qual è la persona a cui riferirsi? ….

..La persona a cui riferirsi è il Figlio di Dio nella sua umanità.. Seguendo lui e lasciandosi guidare dalla forza del suo Spirito possiamo raggiungere quel grado di umanità che fa della nostra vita una vita piena. Questo è ciò che annuncio, ma è anche quello che desidera il cuore di ogni uomo.

Questo è l’insegnamento di Papa Francesco a Firenze, nel corso della grande omelia tenuta alla Chiesa italiana durante il convegno nazionale del novembre 2015. “In Cristo Gesù un nuovo umanesimo”...

..Quali sono i suoi sentimenti? Francesco ne sottolinea tre:

- innanzitutto l'umiltà. S.Paolo ci ricorda che Gesù non ha considerato un privilegio 'essere come Dio”. Qui c'è un messaggio preciso. L’ossessione di preservare la propria gloria, la propria dignità, la propria influenza non deve far parte dei nostri sentimenti. La gloria di Dio sfolgora nell'umiltà della grotta di Betlemme o nel disonore della croce di Cristo. E’ l’invito ad accettare la propria vulnerabilità, perché “solo un io vulnerabile può amare il suo prossimo”…

- un altro sentimento di Gesù che forma l'umanesimo cristiano e' il disinteresse. "Ciascuno non cerchi l'interesse proprio, ma anche quello degli altri. Più che il disinteresse dobbiamo cercare la felicità di chi ci sta accanto… Il nostro dovere è lavorare per rendere questo mondo un posto migliore e lottare. Qualsiasi vita si decide sulla capacità di donarsi… Evitiamo, di «rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli».

- un altro sentimento di Gesù Cristo è quello della beatitudine. Nelle beatitudini il Signore ci indica un cammino. Percorrendolo, noi esseri umani possiamo arrivare alla felicità più autenticamente umana e divina.

Arriva alla beatitudine chi conosce la ricchezza della solidarietà', del condividere anche il poco che si possiede, la ricchezza del sacrificio quotidiano, svolto per amore verso le persone care, ma anche quella delle proprie miserie. Vissute con fiducia nella provvidenza e nella misericordia di Dio Padre, alimentano una “grandezza umile".

Se la Chiesa non assume i sentimenti di Cristo, si disorienta, perde il senso della sua missione.

La beatitudine è una scommessa laboriosa, fatta di rinunce, ascolto e apprendimento, i cui frutti si raccolgono nel tempo, regalandoci una pace incomparabile.

Essere Pastore implica il compito di ricordare che non esiste umanesimo autentico che non contempli l’amore come vincolo tra gli esseri umani, sia esso di natura interpersonale, intima, sociale, politica e intellettuale, dal momento che l’uomo è un essere fondato sula relazione e sulla comunione, a immagine del Dio trinitario, in contrapposizione al limite del nostro tempo, fondato sulla solitudine, sulla competizione e sulla incomunicabilità.

Ecco quanto sia urgente insistere sulla necessità del dialogo e dell’incontro per costruire insieme con gli altri la società civile. Noi sappiamo che la miglior risposta alla conflittualità dell’essere umano del celebre “homo homini lupus” di Thomas Hobbes è l’”Ecce homo” di Gesù, che non recrimina, ma accoglie, e pagando di persona, salva.

Un Vescovo ha il compito di educare la sua comunità all’accoglienza, alla solidarietà, al prendersi cura di tutti. L’umanesimo cristiano che siete chiamati a vivere afferma radicalmente la dignità di ogni persona come Figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l’allegria e l’umorismo, anche nel mezzo di una vita tante volte molto dura.”

Apre gli interventi Galliano, alla quale Cantoni conferma che la famiglia è una palestra di umanità. Ci si rapporta all’interno ma anche verso l’esterno, accettando contrapposizioni con rispetto e riconoscendo la dignità di ciascuno. Ancora sollecitato da Galliano, precisa che il Cristianesimo nasce per attrazione, non per proselitismo. I giovani devono seguire gli esempi positivi e a loro volta essere da stimolo per gli altri.

A Elisabetta Broli, che volutamente in maniera provocatoria si chiede perché accogliere i migranti che poi delinquono, risponde che ogni uomo è nostro fratello: che diritto abbiamo di non riconoscerlo? Non possiamo non guardarlo negli occhi e ignorare quello che si porta dentro. Il migrante che compie crimini è uguale a qualsiasi altro delinquente. Riferendosi al sondaggio citato da Broli, con i dati che vedono la Lega Nord a Como come primo partito, conferma la magnanimità della Chiesa, espressa anche da molti cittadini, ad accogliere con solidarietà, dando volutamente una risposta non politica.

Il presidente del R.C. Como Stefano Fagetti osserva, in conclusione, che si percepisce sempre meno umanità nella società e auspica che ci sia un’inversione di tendenza. Si associa Tomaselli nel saluto finale agli intervenuti.

Angela Corengia

 

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