"Fake news"
14 Feb 2018

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CONVIVIALE DEL 14 FEBBRAIO 2018


Il mondo delle false notizie nella relazione di Paolo Attivissimo

 

Nell'immagine: Michele Tomaselli e Paolo Attivissimo



Dopo il benvenuto del presidente, è Cesare Baj a introdurre il relatore: condividono da anni l’adesione al CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), un'organizzazione di volontari che promuove un'indagine scientifica e critica nei confronti delle pseudoscienze, del paranormale, dei misteri e dell'insolito. Attivissimo è un giornalista, si occupa d’informatica e il suo sito è definito “la discarica dei deliri digitali”.

Esordisce smentendo la comune concezione che le “fake news” siano da associare a internet: mostra tre slide con notizie false che sono state diffuse dalla stampa.

Le notizie false che circolano, le fotografie d’improbabili situazioni (un pilota che si fa un selfie fuori dal finestrino dell’aereo) sono spesso considerate vere dai giornalisti, che contribuiscono quindi a diffonderle, forse anche in buona fede. La notizia volutamente contraffatta vuole ottenere un impatto emotivo con il preciso intento di ingannare e ha una velocità di diffusione elevatissima, perché spesso rafforza pregiudizi o cavalca situazioni cui siamo particolarmente sensibili. Facebook è un veicolo pericoloso: prima di condividere qualcosa dovremmo sempre accertare la veridicità del contenuto, accedendo per esempio ai numerosi siti (es. Bastabufale.it o il blog di Attivissimo Bufalopedia) che contengono tra l’altro regole di base per una corretta informazione. Spesso una falsa notizia cavalca ideologie con un ritorno economico elevatissimo, perché è condivisa al massimo (es. in USA il vaccino che ha provocato un picco di influenza); dietro ci sono spesso siti che, pur con nomi diversi, fanno capo a un unico soggetto, creando una vera e propria rete di falsità diffuse a scopi lucrativi. Per dare autorevolezza alla notizia vengono talvolta utilizzate fonti con nomi che distrattamente consideriamo veri (es. Il Giornaile) e i giornalisti sono spesso, magari involontariamente, i veicoli di fake news. È quindi necessaria una maggiore professionalità nel controllo di quanto si vuole diffondere, perché spesso la contraffazione è evidente, soprattutto per le immagini (il sito TinEye svela i trucchi). Purtroppo la stampa subisce il crollo degli investimenti in pubblicità, che confluiscono su Google e Facebook, cambiando le regole del giornalismo: quando visitiamo un sito siamo “schedati”; diveniamo quindi oggetto di bombardamenti pubblicitari personalizzati, cosa che un giornale non può fare. Minori risorse causano spesso una qualità inferiore. Il suggerimento, anche ai giornalisti, è quindi è quello di controllare bene le fonti (in ogni redazione ci sono elenchi consultabili). Naturalmente non si sta parlando di censura inutile, ma di accurato preesame delle notizie che, nel dubbio, non dovrebbero essere pubblicate.

Se internet è il miglior veicolo di fake news ne costituisce anche il miglior antidoto: per le indagini di base basta inserire in Google una frase chiave, accompagnata da “bufala” o “fake news” e procedere con una ricerca avanzata. Un altro deterrente possibile è quello di informare gli inserzionisti che la loro pubblicità è utilizzata su siti non eticamente accettabili (es. razzisti, divulgatori di fake news ecc.).

L’invito finale è di porre molta attenzione alle notizie che circolano, adottando nel dubbio i sistemi di cui Attivissimo ha parlato. E attenzione anche ai virus che vengono diffusi con intenti di raccogliere fondi.

Apre gli interventi Baj, condividendo il quadro drammatico che il relatore ha fatto sullo stato dei giornali. La serietà di alcuni di loro è ancora tuttavia certezza di attendibilità, per cui si chiede come sarà il futuro se questi spariranno e internet sarà in pratica l’unica fonte di notizie. Ritiene anche che alcune potenze diffondano volutamente falsità per condizionare l’opinione pubblica.

Attivissimo condivide l’analisi: abbiamo sempre più bisogno di un buon giornalismo e non possiamo permetterci, come cittadini in primis, l’abbassamento del livello qualitativo. Ricorda “La guerra dei mondi” di Orson Welles, la cui diffusione via radio provocò il panico tra la popolazione; i giornali ne approfittarono per contrastare il nuovo veicolo d’informazione: il vecchio ha, da sempre, paura del nuovo.

A Roy Mazzuchelli Attivissimo conferma che anche i cellulari probabilmente sono controllati (non è ancora completamente dimostrato) attraverso l’utilizzo che se ne fa. Si sa che ogni cosa che scriviamo, ogni ricerca, ogni itinerario richiesto sono conservati. Se Zukkerberg si candidasse alle elezioni, saprebbe già tutto dei cittadini: i social possono influenzare la democrazia e ci fanno diventare vere e proprie cavie di laboratori pubblicitari.

A Pomentale risponde che ci sono motori di ricerca che promettono di non personalizzare, ma è comunque difficile una navigazione scevra da pericoli. Perché se non lascia traccia sul pc la lascia su Google, anche se qualche programma consente di simulare di essere altrove. Alcuni software (es. VPM) non mantengono archivio e sono quindi una tutela, anche se la privacy corre comunque dei rischi.

Brenna rimpiange il telefono a gettoni, auspicando che si mettano a punto sistemi che non vengano “intercettati”.

Ad Ave Rossi il Relatore conferma che anche la TV potrebbe essere un mezzo di controllo, se l’impianto è connesso a internet. Siamo, per concludere, tutti sempre monitorati, da Amazon a Google e da altri siti che quotidianamente frequentiamo.

Una relazione intrigante che, partendo dalle fake news, ci ha portato al “grande fratello” che ci controlla, sperando di limitarne i danni.

Angela Corengia

 

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