Marco Balzano presenta "L'ultimo arrivato"
11 Gen 2018

 

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RIUNIONE DELL’11 GENNAIO 2018

 

Un incontro con l'Autore del libro che ha vinto il Premio campiello 2015

 

Nell'immagine: Cesare Spreafico, presidente del RC Erba Laghi, Marco Balzano e Michele Tomaselli


 

Trasferta a Casiglio, per l’interclub organizzato dal Rotary Erba Laghi con lo scrittore Marco Balzano.

Michele Tomaselli, nel ringraziare gli amici erbesi, evidenzia quanto l’argomento della serata sia affine al programma del nostro club “Inclusioni” e in particolare al progetto Logos, attivato con il Gruppo Lario, che si occupa appunto di “minori non accompagnati” nell’ambito di una delle vie d’azione del R.I., l’alfabetizzazione.

È Cesare Spreafico, presidente dell’Erba, a introdurre il relatore, insegnate di lettere nei Licei milanesi: i suoi primi tre libri (“Il figlio del figlio”, “Pronti a tutte le partenze” e quello presentato questa sera “L’ultimo arrivato”), hanno in comune il tema delle migrazioni e tutti hanno ottenuto premi importanti. Spreafico lascia a Balzano il compito di parlare appunto di “L’ultimo arrivato”.

La migrazione è un tema caro all’Autore, che la considera una metafora perennemente attuale: da sempre si cerca di andare incontro a una condizione migliore, l’uomo si è sempre spostato e gli Italiani, in particolare, hanno dato il maggior contributo di migranti.

Il libro parla di “minori non accompagnati” italiani, un fenomeno che pochissimi conoscono. Oggi il problema è costituito dai bambini che provengono dall’estero soli, talvolta mandati dai genitori nella speranza che possano avere un futuro migliore, altre figli di persone che muoiono durante il viaggio. Ma tra gli anni 50 e la fine degli anni 60, 90.000 bambini si sono spostati nelle grandi città del nord: non solo dal centro-sud Italia, ma anche da altre zone depresse del settentrione (per esempio bambine che erano mandate “a servizio”). Balzano ha fatto un lavoro accurato di ricerca e ha trovato alcuni bambini di allora, avvicinandoli per farsi raccontare le loro storie. Che poi ha sintetizzato in un unico racconto.

I bambini partivano verso i 10 anni, talvolta accompagnati da un parente che poi li “abbandonava” in una grande città: nel mondo nuovo che trovavano facevano di tutto, in prevalenza lavori saltuari di strada, vivendo in condizioni molto precarie. Già a 15 anni però la vita cambiava, si chiudeva con la miseria per entrare in qualche fabbrica. Qualcuno riusciva a studiare (in genere la sera), si sposavano molto giovani e si integravano nella città che, in parte, hanno contribuito a costruire. Non è passato remoto: con la letteratura si riesce ad avvicinare un mondo apparentemente lontano e a parlare di chi ha fatto la storia senza entrarci mai.

Balzano ha portato quella memoria nel presente: Baranzate, per esempio, un paese alle porte di Milano, è il terzo Comune in Europa per immigrazione. I palazzi che ospitavano le famiglie dei meridionali oggi accolgono, molto rovinati dal tempo e dalle scarse manutenzioni, gli “ultimi” di adesso che cercano di ripartire. E tutto questo può aiutare a capire il presente.

Il diverso comunque destabilizza. Nei racconti dei bambini di allora, oggi il commento è “che si arrangino, noi abbiamo sofferto lo facciano anche loro”. A dimostrazione che l’uomo, oltre che profondamente razzista, cerca di difendere se stesso: l’evoluzione può avvenire solo attraverso la cultura. La scuola è ancora l’unica istituzione che può contribuire a cambiare il mondo; come scriveva Bufalino “I maestri elementari sono i depositari della rivoluzione in ogni paese civile.”

Nel libro sono tre le generazioni a confronto, uomini che non si sono sempre capiti e non hanno interagito abbastanza. Questo mondo va in una direzione diversa, quella di voler mantenere le proprie radici. Con fatica, non ci sono condizioni socio-economiche che favoriscano questo percorso, si tende a individualizzare.

Alla domanda finale di Spreafico, l’Autore anticipa che il nuovo libro non parlerà più di migrazioni: con la trilogia pubblicata, Balzano crede di aver esaurientemente parlato di questo tema che, forse per le sue origini meridionali, lo affascina molto.

Grazie a Cesare e agli amici di Erba per la piacevole e interessante serata.

Angela Corengia

 

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