Rotary 4.0: comunicazione e futuro
26 Ott 2017

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RIUNIONE DEL 26 OTTOBRE 2017

 

Le relazioni di Luca Carminati e Marco Milanesi, responsabili distrettuali della comunicazione


Nell'immagine i Presidenti dei Rotary Club del Gruppo Lario con il Governatore incoming Roberto Dotti, l'Assistente del Governatore Carlo Cattaneo e i relatori Luca Carminati e Marco Milanesi


Interclub del Gruppo Lario, evento eccezionale, come sottolinea l’AG Carlo Cattaneo. Questa conviviale risponde alla necessità, per rotariani del secolo scorso che vivono in quello attuale, di stare al passo con i tempi ed è stata suggerita dalla presidente del RC Appiano e Colline Comasche Paola Mognoni, che presenta i relatori.

E’ Luca Carminati, responsabile distrettuale del sito, a iniziare, con una sorta di provocazione: malgrado un lungo percorso di approfondimento, è ancora alla ricerca di una risposta alla domanda “perché Rotary”. Questi, in particolare, i quesiti che pone agli intervenuti: “avevi chiaro di che cosa fosse il Rotary? Se sì, hai poi avuto conferma delle aspettative”?

Il Rotary è un insieme di persone “eccellenti” che mettono a disposizione del territorio le loro capacità professionali e imprenditoriali. Malgrado questo non è attrattivo, basta fare qualche ricerca on line per avere l’immagine negativa che proiettiamo all’esterno (massoneria, lobby, citazioni talvolta offensive, vignette satiriche). Comunicare quello che facciamo può moltiplicare il valore delle azioni, ma se arrivano questi messaggi, evidentemente non lo facciamo nel modo giusto. Ci raccontiamo molto internamente e non ci preoccupiamo del “fuori”.

Essere creativi non basta, bisogna partire da strategie chiare, con una selezione accurata degli strumenti, per arrivare a gestire una comunicazione corretta. Il messaggio deve essere coerente per restare impresso nella memoria, vanno curati contenuti e riconoscibilità. Far sapere cosa facciamo è l’immagine che deve uscire. Attualmente siti e campagne di comunicazione dei club sono scoordinati, non sono facilmente riconducibili ad un’unica immagine chiara di Rotary; vanno inoltre ampliati gli strumenti di comunicazione per raggiungere tutti i target e i contenuti devono essere sempre aggiornati. Va quindi dedicato un po’ di tempo alla comunicazione, il Distretto è disponibile.

Marco Milanesi è coordinatore regionale Rotary per l’immagine pubblica in Italia ed esordisce con un filmato, che invita a guardare oltre la paura, il conformismo, la pigrizia. Desidera fornire spunti: il Rotary è in una fase delicata, con un numero di soci stazionario a 1.200.000 nonostante l’ingresso di più di un milione di soci, che poi lasciano nel biennio successivo. Si deve analizzare questa sorta di “delusione”, perché è in atto un processo di cambiamento che non vediamo o non vogliamo vedere. Bisogna uscire dagli stereotipi (si entra nel Rotary per cercare amicizie) per ritrovare valore nelle professioni e nell’etica e proiettarsi nel mondo esterno per migliorarlo (si deve entrare nel Rotary per “fare”).

I valori rotariani sono quelli di sempre: impegno e solidarietà, mai però carità. Purtroppo abbiamo spesso spostato l’asse sulla beneficenza, più rapida perché non ci coinvolge direttamente e questo è sbagliato. Ben vengano contributi in denaro, ma non è questa la mission del Rotary, che persegue la cultura del servizio e dell’impegno personale.

Non ci possiamo presentare ai giovani con linguaggi sbagliati, retorici. Dobbiamo essere in prima linea per dimostrare di saper fare e gestire una leadership. Perché non siamo un “social club” dove trovare amici; prima della cultura, del divertimento, dei pranzi conviviali (assicurati da molte altre associazioni) siamo un club di servizio, al servizio non della nostra immagine personale (non si entra nel Rotary per guadagnare prestigio e far pubblicità alla propria attività) ma del territorio. Non dobbiamo essere specchio di una società che tende a livellare al ribasso, noi dobbiamo alzare l’asticella e trovare testimonial rotariani, non soci che nascondono di far parte del Rotary. Dobbiamo avere la consapevolezza che il club non è una tribuna per i relatori, certi di trovare una platea di valore; si può discutere tra soci su temi di attualità spesso con altrettanta competenza, il modo migliore per sviluppare idee e progetti da portare all’esterno. Non servono testimonial estranei al Rotary, non si trovano: servono rotariani che con l’esempio del loro impegno comunichino quello che fanno, perché così esce anche l’immagine di quello che siamo.

Importante è far partecipare i giovani rotaractiani alle nostre conviviali e invitare il loro presidente alle riunioni di consiglio del club. I ragazzi devono poter assorbire esperienze, imparando a farsi valere e, soprattutto, a saper identificare i veri valori rotariani, rifiutando l’omologazione di comportamenti sbagliati.

Nel filmato finale, un bambino sposta un albero, metafora della forza individuale delle nostre azioni: questo è il Rotary.

Apre gli interventi Corengia: il problema della comunicazione è affrontato in maniera spesso efficace a livello locale, i media hanno notizie dei nostri service sul territorio. Non altrettanto sembrerebbe a livello nazionale, dove il Rotary perde le occasioni per inserirsi in campagne dove è presente. Un albero per ogni rotariano, per esempio: la stampa importante sta facendo inchieste sulle città virtuose per il verde, con tanto di classifiche. O nel dibattito sui vaccini, dove il Rotary può dire la sua grazie all’eradicazione della Polio. Si chiede ai club di comunicare perché a livello nazionale non lo si sa fare?

Milanesi ammette una grande lacuna in questo settore, come se ci fosse sempre bastata la serenità di quello che facciamo e rinunciassimo al nostro ruolo sociale (in Portogallo il Rotary partecipa alla stesura delle leggi, in Italia è avvenuto con la legge Basaglia, per esempio). Si sta però muovendo qualcosa, se pur “in casa”: è stato attivato, dopo un lavoro di tre anni, un portale nazionale, dove sono riassunte tutte le attività dei club.

Pozzi (RC Erba Laghi) dissente dalla visione di Carminati sull’appartenenza al Rotary: i club sono molto operativi, hanno programmi concreti che riescono a realizzare. Può essere che non si riesca a comunicare all’esterno, ma si fa molto. Ritiene fondamentale la formazione e un tormentone End Polio Now.

La replica di Carminati è di apprezzamento del contraddittorio: malgrado tutti i dubbi esposti - anche provocatoriamente – continua a far parte del Rotary. E’ vero, facciamo bene, ma abbiamo comunque un problema, perché non c’è appeal. Serve “uscire”, calarsi in un presente operativo, essere lungimiranti, aggreganti, aperti, al passo con i tempi.

Milanesi conferma questa sensazione di disinteresse, soprattutto da parte dei giovani: l’età media è ancora 64 anni! E sull’osservazione di Pozzi circa la campagna Polio, non dobbiamo mollare, deve essere questo il messaggio; poi si arriverà a qualcosa di diverso. Ma va rimarcato che questa è una battaglia trentennale vinta grazie al Rotary, non dobbiamo cedere meriti ad altri.

Dotti è soddisfatto della serata, si è parlato di Rotary. Ha qualche dubbio sul futuro, dopo aver partecipato alla formazione dei Governatori a Montpellier, un’esperienza che giudica desolante. Forse è arrivata l’ora di cambiare i vertici europei. Milanesi concorda, ma ribadisce che il futuro è nelle nostre mani e dobbiamo perseguire sempre più l’idea che fare Rotary non è charity né cultura. E’ realizzare progetti grazie alla professionalità dei suoi soci.

Tomaselli, ringraziando gli intervenuti, approfitta per informare tutti i soci del Gruppo Lario che il progetto “Inclusioni” ha ottenuto la sovvenzione distrettuale. Un bel risultato di squadra!

Angela Corengia

 

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Luogo: sospeso
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