Al Museo della Seta per "Naturalis Tinctoria"
18 Ott 2017

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RIUNIONE DEL 18 OTTOBRE 2017


In visita alla mostra con il curatore Augusto Panini


Nell'immagine: Augusto Panini con Michele Tomaselli


Trasferta al Museo della Seta per la riunione che ci ha organizzato Augusto Panini. L’occasione è anche quella di presentare il progetto ideato da Mario Paterlini “Lavorare e respirare”, che i ragazzi del Rotaract presenteranno in occasione di Young a Erba.

Dopo il benvenuto della presidente del Museo, Bianca Passera, che auspica si possa diffondere la conoscenza di questa preziosa realtà cittadina per avere più consensi – e quindi poter sviluppare progetti (non ultimo una sede più consona) – la parola ad Augusto. rotary_baradello_17_museoseta

Lo conosciamo come imprenditore, viaggiatore e ricercatore di perle di vetro e qui lo incontriamo invece come curatore di una mostra, se pur dedicata alla tintura tessile di cui sa, perché è perito tintore.

Riportiamo la sua relazione:

“Essendo chimico tintore avrei dovuto essere, se non un esperto, almeno informato sull’uso e la tecnologia dei coloranti naturali.

Confesso invece che quando abbiamo deciso di allestire questa mostra ero nella più completa ignoranza, avendo compiuto i miei studi soprattutto sulle nuove tecnologie di tintura e stampa delle nuove fibre sintetiche che si affacciavano in quegli anni alla ribalta del tessile mondiale.

Eravamo nella metà degli anni sessanta, Giulio Natta aveva appena vinto il Nobel della chimica per la scoperta del polipropilene isotattico da cui la Dupont ricavò le materie plastiche di nuova generazione, il Moplen e il Terital, che sarà poi il prodotto base della mia attività imprenditoriale tessile.

La tintura naturale era l’ultimo dei miei pensieri.

La preparazione di questa mostra quindi fu per me una vera e propria sfida.

Iniziai a leggere sull’argomento, a documentarmi a Venezia presso il Museo del Costume di Palazzo Mocenigo e mi si aprì un mondo affascinante!

La tintura naturale è la storia del costume dell’Umanità. Per cinquemila anni si è tinto con colori naturali e solo da cento anni si usano coloranti di sintesi.

Dal tardo neolitico i nostri antenati, nel momento in cui da cacciatori-raccoglitori divennero agricoltori-allevatori, risolti i problemi primari di sopravvivenza, cominciarono a sviluppare una coscienza mistica e sociale.

Scoperta la filatura e la tessitura, ben presto iniziarono a differenziarsi tingendo i propri indumenti con le radici di robbia e le foglie di guado che trovavano nel loro territorio.

Gli Egizi scrissero addirittura le prime ricette di tintura, scoprendo che usando l’allume di rocca potevano rendere i colori più solidi al lavaggio e che i mordenti di ferro e rame allargavano la gamma di colori disponibili. L’inizio della chimica.

I Fenici circumnavigavano con le loro navi il Mediterraneo per fornire Greci e Romani di porpora tratta dal mollusco del Murex. Lungo la via seta, sin dal III secolo, arrivava in Europa l’indaco che permetteva una tintura blu intenso, fino ad allora sconosciuta.

Con la scoperta dell’America la cocciniglia si sostituiva alla porpora e il campeggio permise una tintura simile al nero. Dalla Turchia arrivava l’allume di Aleppo, elemento base di ogni tintura.

Storie di scoperte, di conflitti, d’intrighi e strategie commerciali. Affascinante!!!!

Si poteva allestire una mostra di 1000 metri quadrati, con un catalogo monumentale, ma, dovendo tenere i piedi per terra, siamo riusciti comunque a concentrare tutto - o quasi - in questi spazi. Ci siamo avvalsi della collaborazione preziosa di Sissi Castellano e Stefano Panconesi, che hanno fisicamente procurato le tisane e gli estratti di ogni colore naturale qui presente e hanno eseguito la tintura in quattro fibre naturali, in filo e in tessuto. Paolo Aquilini direttore del Museo, si è occupato poi delle riproduzioni degli erbari e delle tavole tratte dall’Enciclopie Diderot-D’Alambert. Abbiamo allestito una mostra sostanzialmente didattica nella costruzione ma poetica nel risultato, nei particolari, nelle sfumature fragili di questi colori che andrebbero visti alla luce del sole, per la quale sono stati creati. I colori delle foglie, dei fiori, dei prati….

La luce artificiale purtroppo non esalta la pienezza del colore né la delicatezza delle nuances. Fate un esperimento: provate a fotografare con il vostro Iphon i colori dei tessuti esposti, naturalmente senza flash, e avrete la sorpresa di colori più splendenti e vividi.

Un ultimo accenno al catalogo curato da Sissi Castellano e Stefano Panconesi, un vero capolavoro di sintesi ed essenzialità, poesia allo stato puro: non potendo raccontare cinquemila anni di storia, ci hanno trasmesso sensazioni.”

Augusto Panini

Dopo il buffet che Augusto ci ha generosamente organizzato, la visita alla mostra è stata accompagnata da Paolo Aquilini e da Stefano Panconesi di Casa Clementina (una sorta di scuola di tintura naturale del Biellese). Davvero una straordinaria esperienza, esaltata dalla passione dei relatori, che meriterebbe di uscire dalle mura del Museo della seta, un’eccellenza comasca purtroppo poco valorizzata.

Angela Corengia

 

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Luogo: sospeso
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