LA VISITA A PARMA del 6/7 OTTOBRE
07 Ott 2017

 

Tutti in piedi assieme a Stiffelio per vivere l’opera da protagonisti. Al teatro Farnese la versione rivoluzionata da Graham Vick. Due ore con i cantanti tra gli spettatori per un Verdi travolgente e provocatorio.



Digerite le delizie della cucina emiliana, brevemente il sunto della gita a Parma del 6/7 ottobre.

Visita meravigliosa del Teatro Regio di Parma, tempio dei melomani più competenti d'Italia.

Abbiamo poi assistito al Teatro Farnese ad una inconsueta ed innovativa rappresentazione di Stiffelio di Giuseppe Verdi, nella quale gli artisti si sono dinamicamente mescolati agli spettatori con effetto sorprendente.

Il giorno seguente ci ha riservato la visita alla Fondazione Magnani Rocca, a Traversetolo, interessante la rievocazione dei messaggi pubblicitari di inizio secolo nella vera grafica dell'epoca, tutt'ora attualissima e fortemente incisiva quanto al messaggio.

Un doveroso ringraziamento quindi a Michele e Barbara per l'impeccabile organizzazione.

Nicoletta Nessi

 

Riportiamo brani dell’articolo a firma Alberto Mattioli da “La Stampa” del 1 ottobre 2017.

Di colpo il tizio accanto a te, in borghese come te, in piedi in platea come te, solo che magari è vestito da prete e ha una Bibbia in mano, prende rumorosamente fiato e attacca a cantare: «Viva Stiffelio! Viva! E, una volta che ti sei ripreso dalla sorpresa, realizzi che per la prima volta nella tua carriera di drogato d’opera, operainomane e operainomade, non sei all’opera: sei dentro l’opera.

Parma, Festival Verdi, teatro Farnese, ieri sera: va in scena, finalmente è il caso di dire, il più atteso, chiacchierato, discusso e pre-stroncato spettacolo di quest’anno: lo Stiffelio «di Graham Vick» (e anche un po’ di Giuseppe Verdi, volendo), che è già entrato nelle cronache e entrerà forse nella storia come «quello con il pubblico in piedi». E qui serve una spiegazione. Il punto è che il Farnese è uno dei luoghi più belli del mondo, ma non è un teatro. Fu concepito per un torneo cavalleresco, le sue vertiginose gradinate non sono utilizzabili perché troppo ripide, l’acustica precaria. È troppo bello per non usarlo, ma troppo eccentrico per farci delle produzioni «normali». Il Festival, giustamente, gli riserva quelle sperimentali.

Di conseguenza Vick ha deciso che tutta l’azione si sarebbe svolta in platea, per la precisione su quattro piattaforme mobili, con il pubblico libero di girarci intorno e, per usare la formula stampata sui programmi, «determinare così il proprio punto di vista e di ascolto dell’opera». ..

Beh, finalmente lo Stiffelio lo si è visto. E i più agée, o i più informati, ne hanno immediatamente riconosciuto il modello, l’Orlando furioso di Ronconi: stesse scene mobili, stesse azioni in contemporanea, stessa possibilità per gli spettatori di «entrare» nella recita e di diventarne, in qualche modo, protagonisti. L’esperienza, in effetti, è eccezionale: una specie di abolizione della quarta parete, dove salta la distanza fra spettacolo e spettatore, e sei accanto a Stiffelio o alla moglie adultera in modo «fisico», ne vedi il sudore e magari ti arriva anche uno spruzzo della loro onesta saliva.

In più Vick ci ha messo un’idea, che è anche una grande idea, anche se non tutti hanno gradito. Stiffelio è una denuncia dell’ipocrisia borghese dell’Ottocento e mette in scena un pastore protestante che perdona dal pulpito la moglie adultera, mentre la famiglia arriva fino a uccidere l’amante pur di nascondere la colpa. All’ingresso del Farnese, ogni spettatore riceveva un badge con il logo stilizzato della famiglia «naturale», le gradinate erano coperte da enormi manifesti del «Family Day» e il coro srotolava striscioni «I maschietti sono maschietti». Insomma, coristi e spettatori diventavano una specie di sentinelle in piedi, di cui dal suo pulpito-pedana Stiffelio denunciava il benpensantismo. C’era persino l’incursione delle Femen a seno nudo. Discutibile, certo, ma efficacissimo…

E le attese contestazioni? Nessuna, travolte dall’emozione collettiva. Anche perché un Verdi così provocatorio, travolgente, autentico, insomma vero capita di rado di vederlo. Anzi, di viverlo.

 

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