Alberto Anzani presenta il suo libro "Sul confine"
12 Lug 2017

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RIUNIONE DEL 12 LUGLIO 2017


Le storie di vita vissuta nei racconti di un contrabbandiere

 

Nell'immagine: Alberto Anzani con Michele Tomaselli



Tradizionale conviviale estiva presso La Locanda del Notaio di Pellio Intelvi, accogliente “ Casa “ di Attilio e Simonetta Schiavetti, sotto l’egida del nostro nuovo Presidente Michele Tomaselli.

Dopo la pioggia dello scorso anno, questa volta un meteo ideale ha esaltato l’incanto del luogo, regalandoci la piacevole atmosfera di una tersa serata in montagna d’estate. Molto apprezzato l’elegante giardino col suo perfetto tappeto erboso.

Stasera si parla di contrabbandieri e di bricolle. Ma non solo. Si parla di umanità, di fatica, di solidarietà.

Il relatore Alberto Anzani, avvocato comasco, giovane ma già ricco di esperienze, ci parla del suo libro “ Sul Confine “ (Sax Editore), una serie di piccole storie di vita vissuta nei racconti di un vecchio contrabbandiere.

Prima di cimentarsi nella scrittura e nella regia cinematografica, Anzani ha partecipato a diversi progetti umanitari all’estero, in Africa e Sud America. Era in Brasile con una missione di Mani Tese, quando dovette bruscamente rientrare a Como per esigenze familiari. Ma la routine del piccolo avvocato di provincia gli andava stretta, spingendolo a cercare nuovi spazi dove nutrire lo spirito.

Girovagando un giorno sui sentieri del Bisbino, l’incontro casuale con Ennio Verga, classe 1933, una vita da contrabbandiere, divenuto presto confidente e amico.

Da qui nasce il libro raccontato da Anzani, grande affabulatore, che ha saputo stimolare e catturare fino all’ultimo l’attenzione di tutti i presenti.

Una serata davvero piacevole.

Riportiamo un breve scritto dello stesso relatore sul tema della serata.

Paolo Bozzone

 

Non solo nella Val d’Intelvi, ma lungo tutte le valli di confine intorno al lago di Como, nelle zone della Val d’Ossola o della Val Tellina, la leggenda del contrabbando romantico, incarnata da sfrusadur e burlanda, si perde nel tempo. I primi, carichi di bricolle, a passare oltre la “ramina” con sacchi di sigarette, burro, caffè, copertoni. I secondi, mal vestiti per il freddo intenso durante le ronde notturne e mal pagati, a dare la caccia a ragazzini, padri di famiglia, anche qualche nonno, che arrotondavano sul confine in un’Italia povera, provata dall’arretratezza e dalle guerre.

Spentosi qualche anno fa, Ennio Verga, protagonista del libro “Sul Confine”, è stato uno degli ultimi spalloni ad aver portato alla rete, nella primissima età, ebrei che riparavano in Svizzera e poi le mitiche bricolle per cinquemila lire a viaggio, come un animale da soma!  Eccolo riemergere nel racconto.

“Crepa!” Era il nostro saluto quando io ed Ennio ci incontravamo, perché se la paura era stata la compagna della sua vita, quella della morte era solo l'ennesima rete che una notte avrebbe attraversato.

Maledetto il giorno che ti ho incontrato! ci ripetevamo, perché un'amicizia così forte e rara se l'era inventata il destino, spostandomi da un villaggio di capanne dell'Amazzonia a un villaggio di pietre a Madrona, scoprendo tra la baite del monte Bisbino un modo di stare al mondo che poteva solo chiamarsi gioia di vivere.

E non lo dico complice il vino e la cantina di Bonarda che mi accusava di avergli bevuto per scrivere “Sul confine”, o per il convivio festoso e goliardico di centinaia di amici che sono passati per il Baitone, a Madrona sul Monte Bisbino, ma per quei sani valori legati all'uomo e alla sua essenza, al suo bisogno d'incontro, alla spontaneità dei gesti, all'ospitalità.

E alla celebrazione della vita, che l'ha inseguita con fatica e col rischio nelle vene, rinunciando alla giovinezza, alla spensieratezza per quel bisogno di riscatto, il prezzo alto che la guerra aveva lasciato alla sua famiglia.

I primi soldi fatti con il contrabbando usati per pagare le cure di suo padre, invalido di guerra, all’ospedale Sant’Anna. Poi per crescere madre e fratelli e per metter su famiglia e costruire la propria casa. Il mestiere di spallone cucito sulla pelle, misurando la fame, il freddo, la fatica, il sonno e quel gusto per il rischio, per l'avventura, per quell'adrenalina fatta di imboscate e di pallottole della Finanza sopra le orecchie, di fughe coi sacchi e trucchi nei serbatoi di auto e moto, quel contrabbando pulito fatto di astuzia, ma soprattutto di gambe, di forza d'animo, di capacità di camminare in montagna con carichi pesantissimi, notte dopo notte, alba dopo alba.

Non muore il tuo spirito amico, non può morire il tuo credo "Non mollare" che per una vita hai ripetuto a te stesso, anche quando a evocarlo erano le grida dei Finanzieri. Non muore la sincerità della parola data e la generosità di accogliere l’altro.

La vita ti ha regalato tanti incontri, forse uno dei più toccanti è avvenuto in Francia all'abbazia di Tamiè alcune estati fa con Fra Ginepro, l'uomo, divenuto frate, a cui hai salvato la vita 40 anni fa, soccorrendolo sulla via dei sacchi, quando, caduto da una pianta, avevi portato in ospedale ormai in coma il suo corpo bambino. Avrei potuto intitolare il libro dedicato alla tua vita l'animale, perchè quella vita notturna era propria degli animali del bosco che tanto hai amato. Ho scelto le parole “Sul confine” come a raccontare l’equilibro difficile di un trapezista sul filo, la condizione dell’uomo quando deve scegliere da che parte stare.

E poi il paradosso di un mestiere illegale, quando illegale era stato nascere nella miseria e nella fame della guerra.

I contrabbandieri restano nell’epica dei personaggi notturni, capaci di aver osato, forzato il destino per migliorare la vita. E i loro passi, ormai cancellati dal bosco ci rammentano i dilemmi di oggi: una rete, un confine, altre guerre, altri mari da attraversare, altri uomini a volere un futuro migliore. Anche per questo siamo tutti “sul confine”.

Alberto Anzani

 

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