Ludopatie: rischi e rimedi
24 Mag 2017

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CONVIVIALE DEL 24 MAGGIO 2017


Il dottor Marco Mancini affronta i diversi aspetti del fenomeno


Nell'immagine: Marco Mancini con Fulvia Bianchi Longo

Il dottor Mancina è un Magistrato che opera a Como ed è stato Giudice tutelare: conosce quindi il problema per averlo dovuto affrontare spesso. L’etimologia di “ludopatia” rimanda a una malattia e coinvolge più aspetti: etico-sociali, giuridici, sanitari e, non ultimi, i diritti personali.

La percezione del fenomeno è spesso sottovalutata: si tende a minimizzare, molto spesso, abitudini che sono veri e propri disturbi del comportamento, definiti come malattia mentale compulsiva. Non agevola la diffusione di slot, videopoker, gratta e vinci e lotto nei bar (è lo stato che, ancora una volta, “attrae” creando dipendenza); internet poi completa il quadro.

L’OMS ha riconosciuto la patologia 32 anni fa e ora anche l’Italia ne prende atto, con il riconoscimento del diritto alla cura e un’attività di prevenzione. Nei Casinò (a Campione, ma anche in Ticino) sono stati introdotti meccanismi di inibizione al gioco per persone segnalate dai familiari, anche attraverso un numero verde alimentato dalle entrate dei Casinò.

La prevenzione necessita di un cambio culturale, soprattutto nei confronti di giovani e fasce più deboli della popolazione. Il gioco è un aspetto importante della vita sociale, ma bisogna fare informazione sui rischi dell’uso incontrollato del denaro, che può pregiudicare il proprio patrimonio e quello dei familiari e mettere in evidenza come vengano compromesse le relazioni personali. Il giocatore d’azzardo nega il proprio problema e la famiglia ne prende atto solo quando arriva a intaccare le disponibilità economiche: per questo le denunce sono poche e gli interventi, che possono pregiudicare la libertà individuale, difficoltosi. Segnalare il fenomeno diventa una scelta coraggiosa e va fatta il prima possibile, per affrontare dall’inizio con terapie adeguate la malattia, prima che degeneri. Inoltre i servizi sociali possono intervenire per l’adozione di misure tutelari (a partire dall’Amministratore di sostegno).

Il giocatore crea danni anche alla società, perché spesso contrae prestiti che non restituirà mai (una recente sentenza, riconoscendo la malattia, ha respinto la richiesta del creditore).

Gli interventi dei soci (Bianchi Longo, Capsoni, Lazzarini) evidenziano come lo Stato sia responsabile nella diffusione del fenomeno: il gioco, malato o non malato, da – per esempio – il massimo gettito a favore dei beni culturali. Mancini sottolinea quanto difficile sia legiferare sul problema, dovendo bilanciare la libertà d’iniziativa d’impresa (a meno che non provochi danni), la salute, i diritti personali e il gettito. A Carli Moretti, che si preoccupa dell’aspetto sanitario, precisa che le Regioni intervengono sotto il profilo sanitario con interventi anche preventivi e Corengia conferma che ci sono centri specializzati per la cura della ludopatia.

Grazie al dottor Mancini, che ha aperto una “finestra” su un tema che è molto più presente di quanto non s’immagini.

Angela Corengia

 

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