CONVIVIALE DEL 5 APRILE 2015

Un progetto per i giovani nella relazione di Mario Paterlini

Nell'immagine: Christine e Mario Paterlini con Fulvia Bianchi Longo e Roy Mazzucchelli

Il nostro socio Paterlini ha “rubato” una frase di Giancarlo Venelli, per il titolo della sua relazione, perché Giancarlo è stato uno dei fortunati incontri della sua vita. Brevi cenni per “raccontarsi”: Mario si definisce un italo francese che non si è mai sentito a casa, orgoglioso di essere italiano; ingegnere chimico, nel 2008 - in America nel periodo del fallimento della Lehman Brothers - capisce che il mondo è cambiato e da una multinazionale decide di passare a una “piccola” società italiana, da un concetto di capitalismo finanziario a quello di capitalismo sociale, dove l’economia è al servizio dell’uomo. Il successo di un’azienda si deve realizzare attraverso il coinvolgimento dei dipendenti e nessun risultato è ottenibile senza fiducia e piacere in quello che fai. Le regole dello sport, che ama, trasferite nel fare impresa, obiettivo il continuo miglioramento delle proprie performances.

Dopo alcuni dati e informazioni sull’azienda per cui lavora, passa velocemente a parlare del “capitale umano”, i 1600 dipendenti, per i quali, ogni anno, si organizzano corsi di formazione. Fare squadra è un passaggio necessario per raggiungere gli obiettivi, da qui l’esigenza di abolire i “clan” per ottenere un coinvolgimento totale. Il suo sguardo è sui giovani, che si affacciano a un mondo del lavoro sempre più complicato: l’enorme pressione legata all’esigenza di risultati, cambiamenti veloci, nessuna garanzia di impiego fisso. La conoscenza della lingua inglese è fondamentale, così come fare un’esperienza lavorativa anche se non corrisponde alle proprie aspettative. Serve avere un riferimento che possa far crescere e investire in passione per quello che si fa.

Da qui il progetto in cui ci vuole coinvolgere: creare un’”élite” attraverso l’accompagnamento di un gruppo di ragazzi selezionati (massimo 10), dal penultimo anno delle superiori sino all’ingresso nel mondo del lavoro. Scuole, aziende, tutor e sponsor sono i protagonisti dell’iniziativa, in gruppi di lavoro di 6/8 persone (cui parteciperanno anche i ragazzi del Rotaract), che lavoreranno per 3/6 mesi per poter partire nel gennaio 2018.

Alcuni limiti, secondo Baj e Roncoroni, sono le famiglie iper-protettive e le gelosie tra imprenditori, che vanno tuttavia superati, secondo Mario, “altrimenti ci mangiano”. La figlia di Carli Moretti, Beatrice, sottolinea quanto importante sia la valorizzazione dei giovani, perchè “fenomenali” e pieni di entusiasmo.

Mario entra poi nel dettaglio operativo, mettendo l’esempio al centro del percorso di stage presso aziende e ipotizzando finanziamenti per gli studenti migliori per accedere alle Università più importanti.

La presidente condivide il progetto: il suo percorso professionale, che l’ha portata a diventare imprenditore, è la sintesi della frase con cui Mario chiude la relazione: “Quando si vuole si può, quando si può si deve”.

Roy Mazzucchelli, presidente incoming Rotaract, è entusiasta dell’idea, che concretizza un’alternanza scuola-lavoro che per ora è nebuloso. La sua idea di rifondare l’Interact va nella direzione di affiancare poi i ragazzi alle migliori aziende comasche. Roncoroni sottolinea le “eccellenze” professionali che all’interno del Rotary possono dare una mano; Paterlini non è ancora in grado di quantificare un piano economico, per ora l’obiettivo è mettere al centro i posti di lavoro che si stanno distruggendo, creando un modello “riproducibile” anche in altre realtà. Essere un “traino” sociale, accettare la leadership per crescere, dare spazio ai giovani, sono gli ultimi spunti di riflessione con la conclusione: “I vecchi sono la biblioteca, i giovani il motore”.

Grazie a Mario, al suo entusiasmo e alla sua visione “sociale” di impresa, che sa apprezzare i valori personali e mette al centro la possibilità per i giovani di crescere.

Angela Corengia