Il centenario della morte di Antonio Sant’Elia
25 Gen 2017

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CONVIVIALE DEL 25 GENNAIO 2017


La visita alle mostre allestite dall'Ordine degli Architetti comaschi

 

Nell'immagine: Alberto Longatti con un gruppo di soci in Pinacoteca


Appuntamento in Pinacoteca, dove ci attende l’assessore Luigi Cavadini per guidarci nell’interessante mostra allestita dall’Ordine degli architetti comaschi in occasione del centenario della morte di Antonio Sant’Elia.

Dopo una sosta alla prima sala, dov e è possibile accedere alla consultazione digitale delle opere dell’Artista, grazie al progetto realizzato anche con l’aiuto del R.C. Como, nella seconda sala è proiettato il filmato che ne ricorda la vita e l’attività.

Al piano inferiore la mostra “ANTONIO SANT’ELIA – ALL’ORIGINE DEL PROGETTO”, allestita da un gruppo di Architetti comaschi che qui ne ricostruiscono il percorso, nelle sale dove l’evoluzione del pensiero è evidente. Cavadini ci ricorda che Sant’Elia realizzò poche opere (Villino Elisi e Monumento funerario Caprotti a Monza), ma lasciò un cospicuo numero di disegni e progetti, in parte già presentati in altre mostre. Nella prima sala è palese la scarnificazione di forme antiche che si traduce in semplificazione, punto di partenza per una nuova architettura. I disegni essenziali rappresentano elementi monumentali, che non perdono forza nelle piccole sculture realizzate con stampa 3D.

Alberto Longatti, nel presentare l’opera di Fabrizio Musa che dà un’interpretazione artistica di un lavoro di Sant’Elia, ci invita ad apprezzare la leggerezza del tratto di quest’ultimo nei disegni che rappresentano, qui esposti in sequenza, veri e propri “dinamismi architettonici”, così definiti dai Futuristi.

Nella seconda sala i disegni si fanno più articolati, includendo però tutti i temi di Sant’Elia già inseriti nelle opere precedenti: non ancora vere architetture ma già pensate per i nuovi materiali (cemento armato, ferro). Progressioni che si arricchiscono per dare dinamismo al divenire della Città, con una straordinaria capacità di visione del futuro. Questo è il senso della mostra, arrivare all’origine del pensiero che poi sfocia nelle opere esposte nella terza sala. Le forme precedenti si ricompongono in architetture più complesse - quasi progetti di edifici -fatte di geometrie per nuove esperienze e spazialità; nella “Città nuova” si ritrovano tutti i disegni semplici di partenza.

Ci spostiamo poi al “Novocomum” di Terragni, luogo che Michele Pierpaoli, il presidente che ci accoglie, definisce “naturale” sede dell’Ordine degli Architetti.

Qui è stata allestita una seconda mostra (una terza è in Triennale a Milano), “VISIONE E REGOLA”, che ripercorre l’incontro tra Futurismo e Razionalismo nel Monumento ai Caduti di Como. All’ingresso è esposto il modello originale dell’edificio e, in una saletta, è possibile seguire il video delle interviste a Longatti, Collina, Gianni Biondillo e Attilio Terragni, che completano, con le loro testimonianze, il progetto di studio sull’unico edificio realizzato da un disegno di Sant’Elia.

Dopo il ricco buffet, Pierpaoli ci illustra lo spirito di questa mostra, dove sono esposti i disegni del Monumento: chi ne è l’autore? Sant’Elia o Giuseppe Terragni?

Pierpaoli ripercorre la genesi della realizzazione, voluta da Marinetti a Como per commemorare i caduti della Grande Guerra (tra cui lo stesso Sant’Elia).

Affidato l’incarico a Prampolini, questi elaborò un progetto prendendo spunto da un disegno, “Torre faro” di Sant’Elia, ritenuto tuttavia insufficiente da Attilio Terragni, l’ingegnere che avrebbe dovuto redigere i piani esecutivi. Fu così che fu chiamato in causa suo fratello Giuseppe, rappresentante del Razionalismo comasco, che poche affinità aveva con il Futurismo. Terragni interpretò il disegno originale di Sant’Elia, realizzando un progetto attento (più di 70 tavole) e con una scelta di materiali raffinati (marmi della zona Carsica), cercando trasparenze per far dialogare il Lago con la Città.

La Mostra si completa con un filmato realizzato dagli studenti dell’Accademia di Mendrisio, con la regia di Ila Beka, che i Curatori hanno voluto per testimoniare una nuova modalità di racconto dell’architettura – il cinema, appunto – veicolabile attraverso tutti i canali della comunicazione.

È poi Longatti ad approfondire: il filmato vuole fare interagire il Monumento con le persone. I giovani l’hanno affrontato senza averlo conosciuto prima, documentandosi in pochi giorni e lavorando poi rapidamente sulla scia delle emozioni. Secondo Longatti il Monumento è di Terragni, perché Sant’Elia aveva disegnato una “Torre Faro”, che non rispettava la sacralità del luogo.

Viene quindi proiettato lo splendido filmato, realizzato da tre gruppi diversi di studenti: ogni gruppo ha raccontato la sua interpretazione. Si parte con “Tradimento”, quello delle utopie futuristiche di Sant’Elia rappresentate poi dal Razionalista Terragni, con un sottofondo musicale che contribuisce a rendere dinamico l’edificio. Il secondo quadro, “La luce”, evoca il disegno originale della “Torre faro”: gli ombrelli rossi finali, aperti dagli studenti, “illuminano” il contesto circostante, vivificando il concetto stesso del monumento.

“Epifania” è l’ultimo quadro, il più emozionante: si entra nel cuore del Monumento, dove domina il monolite con tutti i nomi dei Caduti. L’atmosfera sacrale, che Terragni ha saputo ricostruire e gli studenti ben rappresentare, è sottolineata da un canto, quasi un lamento, che porta a una riflessione profonda.

Brevi commenti di Capsoni, Pierpaoli, Longatti, Corengia, prima di quello conclusivo di Collina: la sua partecipazione all’iniziativa è stata un’ottima occasione per imparare, perché dalle “chiacchere” sono venute fuori due cose. La prima: l’architettura futurista non c’è, Sant’Elia non ha fatto in tempo a realizzare nulla e nel mondo non se ne trova traccia, se non nello spirito iniziale di questo progetto. Poi: Terragni si è reso conto di quanto s’inserisse bene a Como, che è città piena di Torri, il disegno della “Torre faro”. Ne è uscita quindi un’architettura “ibrida”, di cui Giuliano è grande sostenitore.

Un’occasione davvero di grande interesse, che sicuramente spingerà i presenti a visitare il Monumento (ben pochi l’hanno fatto): grazie davvero all’Assessore Cavadini, a Michele, ad Alberto, a Giuliano e all’Ordine degli Architetti che ci ha ospitato.

Angela Corengia

 

 

 

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