“Sulle rive del Lario è sempre primavera”
01 Feb 2017

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CONVIVIALE DEL 1 FEBBRAIO 2017


Franco Brenna e Alberto Longatti ricordano Pupi Brenna


Nell'immagine: Roberta Brenna, Alberto Longatti, Franco Brenna e Fulvia Bianchi Longo

Un altro pezzo di Rotary Baradello se n’è andato con la scomparsa dell’ingegner Mario Bernasconi, secondo presidente del nostro club nell’anno 1978/1979. Il ricordo è di Alberto Longatti, che lo descrive come “uomo d’ordine”, che continuò sulle orme del biennio organizzativo di Generoso Siani: in particolare le linee del programma dovevano riguardare Como e il territorio, coinvolgendo i soci secondo le loro competenze e cercando di creare grande intesa tra gli stessi con spirito di amicizia.

La presidente presenta quindi il nuovo socio Maurizio Traglio, il cui curriculum è riportato in apertura.

Oggi si parla di Pupi Brenna e Fulvia, in apertura, legge l’articolo che Franco gli dedicò – e fu pubblicato sul bollettino – quando se ne andò.

Corengia poi, che da lui ha ereditato la redazione del bollettino (oltre ai panettoncini per gli ospiti della Casa di Gino), mostra un disegno dei tanti che Pupi, durante le conviviali, schizzava sul retro dei menù, alternando qualche appunto per la redazione del bollettino. Questo, in particolare, rappresenta “a memoria” la sua Rogaro, dove organizzava ogni anno la “Sagra degli asparagi”.

E’ Franco poi a prendere la parola, non senza qualche emozione che peraltro accomuna un po’ tutti. Dal libro che Pupi scrisse, a cura di Alberto Longatti, “Sulle rive del Lario è sempre primavera”, ora ripubblicato da “La Famiglia comasca”, apre con la lettura del brano “Eugenio Brenna, mio padre”, soprannominato “il podestà dei contrabbandieri”: una sorta di onorificenza, per lui, di cui andava molto fiero. La famiglia, prima di tutto, sempre prioritaria nel mondo di Pupi.

Alberto ci fa notare che parliamo di Pupi come se fosse ancora qui con noi. Il suo mondo é vasto, pieno di interessi e legami che non ha mai abbandonato, a partire dalle origini “Lagheè” e dagli amici di Torino, dove ha studiato. Si va da Pupi per farsi curare i denti, ma é sempre un’occasione di parlare d’altro: certo, difficile dialogare con la bocca spalancata!

La lettura, da parte di Franco, di un altro brano tratto dal libro (“I blue jeans di Gérard Philipe”), offre l’occasione ad Alberto di ricordare un grande amore di Pupi, il cinema. Pupi conosce Philipe facendo la comparsa in un film ed è divertente che lo ricordi per un paio di jeans, che l’attore gli chiede, senza ottenerli.

Ancora, dopo la lettura di “Quando il lago si vestiva a festa”, l’altra passione, il “suo lago”, con tutti gli amici che condividono con lui feste e avventure, che lo porta a immaginare, in “Lario domani”, come valorizzare il territorio: suggerimenti ancora attuali!

L’avanzare degli anni lo vede più saggio, meno “birichino” (anche se non ha mai perso la voglia di divertirsi); ha una visione della vita che si innesta sul passato per costruire il futuro che, con un pensiero un po’ onirico, si immagina pieno di tempo libero, dove vuole portare, del passato, “il sacrificio e la tradizione”.

Per concludere, Franco ricorda “l’epitaffio” di Alberto Longatti davanti alla bara di Pupi: “è la prima volta che riesco a vederlo fermo!” La prima e l’ultima, purtroppo!

Ciao Pupi, sei sempre con noi!

Angela Corengia

 

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