Quel che resta della luce greca |
30 Nov 2016 | |||
CONVIVIALE DEL 30 NOVEMBRE 2016 La relazione di Marcello Campisani sulla sua nuova patria Nell'immagine: Marcello Campisani e Fulvia Binachi Longo Torna a trovarci Marcello, dopo aver trascorso la bella stagione in Grecia: un po’ il contrario di quello che solitamente i “pensionati” fanno, andando a “svernare” al caldo. Il compito per chi deve redigere la cronaca della relazione è arduo, perché, anche se Marcello ci ha abituati ai suoi voli pindarici colti e raffinati, le digressioni sono frequenti e – pur se l’interesse è vigile – si perde spesso il filo del discorso. Ipparco di Nicea: chi è costui? Si parte da qui, da uno degli astronomi meno conosciuti e non per questo meno importante. Circa duecento anni prima di Cristo già sviluppò modelli per spiegare i moti del sole e della luna, stimando addirittura la distanza tra i due, scoprì la precessione degli equinozi, avanzò la teoria che le stelle non fossero fisse e, osservando le maree, arrivò a ipotizzare l’esistenza dell’America. Questo per dire che la Grecia è improntata alla luminosità e alla ricerca; per il Greco la natura non è stata creata da uomini, che si devono quindi adattare a essa. I filosofi hanno ancora tutto da insegnarci, nella maggior parte dei casi non sono stati capiti. Marcello recita a memoria, come spesso si diverte a fare, la filastrocca di Eco sulla filosofia, per passare poi al concetto greco del “vedere, accertare e dialogare”, arrivare all’”invenzione” dell’anima e ancora alla divisione cartesiana del corpo dallo spirito e al “cogito ergo sum”, forse però già esposto da Parmenide. Per i Greci l’essere umano è uno solo e, quando si cerca di dividere il corpo dalla mente, si creano problemi; la patria è “padre” e la lingua è “madre”, con contaminazioni solo superficiali. La donna ha un’altra soggettività rispetto all’uomo: perpetuare la specie. E qui si apre un fiume di concetti, solo apparentemente scollegati (chiedo venia a Marcello) ma annodati l’uno all’altro da una sorta di fil-rouge: il problema dell’aborto, i concetti di patria e democrazia, lo stato, la scuola, il femminicidio, il furto dell’anima, la psicoanalisi, il proibizionismo, le tragedie greche, la cristianità, l’immortalità, Marx, San Paolo, Nietzsche, il nichilismo, l’universo, San Tommaso d’Aquino, Darwin, Freud, la follia… tutto a cascata dalla cultura greca. C’eravamo scordati quanto veloce sia il pensiero di Marcello, che genera un’oratoria senza pause che non ammette distrazioni: i miei modesti mezzi non riescono a stargli dietro. Ad aggravare lo stato di disagio della sottoscritta ci si mette anche Pomentale, con un colto, se pur sintetico, cenno alla “casa della Sapienza di Bagdad” e quindi alla cultura islamica. Più terra terra Brenna, curioso di conoscere l’attuale situazione greca “vista da dentro”. Ma il livello risale con Longatti (è un vero scontro tra titani), felice di trovare l’amico Marcello in ottima salute e di constatare che la sua “fosforescenza”, con la luce greca, è aumentata: la sua idea del mondo è sempre originale, con visioni e letture della filosofia particolari, anche se non tutte condivisibili, che spingono alla riflessione e rafforzano lo spirito d’amicizia. Marcello, rispondendo a Brenna, non vuole esprimersi rinviando a quello che si apprende dall’informazione, anche se poi commenta, con un certo trasporto, che i media “ci indottrinano come gli informatori scientifici fanno con i medici”. E poi riprende la sua analisi partendo dall’Egitto, dalla cui cultura avrebbe attinto Gesù Cristo che definisce il primo “latitante rivoluzionario”, che nulla ha a che fare con il Vecchio Testamento (dove tutto è aggressione e sterminio), aperto alle culture e alla valorizzazione della figura femminile. Ancora commenti sul Cristianesimo, l’Islam, Maometto, Dante, le parabole che non si capiscono del tutto… sino a che Fulvia non suona la campana, terminando con una delle sue frasi proverbiali: “nonostante tutto, ha detto cose importanti!” Bentornato Marcello! Angela Corengia
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