Il Quarantesimo del Club
15 Giu 2016

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CONVIVIALE DEL 15 GIUGNO 2016


La serata conclusiva delle Celebrazioni


Nell'immagine: Alberto Longatti - socio fondatore, Federico Mantero - past Governor, Emilio Bordoli, il Governatore Gilberto Dondè e il Governatore designato Roberto Dotti


Parterre delle grandi occasioni, per la festa del Baradello che compie quarant’anni: 1 Governatore in carica - l’amico Gilberto Dondè con la moglie Barbara - 3 past Governatori (tra cui Cecchini di Roma), il Governatore designato, 2 AdG, numerosi amici rotariani di altri club, tra cui 7 presidenti, Cesari Cardani della Rotary Foundation e i presidenti Inner Wheel e Rotaract.

È Bordoli a fare gli onori di casa. Il suo “discorso” viene trascritto integralmente:

“1976: quarant’anni fa. Vi invito ad un piccolo viaggio nel tempo. Cosa stavate facendo nella primavera del 1976?

Io personalmente avevo 12 anni, le mie uniche preoccupazioni erano il basket, il compito di matematica e come avere un bacio da una mia compagna di classe. Ma quanti avvenimenti in quell’anno!

Muore Mao Tse Tung

Nasce il quotidiano la Repubblica

Steve Jobs inizia a lavorare nel suo garage

L’Italia vince la coppa Davis di tennis

Robert De Niro gira Taxi Driver e Ridley Scott gira Alien

La diossina invade Seveso

L’inflazione era al 21,32%.

E quanto è cambiata la nostra città in questi 40 anni…

I rotariani fondatori del nostro Club, nel lontano 1976, vivevano nella “città della seta”. Gran parte del centro storico era ancora attraversato dalle auto. Gli alberghi erano pochi, antichi (per non dire obsoleti) e solo a lago. La discussione verteva sull’apertura di nuovi parcheggi e sui rapporti con il Ticino.

Alcuni (pochissimi) stranieri, perlopiù orientali o balcanici, comparivano qua e là per la città, perfettamente inseriti e non invadenti.

Professionisti e imprenditori, direttamente o indirettamente, facevano riferimento al distretto del tessile, il cui indotto era imponente e rassicurante: tintorie, finissaggi, tessiture, converter, disegnatori e messincartisti, oltre naturalmente a stilisti e venditori, occupavano le statistiche dell’economia comasca, dando lavoro a migliaia di persone.

Oggi questo mondo non c’è più!

Cosa troviamo oggi, a distanza di 40 anni?

Scomparse rapidamente le grandi e piccole attività produttive legate al “monopolio” del distretto comasco della seta, sopravvivono solo le più grandi e competitive!

Ma intanto, diciamolo pure: il territorio di Como ha reagito alla grande!

Visitatori di tutto il mondo affollano le vie e le piazze di Como, del Lago e delle sue rive. Un tempo solo nelle giornate estive, ora invece quasi tutto l’anno, riempiono negozi, alberghi, bar e ristoranti e ammirano le bellezze del nostro ambiente urbano e naturale.

“Como Lake” è divenuto quello che in gergo economico si definisce “un brand”: una locuzione che delinea non solo un oggetto, ma anche un insieme di simboli e situazioni che rappresentano uno stile preciso.

Questo è il vero patrimonio di Como per il futuro. La natura ci ha dato tante risorse bellissime, sta a noi valorizzarle e renderle (e renderci) accoglienti.

Milioni di persone visiteranno l’Italia nei prossimi anni e moltissime di loro transiteranno da Como. Portando la loro curiosità, la loro cultura e… i loro quattrini: perché rifiutarli?

Tutte le Istituzioni si devono o dovranno adeguare, a partire dal Comune, la Regione, gli Enti culturali e le parti sociali.

Anche i Club di servizio, come il nostro Rotary, devono fare questo sforzo di adeguamento. “In una società che cambia, il Rotary deve essere pronto a cambiare con lei”: mai come ora suonano attualissime le parole pronunciate da Paul Harris cento anni orsono!

Se valutiamo con obiettività la storia delle iniziative rotariane di questi 40 anni, percepiamo perfettamente questo cambiamento.

Il Club ha una storia costellata di lodevoli iniziative, di servizio, assistenza e beneficienza. La comunità comasca del secolo scorso era sensibile e desiderosa di attività concrete di aiuto alle persone in difficoltà. La risonanza nella città era molto forte, così come la riconoscenza dei destinatari in un’epoca di scarsa attenzione al disagio.

La società evoluta di oggi contiene moltissime realtà associative e assistenziali. La fine del sistema industriale ha relegato la marginalità a settori più limitati della popolazione, essenzialmente immigrati non ancora integrati socialmente.

Il ruolo del Rotary deve necessariamente essere diverso rispetto al passato. Meno beneficienza e più progettualità. Meno carità e maggiore apporto di idee e cultura. Meno “navigare a vista” e più “volare alto”.

Questo ottiene visibilità e riconoscibilità, perché nella società dell’informazione ciò che non è comunicato non esiste.

Non dobbiamo esercitare un ruolo di supplenza e sostituzione dell’Ente pubblico preposto (ASL, Comune, Regione), bensì un ruolo propulsore di idee per il futuro della città, donando le nostre professionalità e competenze. Questo compito ci viene dettato dalla nostra storia, quando fasce illuminate della società hanno saputo farsi carico delle istanze di innovazione necessarie per far fare al territorio un salto di qualità.

Pensiamo al periodo dei progetti edilizi Razionalisti?

Pensiamo alla passeggiata di Villa Olmo?

Pensiamo alla costruzione delle Funicolare di Brunate?

Pensiamo all’interramento del porto di Piazza Cavour?

Pensiamo, più di recente, al recupero di Villa Grumello e al chilometro della conoscenza.

O al Festival della Luce, giunto alla sua terza edizione.

Queste sono le cose che verranno ricordate.

E il Rotary deve essere presente e contribuire, se non avviare, il dibattito in città sui temi nuovi.

Ecco perché l’idea della grande opera d’arte in Piazza Cavour: grazie alla disponibilità e alla maestria di Giuliano Collina, una fortissima presenza destinata a far parlare di sé, tutti coloro che si troveranno a guardarla, residenti e forestieri, accomunati dalla partecipazione ad un dibattito vivo ed attuale sulla capacità della Città di essere sempre più attrattiva per confermare il suo essere “brand” internazionale!

I nostri successori, tra altri 40 anni, potranno valutare la bontà delle nostre scelte di oggi in prospettiva futura.

Viva noi, Viva Como, Viva il Rotary!

E’ una grande gioia, lo dico a nome di tutti noi del Baradello, avere stasera così tanti amici da ogni parte del distretto e non solo. Un DG in carica, tre PDG (Mantero Cardani e Cecchini 2080) e un DG designato. Non lo leggo come un segno d’importanza del club o di valore dell’anniversario, lo leggo semplicemente e soprattutto come un segno di AMICIZIA.

E di questa vostra amicizia siamo molto orgogliosi!

Chiederei a tutti i soci del Baradello di alzarsi in piedi in segno di saluto e riconoscenza verso tutti i nostri ospiti di stasera e brindare con loro.

Grazie!”

La serata procede con il conferimento delle Paul Harris Fellow , con le motivazioni riportate in apertura. È Longatti a prendere per primo la parola per ringraziare: “Mi sento un po’ come il nunzio delle Termopili… tutti morti tranne uno..” (Alberto, ma Damiano è solo assente… n.d.r.). “Non vedo solo noi, ma i visi di tutti quelli che ci hanno preceduto”, continua rivolgendo un saluto affettuoso a Teresa Smuraglia e Nella Di Bona. La storia deve comprendere anche chi non c’è più: ogni presidente ha fatto qualcosa che restasse alla città, per lasciare una traccia. Il Rotary si costruisce dando ricchezza agli altri; noi siamo quello che chi ci ha preceduto ha fatto, noi siamo un gruppo di amici che vogliono qualcosa per gli altri.

Ricorda poi come nacque il Baradello, con i soci fondatori nominati dal RC Como il 30 marzo 1976 in una conviviale al Barchetta. C’è discordanza sul numero dei primi soci: 24 che poco dopo divennero 28. Il primo presidente fu Generoso Siani, un funzionario di Stato granitico (sempre in divisa, con la cravatta, perché voleva essere d’esempio), che riuscì a dare “sostanza” al Rotary, non prospettive ma una precisa connotazione di carattere sociale -comunitario, con regole che mettevano al primo posto il servire gli altri. E poi: l’estraneità alla politica, le riunioni settimanali con assenze giustificate (non per mangiare, ma per trovare amici), nessun clan ma rotazione continua ai tavoli per trovare intesa con tutti gli altri soci, l’orgoglio di portare il distintivo, per comunicare agli altri l’appartenenza a un progetto rotariano. Cose semplici ma impegnative e Siani non si fidò sino in fondo dei suoi soci, tanto che fece il presidente per due anni consecutivi. Dopo di lui Mario Bernasconi, che diede spazio ai soci per parlare di Como. Sono passati quarant’anni, tutti i presidenti hanno lasciato la propria traccia, ma ci portiamo comunque dentro un po’ di Siani e dei suoi insegnamenti. Abbiamo imparato a conoscerci, ancora adesso “siamo amici” e guardiamo con grande umanità gli altri.

Non c’è niente da aggiungere, secondo Bordoli, alle parole di Alberto, se non i ringraziamenti di chi ha collaborato a realizzare i due libri (Longatti e Camillo), che non solo solamente commemorativi. Uno è rivolto all’esterno, con autorevoli contributi di soci e non solo su argomenti diversi; l’altro è per noi, sono cronache rotariane che testimoniano l’attività del club negli ultimi 15 anni. C’è poi la guida di Como con l’indicazione dei siti che sono stati oggetto di interventi del club.rotary_baradello_16_torta40

A Cesare Cardani, per la Rotary Foundation, è consegnato quindi il contributo raccolto con gli amici del RC Estepona, prima di cedere la parola al Governatore Gilberto Dondè. Ha molto apprezzato il non concentrarsi sulla storia ma cercare la contestualizzazione del periodo in cui abbiamo lavorato. Non sempre siamo bravi, spesso dobbiamo fare più sforzi e “metterci il cuore”. Lodevoli le pubblicazioni, che testimoniano quello che siamo e quello che facciamo per il territorio. “Quarant’anni sono l’inizio!”, conclude prima dell’ingresso della golosa torta realizzata dai ragazzi di Cometa, che corona i festeggiamenti.

Angela Corengia

 

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