Como, turismo culturale e nuovi musei
18 Mag 2016

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CONVIVIALE DEL 18 MAGGIO 2016

 

Il progetto di recupero dell'Isola del Razionalismo illustrato dagli architetti Ado Franchini e Ebe Gianotti

 

Nell'immagine: Emilio Bordoli, Michele Pierpaoli, Ebe Gianotti e Ado Franchini

 

Si torna a parlare di un progetto che vide il nostro club protagonista (anno di grazia 2010, presidente Campisani) nell’organizzare un convegno alla Casa del fascio sull’argomento: il progetto di riqualificazione del palazzo di Terragni e dell’adiacente Unione lavoratori per l’industria (ULI) di Cesare Cattaneo e Piero Lingeri.

Allora fu chiamato, un po’ troppo ottimisticamente, “Isola del razionalismo” – Un progetto per Como 2015”: lo ricorda l’architetto Ebe Gianotti, la prima relatrice, che all’epoca commentò la notizia per il quotidiano L’Ordine. La Fondazione Margherita Ripamonti commissionò il progetto, redatto dagli architetti Conti, Tagliabue e Brambilla ed esposto anche in una mostra alla Villa del Grumello. Poi, da allora, il silenzio.

Ne riprende l’idea MadeinMaarc, un’associazione culturale nata con lo scopo di promuovere la realizzazione di un Museo virtuale dell’astrattismo e architettura razionalista a Como, che l’ha già sottoposto al Ministero dei Beni culturali. Serve ora l’appoggio della Città, che deve sostenere con grande forza la valorizzazione del razionalismo, di cui Como è, senza dubbio, la culla. Il turismo “culturale” (musei, siti ecc.) dall’estero rappresenta il 40% dei flussi, con conseguenti ricadute economiche; gli eventi sono invece frequentati quasi esclusivamente dai residenti. A Como va ripensata l’offerta culturale, con una Pinacoteca che Gianotti definisce “moribonda” e i Musei che devono integrarsi con offerte differenziate, per poter “trattenere” i turisti per più giorni. Va ritrovato lo spirito che spinse Musa a concentrarsi su un progetto importante come fu l’associazione Carducci, con idee innovative per la diffusione della cultura. Il Privato dovrà sostituirsi al Pubblico per la gestione e lo sguardo di Gianotti va verso Antonello Regazzoni, rappresentante di Unindustria.

La parola passa quindi ad Ado Franchini, un altro degli architetti che sostiene MadeinMaarc: l’associazione vuole sensibilizzare i cittadini su un’esperienza unica – il Razionalismo – che nasce a Como con Sant’Elia. Scorrono le immagini che testimoniano la diffusione di questa architettura, che ebbe il suo culmine durante il periodo fascista: i giovani professionisti di allora di adattavano a soddisfare richieste di tipo politico. Non fu così per Terragni e la sua “Casa del Fascio”, che pensò senza l’Arengario e in modo che si aprisse alla città: un’architettura senza tempo. Ancora le slides ci mostrano progetti realizzati e non dal Comasco, come la riqualificazione della “Cortesella” che avrebbe dovuto ricollegare le piazze.

L’idea di MadeinMaarc è di fare della “Casa del Fascio” un centro culturale che attragga i giovani da tutto il mondo.

Il primo intervento è di un ospite, Traglio: la città ha bisogno di trovare identità e il progetto va in questa direzione, serve sensibilizzare il sistema politico per trovare soluzioni.

Franco Brenna definisce questo momento “magico” per la città, perché – dopo aver toccato il fondo – stanno nascendo molte iniziative che coinvolgono la maggior parte dei cittadini.

Pierpaoli sottolinea che il razionalismo è un valore identitario che costituisce elemento troppo importante per la Città; vanno coinvolti tutti i soggetti – anche istituzionali – per valorizzare “il sistema” nel suo insieme. Oggi questi “monumenti” del razionalismo sono solo in parte visitabili; si sta lavorando da decenni sull’idea di aprire la Casa del Fascio, ma va presentato un progetto di utilizzo nell’ambito di un programma che tenga conto di tutte le offerte culturali in grado di costituire attrattiva.

Coinvolto in quanto presidente della Fondazione che a suo tempo commissionò il progetto ULI, Carlo Ripamonti ritiene che si debba puntare sulle “teste pensanti” dei giovani per trovare idee innovative.

Maurizio Riva, del R.C. Cantù, porta ad esempio iniziative realizzate grazie al coinvolgimento di più soggetti che possano “impaurire” la politica (Rotary e altri club di servizio, associazionismo ecc.); Capsoni ritiene che, sotto il profilo operativo, senza il benestare “politico” non si possano prendere decisioni. A questo riguardo Roncoroni evidenzia quanto il Rotary (che è un organismo internazionale) possa essere decisivo nell’influenzare le scelte e lancia l’idea di essere capofila di un comitato promotore per il progetto.

A tutti replica Franchini: le difficoltà per la Casa del Fascio sono quelle di sempre, l’edificio è militare e va portato nell’ambito del Ministero della Cultura, ma ci vuole un progetto di utilizzo importante, studiato magari da un gruppo di professionisti internazionali. Accoglie favorevolmente l’idea del comitato proposto da Roncoroni perché si possa procedere con una tempistica rapida.

Chiude Bordoli: si può raccogliere la sfida, ricordando però che serve un quadro complessivo ben delineato, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti economico-finanziari: il decisore pubblico deve avere certezza delle reali esigenze e della sostenibilità futura del progetto.

Auspichiamo tutti che l’idea non “ricada” nel silenzio.

Angela Corengia

 

 

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