La medicina rigenerativa, un sogno già realtà
13 Apr 2016

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CONVIVIALE DEL 13 APRILE 2016


Le relazioni del professor Piero Anversa e del dottor Claudio Massa sull'attività del SIRM di Lugano


Nell'immagine: Claudio Massa, Michele Tomaselli e Piero Anversa


È Michele Tomaselli, che sostituisce il presidente impegnato altrove, a introdurre il primo relatore della serata, il dottor Claudio Massa, presidente di Swiss Institute for Regenerative Medicine (SIRM), che ospita ricercatori del Cardiocentro di Lugano e di altri importanti realtà medico-scientifiche svizzere.

L’Istituto si occupa di medicina rigenerativa, una nuova branca che sostituisce o rigenera cellule o tessuti, con l’obiettivo di portare al recupero permanente degli organi danneggiati, sfruttando le potenzialità delle cellule staminali. Si parla di medicina del futuro, con oltre 5.000 trial clinici in diversi ambiti e, nel 2016, 205 studi in ultima fase di sperimentazione. L’attività consiste nel rendere concreto un bisogno clinico, creare un gruppo di ricerca per realizzare un prodotto che torna alla clinica, prima di essere ceduto all’industria farmaceutica: un ciclo virtuoso ormai collaudato da anni negli Stati Uniti e che consente di reinvestire una consistente parte dei profitti nella ricerca. Su una superficie di oltre 1.600 metri quadri (ma è già stata trovata una nuova sede in centro a Lugano), SIRM ospita laboratori che impiegano 11 gruppi di ricerca (in totale 52 Ricercatori), con 5 Istituti associati e collaborazioni con tutto il mondo scientifico. Tende a fare della Regione Insubrica il motore trainante della medicina innovativa rigenerativa, attirando investimenti sulla ricerca e accelerando la formazione di start-up. L’Italia può essere partner ideale in questo processo di sviluppo.

La parola passa al professor Piero Anversa, ricercatore cui si deve la sperimentazione innovativa della medicina rigenerativa. La sua relazione è molto tecnica e ne ometterei i passaggi medico-scientifici per due motivi: per la maggior parte dei presenti qualsiasi ulteriore descrizione risulterebbe comunque complicata; tutti i medici in sala invece, molto interessati, non hanno bisogno di leggere un sunto difficilmente fedele alla relazione.

Con l’aiuto di slides ci mostra le immagini che un cardiologo vede ogni giorno in presenza di un infarto importante: il paziente è già in teoria morto e se sopravvive perde comunque tessuto muscolare in grado di contrarsi. Nell’insufficienza cardiaca le cellule decidono di morire, azzerando l’attività del cuore; la sperimentazione, iniziata negli Stati Uniti dove il professore ha operato per molti anni, è partita su cavie iniettando cellule staminali del midollo osseo per ricostruire il tessuto danneggiato; dopo sei mesi si sono attivati i trial clinici, costatando che è migliorata tutta la funzionalità cardiaca. I trial su umani hanno riscontrato un migloramento della qualità della vita per tutti i 20 pazienti iniziali e ora stanno continuando.

Altre slides illustrano tutte le procedure adottate, per esempio in caso di infarto cronico o per la ricostruzione del flusso coronarico, dove è stato creato un grande vaso con le staminali e per un grosso animale ha funzionato. Il trial per l’eliminazione del by-pass coronarico verrà effettuato al Cardiocentro, dove l’equipe dei Ricercatori collabora con il professor Tiziano Moccetti.

Un altro ambito di applicazione della medicina rigenerativa è nelle malattie polmonari che portano all’insufficienza cardiaca (e alla morte): sulle cavie sono state inserite cellule umane, ricreando porzioni di polmone e consentendone la ricostruzione.

È Caminiti ad aprire gli interventi, naturalmente con i complimenti (che poi saranno reiterati da tutti gli altri che prenderanno la parola), con un quesito tecnico sull’utilizzo delle staminali prodotte in laboratorio, non esenti da effetti collaterali. Conferma il rischio il professor Anversa: le cellule embrionali avrebbero forse risolto tutti i problemi, ma non ci sono trial al riguardo.

A Gandolfi il professore precisa che ora si utilizzano le cellule autologhe, non avendo ancora risposte certe sulle eterologhe.

Alla domanda di Mario Landriscina sull’impiego in campo neurologico, risponde che il focus della ricerca di SIRM è per ora quello dell’insufficienza cardiaca e del polmone, con studi anche sul diabete; le possibilità sono comunque vaste ma per il sistema nervoso SIRM è indietro, anche se quelli che nel mondo ci stanno lavorando non hanno dato ancora speranze. I neuroni si “perdono”, ma si può prospettare che anche il cervello abbia cellule da utilizzare in campo neurologico. Negli USA stanno facendo ricerche in sette centri, se i risultati saranno positivi si potrà iniziare la sperimentazione sull’uomo.

Con riferimento al quesito di Landriscina, l’ingegner Nino Tramonte, direttore generale di SIRM, precisa che nei laboratori operano anche gruppi che impiegano nanotecnologie nelle lesioni della colonna vertebrale; gli studi preliminari dimostrano che questi esperimenti di biotecnologia stanno funzionando. Sono poi partiti trial in Ticino per la SLA.

L’amico Enrico Mascheroni del RC Mendrisiotto, pone la questione dei finanziamenti: il dottor Massa chiarisce che il Cardiocentro si autofinanzia, integrando poi le risorse con fondi statali, con bandi europei sulla ricerca, con contributi accademici e delle imprese. I progetti attraggono investimenti, perché garantiscono un ritorno in termini economici.

Maurizio Traglio vuole approfondire il percorso USA-Svizzera e perché no Italia: risponde il professor Anversa. Norme legislative sulle staminali a parte, gli è sembrato naturale andare dove c’erano amici (Moccetti) in un centro d’eccellenza (Cardiocentro). Anche in Italia ci sono Istituti invidiabili, ma non c’è la struttura che possa sostenere un’adeguata ricerca.

A una domanda finale, il professore precisa che al Cardiocentro si sta già facendo sperimentazione sulla rigenerativa cardiaca: “Siamo vicini” conclude.

Una serata davvero interessante per le prospettive che si aprono in questo campo.

Vogliamo anche citare, in conclusione, la dottoressa Annarosa Leri, più volte nominata dal professor Anversa come sua collaboratrice già negli Stati Uniti: anche a lei vanno molti dei meriti di questa ricerca ed è stata felice perché l’abbiamo cercata (e fotografata con un collega, anche se con pessimi risultati), questa sera, per complimentarci.

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Angela Corengia

 

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