La natura come supporto del benessere umano
23 Apr 2014

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CONVIVIALE DEL 23 APRILE 2014

I "giardini terapeutici" nella relazione della Dottoressa Francesca Neonato

Nell'immagine: Roberta Peverelli con Francesca Neonato


 


Il curriculum della relatrice, letto da Peverelli che ne è amica e la presenta, farebbe pensare a una datata signora un po’ a fine carriera, tante sono le attività e i progetti realizzati in Italia e non solo. Così non è e piacevole è ascoltare la sua voce, che sembra avere la leggerezza – e il tono - di chi è abituato a non disturbare la natura.
Apre con un breve cenno autobiografico: la scelta della facoltà di agraria forse deluse il padre medico, che avrebbe preferito che seguisse le sue orme. Ma i suoi desideri non sono stati del tutto traditi, perché Neonato ha recuperato comunque l’attività terapeutica, utilizzando un percorso un po’ alternativo.
La sua professione di agronomo e paesaggista la porta a occuparsi da subito di giardini “terapeutici” a Londra: niente a che vedere con le mode new age e un po’ diversi dal concetto estetico degli inglesi per il verde. L’idea seguita è quella della “biofilia”, un percorso che parte dalla constatazione che la connessione tra la natura e l’uomo, quando s’interrompe, provoca malessere, senso di vuoto che si tende a riempire con beni materiali. E’ ammesso anche dagli stessi medici che all’interno di un ambiente verde si riacquista benessere; del resto l’uomo è vissuto in aderenza alla natura sin dal suo apparire sulla terra (quindi per migliaia di anni) e solo negli ultimi secoli si è adattato a condizioni diverse. Il giardino, quindi, come “luogo di cura”, dove si supera il disagio e - come nel caso di Londra – s’impara un lavoro occupandosi del verde pubblico.
Cristina Borghi, medico, nel libro “Il giardino che cura” sostiene che vivere il giardino si è rivelato un prezioso complemento della cura, perché in molti casi previene le “malattie della civiltà” (obesità, diabete, malattie cardiovascolari, osteoporosi e cancro). Inoltre, diminuisce lo stress, sintomo frequente nella malattia e condizione che ne favorisce addirittura l’insorgere.
Un’altra applicazione di Neonato è la “Horticoltural Therapy”, introdotta negli Stati Uniti per i reduci delle guerre (sin dai tempi del Vietnam): prendersi cura di qualcosa che non oppone resistenza si è dimostrato efficace e funziona anche con gli anziani.
Un’ulteriore evoluzione è rappresentata dall’ Ecoterapia, una disciplina medica che si occupa di ristabilire il benessere attraverso attività che hanno la Natura come supporto.
Con i malati del morbo di Alzheimer, nel giardino di una RSA a Parma, si sono ottenuti buoni risultati curando in particolare la disposizione di siepi e alberi che potessero ridurre gli attacchi di ansia e di panico (nascondere un confine delimitato da una rete, per esempio): a distanza di tempo, il giardino non è stato danneggiato ed è dimezzato l’uso dei tranquillanti. Interessanti le slide proiettate, che mettono in luce forse la non tradizionale (per come la intendiamo noi) “geografia” di un giardino: un insieme di piante e fiori molto armonico ma con un che di selvaggio, quasi a sottolineare l’aderenza a una natura libera e più vicina.
Migliorare la qualità della vita a pazienti, familiari e operatori è l’obiettivo raggiunto con il giardino dell’Hospice del Niguarda al Paolo Pini: le aiuole rialzate possono essere viste dalle finestre delle camere di degenza e sono stati ricavati luoghi appartati, circondati dal verde, dove potersi rilassare, riflettere, magari piangere. Non va dimenticato poi che le piante attirano anche animali (farfalle, uccelli), che possono trasmettere serenità, distraendo piacevolmente. Lo stesso obiettivo, con modalità evidentemente diverse, è quello perseguito al Gaslini di Genova, dove i bambini possono interagire con la natura, che abbraccia e da l’impressione di proteggere.
Terminando, Neonato ci mostra (da slide) “Ecocura”, una sorta di giardino portatile costituito da composizioni di fioriere con una seduta all’interno di una S - quasi per proteggerci separandoci dal resto del mondo - e che definisce “un piccolo supporto alla bellezza”, per migliorare la qualità della nostra vita.
Su sollecitazione di Vergani, la relatrice chiarisce che il giardino è un percorso in cui ci si mette in gioco: inevitabili, quindi, gli errori, che non ci devono far desistere per “delegare” le scelte o la cura al giardiniere specialista. Non ci sono, poi, piante terapeutiche, anche se possono esserne consigliate alcune per patologie particolari; va naturalmente evitato l’uso di quelle allergeniche o di cui possiamo essere più sensibili (un profumo che ci è sgradito, per esempio): l’essenziale è “prendersi cura” del proprio giardino e viverlo.
Grazie a Roberta per averci proposto questa interessante - e rilassante – relazione: già parlare del verde sembra farci stare meglio.
Angela Corengia

 

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