Veolia, la multinazionale dell'ambiente in Italia
27 Feb 2013
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CONVIVIALE DEL 27 FEBBRAIO 2013
La relazione di Enrico Guggiari, testimone dell'esperienza della Società nel nostro Paese
Nell'immagine: Franco Brenna,  Enrico Guggiari e Giacomo Colombo


Franco Brenna presenta il relatore ricordandone con amichevole e malcelata invidia i trascorsi da “giovin signore”, brillantemente dedito a sports anche estremi.
Guggiari ha praticato  lo sci nautico a livelli europei; pilotato in tutto il mondo in rally e gare di velocità automobilistiche; tuttora gareggia abitualmente sulla pista di skeleton a San Moritz ( sport praticato da pochi pazzi incoscienti, questo). E non solo….
L’impegno sportivo poliedrico, tuttavia,non gli ha impedito dapprima di dedicarsi agli studi economici a Torino, per prendersi cura successivamente dell’Hotel Barchetta di Como, allora azienda di famiglia.
Dopo una parentesi dedicata ad una impresa di trasporti internazionali da lui costituita, passa alle Società del Gruppo Camfin e diviene Amministratore Delegato della F.lli Mariani, società operante anche nel settore dell’impiantistica e della climatizzazione. Società che viene acquisita dalla  Veolia, multinazionale francese fondata nell’ottocento ed operante nel settore delle acque e del trattamento dei rifiuti.
Conseguentemente dal 1999 è Amministratore Delegato della italiana Veolia Servizi Urbani.
La sua esperienza nella carica che ricopre tuttora e le conseguenti vicissitudini sono l’oggetto della relazione

Riportiamo testualmente dagli appunti di Guggiari:
“Volevo parlarvi della problematicità italiana ad attrarre investimenti dall’estero: in effetti i capitali si spostano là dove le condizioni sono più favorevoli   con particolare attenzione alla stabilità politica di una nazione, alle opportunità di mercato e alle normative che regolano i vari settori. Ho scelto il caso tipico quello di Veolia perché ho avuto modo di viverlo dall’interno dal 1999 ad oggi.   
Veolia 2.30 nasce nel 1853, grazie ad un decreto imperiale di Napoleone III, con il nome di Compagnie General Des Eaux per provvedere alla distribuzione dell’acqua di Lione e all’irrigazione delle campagne circostanti.
Negli ultimi decenni General des Eaux è passata attraverso diverse ristrutturazioni, cambiando più volte la sua ragione sociale e quella delle sue partecipate,  mantenendo però il focus delle sue attività sui servizi  alle comunità.
 Per comprendere che cosa è oggi  Veolia dobbiamo partire da uno dei temi   più importanti che il mondo deve affrontare per sostenere la propria crescita: l’ approccio responsabile all’ambiente.
Veolia si è attrezzata per dare una riposta etica a tutte queste problematiche, dal trattamento delle acque, alla produzione di energia e allo smaltimento rifiuti in 77 nazioni con 317.000 dipendenti. E’ leader mondiale nei servizi all’ambiente, non solo per il fatturato ma soprattutto per il suo know how gestionale: investe ogni anno nella ricerca più di 20 milioni di Euro. E’ quotata a Parigi e New York.
In  Italia sbarca nel 1995, con l’acquisizione di alcune società operanti nel servizio calore e poi sviluppa il settore dell’ambiente partecipando ai progetti  di Tecnoborgo, termovalorizzatore di Piacenza e di Energonut, termovalorizzatore di Isernia. Invogliata dai buoni risultati di questi impianti e da un mercato molto promettente, decide di acquisire la maggioranza del settore di Termomeccanica che si occupa delle gestioni di 9 impianti.
L’investimento è di 150 ml di EURO più i 190 di debiti.
Anche se l’operazione è garantita da personaggi di grande rilievo, subito dopo il closing si verificano su ogni impianto situazioni critiche, di cui la più importante, sotto il profilo economico, è quella della Calabria. In Versilia invece emerge il comportamento scorretto dei capiturno che modificano sistematicamente i dati delle emissioni fumi.
Inizia una fase di evidente conflittualità interna tra i soci di minoranza e Veloia, per cui vengono impugnati i bilanci, partono azioni di responsabilità e denunce penali.
All’inizio del 2011 a Parigi, nella sede di Veolia, incomincia a farsi strada la valutazione che portare avanti un processo di sviluppo industriale serio ed articolato in Italia nel settore dei rifiuti sia opera impossibile.
Sul mercato la concentrazione sulle municipalizzate si fa sempre più forte. Degli impianti che dovevano essere costruiti solo Napoli ha visto la luce, grazie al supporto di A2A e Torino ha già venduto a IREN (nessuna esperienza nella gestione di impianti complessi) e a F2I (Gamberale) finanziati da Cassa Depositi e Prestiti. A Parma l’impianto è bloccato dai Grillini e oggi in pericolo di non entrare in esercizio (150.000.000 di investimento); Verona, appaltato a Urbaser, è in stend by per difficoltà di finanziamenti, la Sicilia - con i suoi tre impianti di bacino - è bloccata da un sacrosanto ricorso alla comunità europea; Firenze, appaltato a Hera, è in stend by per tariffe troppo elevate.
Le Regioni in sofferenza sono diventate tante: Campania, Lazio dopo la chiusura delle discariche, Sicilia, Calabria, Toscana e Liguria.
Dei 25 impianti previsti solo 2 sono stati completati e quindi si fa sempre più concreta e praticata l’opzione di esportazione dei nostri rifiuti in paesi nordici, normalmente presi come esempio di   ambientalismo.
La normativa è complessa: da un’indagine effettuata da Federambiente risulterebbe che le leggi che regolano il settore in Italia sono tre/quattro volte più numerose delle stesse degli altri paesi europei. Questo è un dato di fatto che non sarebbe neanche così problematico se non per i continui cambiamenti che spesso comportano retroattività economica.
Quindi, la decisione di Veolia di ritirarsi dal mercato Italiano si è sviluppata in una situazione degenerata, che ha giustificato il sacrificio di lasciare sul campo qualche centinaio di milioni di Euro.
A nulla sono valsi gli sforzi del management locale di cercare soluzioni alternative: ormai i dirigenti si erano da tempo giocati la loro credibilità a Parigi ed erano logorati da cause e denunce piovute da ogni parte.
Un’ultima riflessione personale: in una situazione di enorme difficoltà come quella che abbiamo vissuto nessuno è venuto in nostro supporto. Le associazioni di ecologisti che tanto credono in sistemi industriali trasparenti, i partiti ambientalisti, le ARPA, le Università con cui abbiamo collaborato e tutti gli operatori del settore hanno preso nei nostri confronti una posizione distaccata, quasi dessimo fastidio a un sistema fatto di connivenze e di provincialismo.
Le conclusione le lascio a voi, soprattutto dopo i risultati del voto di domenica. Non vorrei generalizzare, perché il settore dei rifiuti è forse più problematico di altri, ma se la macchina amministrativa è la stessa e se le decisioni politiche vengono condizionate dalle stesse situazioni ambientali, non vedo grande futuro per investitori esteri sul nostro territorio: un peccato perché il confronto con nuove realtà  porta maggiore competitività,  allargamento degli obbiettivi aziendali e comparazione di tecniche e know how  a tutto vantaggio dei cittadini.”
(Enrico Guggiari)

Tristi le conclusioni, quindi: ingovernabilità del settore; imprese “ostaggio” di una certa politica e a rischio di collidere con la spesso presente “economia sommersa”; ripetuti  ed infondati procedimenti giudiziari.
In buona sostanza, la fedele fotografia del nostro Paese, riportata e sviluppata nei risultati dell’ultima tornata elettorale.
Ovviamente le conclusioni dell’interessante relazione stimolano diversi interventi, come sempre frenati dalla necessità della campana.
Cesare Baj, in particolare, osserva che i problemi imprenditoriali derivanti dai farraginosi rapporti con le istituzioni politiche e la pubblica amministrazione caratterizzano tutti i settori produttivi. Le assurde incongruenze di leggi e regolamenti spesso fra loro incompatibili, costituiscono una zavorra gravosissima anche per la  gestione ordinaria delle imprese. In particolare, anche l’aviazione civile si dibatte in una rete inestricabile che provoca inefficienza ed insostenibili aggravi di costi.
Fulvia Longo si associa a tali osservazioni; rammentando i trascorsi del relatore come imprenditore nel mondo dei trasporti, rende nota l’esistenza di un rischio imminente e concreto di blocco dei lavori della Pedemontana, provocato sostanzialmente dalla lentezza e carenza organizzativa.
Franco Brenna chiede se i problemi relativi allo smaltimento ed eventuale valorizzazione dei rifiuti vengano affrontati in modo omogeneo in Europa.
Secondo il relatore esiste una sostanziale differenza di sensibilità e di approccio al problema, collegata alla latitudine dei paesi: salendo a Nord il problema è affrontato con ottica prettamente imprenditoriale, un business da gestire; scendendo a Sud si  trasforma sempre più in un problema politico ed in un conflitto di interessi contrapposti. Ciò provoca anche l’assurda e costosissima esportazione di spazzatura nei pesi del Nord Europa che, dopo essere stati pagati per accettare i rifiuti, li trasformano in termovalorizzatori, producendo energia.
Dopo altri brevi ed interessanti osservazione riguardanti anche le possibilità di sviluppo dell’impianto di Como per una rete di teleriscaldamento, la riunione ha termine con un arrivederci alla prossima conviviale: che Don Lisander ci aiuti!!

Enzo Pomentale

 

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