Il know-how comasco ammara in Cina con gli idrovolanti
20 Feb 2013
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CONVIVIALE DEL 20 FEBBRAIO 2013
La relazione di Cesare Baj, presidente dell'Aeroclub Como
Nell'immagine: Cesare Baj a Qingdao


Le conviviali tenute dai soci sono sempre molto gradite. Oggi Cesare Baj è relatore come Presidente dell’Aeroclub Como, che festeggia proprio quest’anno i 100 anni di fondazione (celebrati con la ricostruzione della flotta storica). Prima di affrontare il tema proposto, Cesare ci proietta le slides che ne ricordano la storia, partendo dagli anni 30: la manifestazione che portò a Como tutti gli idrovolanti del mondo per un concorso indetto dall’Aeronautica militare (vinse Roland Garros), la prima donna aviatrice Rosina Ferrario, il famoso Caproni, immagini scattate negli anni dell’hangar e dei vari aerei.
Non ci si stupisce che questa realtà d’eccellenza per l’insegnamento del volo (dispone attualmente di 13 aerei) sia stata “pescata” per fornire consulenza per l’apertura di un centro di idrovolanti in Cina. Il nostro Cesare, nel luglio 2012, parte quindi per la provincia dello Shandong, che con gli oltre 90 milioni di abitanti è la seconda per popolazione.  La meta è la città di Qingdao, situata sulla costa meridionale della penisola, quasi equidistante da Pechino e Shangai (raggiungibili in circa 2 ore), che vuole realizzare - nell’ambito di una politica di sviluppo turistico - un grande aeroporto per idrovolanti. I primi contatti portano alla sottoscrizione di un accordo di collaborazione per la consulenza in questo progetto; particolare curioso: gli affari si discutono sempre a tavola. Cesare ha realizzato un vero e proprio filmato del suo viaggio in Cina, che comprende anche il rendering del progetto del grande aeroporto per gli idrovolanti.
Naturalmente ne ha approfittato anche per fare il turista. Così vediamo immagini di Qingdao, che essendo stata occupata dai tedeschi è ricca di edifici di stampo tipicamente mitteleuropeo; il suo mare ospitò le gare veliche delle Olimpiadi ed è la spiaggia dei Pechinesi.  Il viaggio procede quindi verso i Monti Laoshan, a est della città: splendide le fotografie, tra cui un.. discretamente grosso occidentale comodamente seduto su una portantina trascinata lungo una salita da un esile cinese (l’avrà fatto per rispetto alle tradizioni?...).  Le tavole imbandite sono coloratissime e Cesare sembra a proprio agio con le bacchette Approda quindi all’isola di Lingong, già quartier generale della Marina, dove – oltre a un campo da golf a nove buche - fa bella mostra di sé un sottomarino d’epoca, al comando del quale naturalmente il nostro capitano è perfetto. Poi i monti sacri Taoshan, dichiarati Patrimonio dell’umanità, con i suggestivi templi taoisti meta di pellegrinaggi che comportano anche numerose ore di cammino attraverso la foresta. Tra le immagini quella di un cinese che traccia, con un bastone intinto nell’acqua di una pozzanghera, ideogrammi nella sabbia; i segni spariranno rapidamente è questo è un modo per ricordare la caducità della vita. I monti sono ricchi di adamellite (dal nostro Adamello), una roccia locale di cui viene fatto commercio.
Non può mancare Pechino: la Città proibita, il mausoleo che ospita la salma imbalsamata di Mao, le tracce della rivoluzione culturale ancora presenti, i grattacieli e le strade del lusso ma anche i quartieri della vecchia città, ormai abitati da intellettuali e artisti. E ancora la Grande Muraglia: il cammino è difficoltoso, perché i gradini sono di altezza diversa: non c’è dato sapere se Cesare si sia fatto trasportare anche qui. Lungo il percorso non ci sono ristoranti, per cui si trova ristoro nelle abitazioni dei locali, molto ospitali (particolarmente apprezzata una minestra). Il viaggio si conclude con la visita al sito archeologico delle Tombe Ming, a nord di Pechino.
Poi usi e costumi, a partire dalla cucina, in particolare quella meno invitante per noi: bruchi, cavallette, larve, cetrioli di mare; in una cena ufficiale, non essendo possibile rifiutare, Cesare ha dovuto ingoiare queste “prelibatezze” (e poi da noi non mangia il formaggio…). A tavola si beve birra locale, eredità dell’occupazione tedesca, o te e non esistono posate; le strade sono un susseguirsi di locali dove, a qualsiasi ora del giorno e della notte, si preparano cibi.
Un’altra particolarità cinese è “l’iper-protettivismo istituzionale”: cartelli ovunque con avvertenze, inviti a fare o non fare per garantire la sicurezza. Le strade sono un fiume di motorini – ormai tutti elettrici -; sopravvivono i carrozzini, anche se non più “trainati” da baldi giovani.  Non ci sono regole per la circolazione dei veicoli e i pochi segnali di divieto o senso di marcia non danno garanzie. I parcheggi sono liberi (foto di un’auto abbandonata in sosta in mezzo alla strada), si può telefonare mentre si guida, i mezzi sono caricati all’inverosimile; curiosa la bisarca a “due piazze”. Nessun semaforo, le autostrade non hanno limiti di velocità e sono realmente piste per corse automobilistiche: il filmato è un esempio di gimcana tra le corsie a velocità folle.
La relazione termina con un’immagine di Felice Torelli, un aviatore italiano che nel ‘36 fu chiamato in Cina per fare l’istruttore di piloti per l’esercito: l’antesignano del nostro relatore.
Cesare, in conclusione, dopo essere stato al cospetto del “Grande Timoniere”, si definisce un “Piccolo timoniere” e non possiamo dargli torto.
Grazie per l’interessante relazione e le belle immagini, ma soprattutto per l’impegno e la passione con cui presiede l’Aeroclub di Como, ora “esportato” anche in Cina. Buon lavoro!

Angela Corengia

 

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