Storia e nuove iniziative della Fondazione provinciale della Comunità comasca
30 Gen 2013
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CONVIVIALE DEL 30 GENNAIO 2013
L'attività della Fondazione nella relazione del presidente Giacomo Castiglioni
Nell'immagine: Giacomo Castiglioni e Giacomo Colombo


Relazione di Giacomo C astiglioni: la Fondazione provinciale della Comunità comasca

L’amico Giacomo Castiglioni, socio del Rotary Cantù, è – come dice Colombo nella presentazione – impegnato su più fronti, oltre che alla guida della sua industria che opera nel settore del legno. Attualmente è Presidente di Univercomo e della Fondazione comasca di cui ci parlerà, ma lo è stato anche dell’Unione industriali di Como. Castiglioni esordisce ricordando – e ringraziando – i nostri soci che sono “sponsor” delle iniziative della Fondazione (Ratti, Majocchi, Carlotti con Ellecistudio) senza dimenticare il collaboratore “storico” Alberto Longatti. Per trovare le radici della Fondazione dobbiamo ripercorrere la storia della Cassa di risparmio delle Provincie lombarde, che fu fondata nel 1823 per opera della Commissione centrale di Beneficenza. Quest’ultima era attiva dal 1816 e aveva lo lo scopo di dar lavoro e assistenza ai mendicanti che in gran numero erano confluiti a Milano dopo le guerre napoleoniche; lo rimase sino alla trasformazione in Fondazione Cariplo nel 1991, in seguito alla riforma del sistema bancario che decretò la separazione dell’attività creditizia da quella di beneficenza, su un modello già adottato negli Stati uniti.Vennero poi istituite altre Fondazioni, in una politica di capillarizzazione della struttura per essere più aderenti ai bisogni del territorio, tra cui appunto la Fondazione della Comunità comasca nata nel dicembre 2009, il cui patrimonio iniziale era costituito dai fondi raccolti raddoppiati da Cariplo. I quattro ambiti d’intervento sono: ambiente, servizi alla persona (assistenza socio-sanitaria), arte e cultura e ricerca.Da allora la Fondazione comasca ha raccolto oltre 16 milioni di euro (tra cui il nostro fondo pro-handicappati che attualmente ammonta a 114.480 euro), ridistribuendo mediamente, nel corso della propria attività circa il 3%. Numerosi i progetti realizzati attraverso le associazioni in tutte le attività istituzionali, anche di rilevante importanza (es. il recupero della biblioteca Rusca). Con l’acuirsi della crisi si è reso necessario uno screening accurato dei bisogni prioritari del territorio, per il nascere di nuove esigenze conseguenti alla perdita del lavoro o ad altre situazioni di criticità (famiglie smembrate per esempio). Gli studi – peraltro incompleti per le difficoltà di rilevazione dei dati - hanno evidenziato risultati inattesi riferiti al mondo dei giovani, a partire dall’elevato numero di bambini che non frequenta la scuola dell’obbligo. Il volontariato, costituito dalle numerose associazioni presenti sul territorio, offre consistenti aiuti, ma la riduzione delle risorse pubbliche ne ha ridotta l’attività. L’emergenza più sentita è l’assistenza diurna ai bambini, che – se seguiti durante la giornata – hanno la possibilità di frequentare le scuole. La Fondazione comasca ha ritenuto il problema del disagio giovanile prioritario e ha lanciato il progetto “Famigliamoci”.  Una novità di questo intervento è che non si limita a erogare fondi, ma ha creato una vera e propria rete di associazioni-partner che – in modo sinergico – attuano iniziative su programmi condivisi, rendendo più efficiente ed efficace l’utilizzo dei fondi raccolti.I giovani attualmente assistiti sono circa 700, ci cui il 27% figli di immigrati. Tra i problemi affrontati c’è anche quello dell’abbandono scolastico alle superiori (nelle provincie di Como e Bergamo, forse perché ci sono maggiori possibilità di lavoro,  la percentuale è tra le più elevate, oltre il 20%) e sono stati finanziate iniziative di orientamento scolastico, con ricercatori che vanno nelle scuole.  Analogo fenomeno è registrato nelle università: il 31% degli studenti è fuori corso, ogni anno abbandona mediamente il 18% degli iscritti al primo anno. Anche in questo caso va seguito il percorso con un orientamento sin dalle superiori, ma si cerca di risolvere, con finanziamenti garantiti dalla Fondazione, anche il problema economico per coloro che non hanno la possibilità di affrontare le spese scolastiche. Gli interventi vedono poi i giovani protagonisti, sia come volontari (1 ragazzo su 4 fa volontariato) che segnalando progetti che dovranno seguire poi direttamente: in questo modo si raggiunge il duplice risultato di coinvolgerli sia sotto il profilo operativo che rendendoli responsabili.La parola a Camillo Vittani, che ha proposto di destinare 3.000 euro dell’avanzo della sua gestione alla Fondazione per il progetto “Famigliamoci”. L’assemblea ha demandato al Consiglio la decisione, che viene confermata da tutti i consiglieri presenti.  Ritiene poi di dover approfondire la situazione del fondo pro-handicappati, essendo ormai la redditività dello stesso insufficiente ad adottare iniziative.Roncoroni, riguardo a quest’ultimo tema, fa rilevare che purtroppo manca anche un referente che si occupi di segnalare i bisogni (in passato se ne occupava la signora Bignami), che tra l’altro non sono certo diminuiti.Fulvia Bianchi, riferendosi ad una recente riunione del “Tavolo per la competitività e lo sviluppo della provincia di Como”, identifica negli imprenditori una delle possibili fonti di assistenza, quanto meno sotto il profilo lavorativo. L’aggiornamento a quanto discusso nel corso dell’incontro citato viene da Castiglioni: c’è disponibilità ad intervenire, magari creando un fondo di emergenza – garantito dalla Fondazione – con una delle modalità già adottate in passato (il corrispettivo di un’ora di retribuzione offerto dal lavoratore, raddoppiato dall’imprenditore).  La Fondazione, per finanziare anche i prestiti agli studenti universitari meritevoli, dovrebbe mettere a disposizione un fondo di 1 milione di euro circa.La conclusione a Longatti, che ricorda come la Fondazione nacque in maniera avventurosa, raddoppiando tuttavia gli apporti in soli otto anni. Grande è l’attenzione, sotto la presidenza Castiglioni, al mondo dei giovani, anche con il citato coinvolgimento degli stessi nelle varie iniziative. Inoltre è importante il ruolo di coordinamento delle associazioni (che notoriamente non collaborano tra loro nemmeno su analoghi progetti) esercitato dalla Fondazione, che consente quindi un grande passo avanti, indispensabile oggi per far fronte alle sempre maggiori criticità. Ultima parola – di ottimismo - a Giacomo Castiglioni: “la crisi aguzza l’ingegno!”

Angela Corengia

 

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