I Magistri comacini in Europa
18 Feb 2009
leoni

CONVIVIALE DEL 18 FEBBRAIO 2009
L'Arch. Marco Leoni analizza le migrazioni degli Artisti intelvesi

Nell'immagine: Marco Leoni e Giovanni Agterberg


Accogliamo con grande piacere (e con un applauso che accomuna anche il nostro Socio onorario Giulio Casati)  il ritorno di Massimo Scolari, dopo il periodo di assenza forzata per l'intervento subito.
Bruno Carli Moretti - il nostro "Ambasciatore in Francia" - ci annuncia la visita degli amici di Colmar - e forse anche di Cagne - per la fine del prossimo mese di giugno, prima di cedere la parola a Sergio Lazzarini che ci introduce il Relatore, che - tra l'altro - collabora con il Politecnico di Milano a progetti di ricerca relativi alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio culturale, in particolare del Territorio lombardo.
"Magistri d'Arte tra Como e l'Europa", leggiamo sulla prima slide che ci introduce all'argomento, con particolare riferimento alle migrazioni del XVII° e XVIII° secolo viste attraverso una famiglia intelvese: gli Scotti di Laino. L'albero genealogico si snoda dal capostipite Giacomo, stuccatore, che tramanda il suo sapere ai figli  e da questi ai nipoti, che opereranno non solo in Italia ma anche in Germania e nella Repubblica Ceca, intrecciandosi con i rappresentanti di altre famiglie provenienti dalla Val d'Intelvi (i Carloni per esempio), in particolare nella realizzazione del castello di Ludwigsburg, che si protrasse per oltre 20 anni.
A Praga, dove si svilupparono numerosi progetti con continuità di lavoro, gli Intelvesi si insediarono dando vita ad un intero Quartiere (Malastrana), realizzando - tra l'altro - l'Ospedale e la Cappella. Le famiglie iniziarono quindi a mandarvi i giovani per imparare le arti decorative. Il figlio di Giacomo, Bartolomeo (1685-1737), fu tra questi, trasferendosi definitivamente nella Città ceca e da qui spostandosi solo per lavorare in Boemia. Anche il fratello Giovanni Pietro iniziò l'attività a Praga, ma torno' poi a operare in Italia (nel Bresciano) e morì a Laino.
Il figlio di Giovanni Pietro, Giosuè, lavora dapprima in Italia e successivamente in Germania, dove sfrutta i contatti degli Intelvesi. Dopo un ulteriore periodo in Italia (nel Bresciano ed a Milano) si trasferisce a San Pietroburgo, dove opera per circa un anno e muore. Lo sostituisce il fratello Carlo (che avendo lavorato nel Bresciano - già appartenente al Ducato di Milano - si firma come originario appunto di Milano), che dopo interventi in Valtellina e a Dongo si trasferisce definitivamente a San Pietroburgo, dove nasce il figlio Giovanni Battista che sarà anche scenografo.
A Laino Intelvi ed in tutta la Valle restano comunque numerose testimonianze delle opere degli Scotti, che riprendono tutti gli stili in auge in Europa. Di particolare pregio il Palazzo Scotti, appunto a Laino.
Apre gli interventi Alberto Longatti sottolineando l'importante legame - che purtroppo si sta affievolendo - con la Città di Praga, dove, tra l'altro, esiste anche una Scuola italiana, grande centro di cultura. Ricorda anche che la Famiglia Comasca ha contribuito con un finanziamento allo studio dei Maestri intelvesi.
Fulvio Capsoni rileva come non si parli degli architetti (Borromini, che portò il barocco in tutta Europa, Fontana, Pellegrini) o dello scultore Antelami, tuttora poco conosciuto.
Leoni conferma l'importanza dei personaggi citati, rilevando tuttavia come la relazione voleva prendere in considerazione un particolare periodo storico ed il fenomeno della migrazione delle famiglie intelvesi in Europa. Dei rappresentanti di queste ultime, tra l'altro, si sa più di ciò che fecero all'Estero - dove numerosi sono gli studi effettuati - che non in Italia, dove le ricerche sono scarse.
Un'ultima curiosità sulla denominazione "comacini": il termine potrebbe derivare da cum machinis o cum macinis (riferendosi alle impalcature ed argani che questi artigiani utilizzavano nella costruzione delle loro opere) o da Como, terra d'origine di questi Maestri. Un'altra interpretazione trova una connessione con machio e maçon", che non era altro in origine - secondo riferimenti giuridici - che un impresario costruttore.

Angela Corengia

 

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