La storia della ferrovia Menaggio-Porlezza
01 Apr 2009
campione

CONVIVIALE DELL'1 APRILE 2009
Dario Campione presenta il libro "Il trenino del Signor K." 

Nell'immagine: Dario Campione e Giovanni Agterberg


E' Cesare Baj, Direttore editoriale del libro di cui oggi l'Autore ci parlerà, ad introdurre Dario Campione, uno scrittore e giornalista di ETV e del Corriere di Como. "Il trenino del Signor K." è un volume ben rilegato e ricco d'illustrazioni tratte da documenti ed immagini d'epoca. Baj evidenzia - oltre che la scorrevolezza della scrittura - l'accurata ricerca fatta da Campione "spulciando" negli archivi di Enti e Comuni, che rende il testo interessante anche sotto il profilo storico. Dalla prefazione che ha redatto per il libro legge: "..Perduta l'occasione di disporre di quel che oggi sarebbe la preziosa infrastruttura per il turismo di altissimo livello, ci è rimasto il dovere morale di documentare la storia di questa nostra antica Ferrovia…. Storia dei trasporti? Storia ferroviaria? Storia locale? Certamente la storia di {mosimage}un'occasione sfumata…" Con un'ultima riflessione sulle responsabilità che abbiamo nell'intervenire sul territorio, cede quindi la parola al Relatore.
Campione sottolinea come le realtà locali si possano trasformare grazie all'evoluzione dei trasporti: così è accaduto per le zone interessate dalla ferrovia, con effetti sull'economia, la politica, la struttura sociale. Il Signor "K", citato nel titolo, è nientemeno che Kafka, che nei "Diari" racconta un viaggio effettuato nel 1911 da Menaggio a Porlezza proprio sul trenino.
La ricerca del materiale per il libro è stata difficoltosa, soprattutto negli archivi italiani. Mentre in Ticino la documentazione è conservata con cura, da noi spesso è accatastata negli scantinati dei Municipi, con la conseguenza che le esondazioni del Lago ne possono provocare il danneggiamento. La storia della ferrovia è legata a quella dei trafori alpini. Tra i progetti del Lucomagno, dello Spluga e del San Gottardo, Como avrebbe voluto che fosse realizzato quello dello Spluga, che avrebbe dato il maggior beneficio al nostro territorio. Fu scelto invece il San Gottardo, che favorì il transito di merci e passeggeri sul territorio svizzero. Fu per sopperire alle esigenze turistiche che la Confederazione cominciò a realizzare "ferrovie di corona", identificando presto nella zona dei laghi italiani un itinerario di pregio. L'idea di un treno locale era già stata lanciata dall'Ingegnere italiano Giuseppe Bruschetti (lo stesso che progettò la Milano/Camerata), che tuttavia ipotizzò una ferrovia tradizionale, praticamente non realizzabile per la conformazione del territorio. Gli Svizzeri risolsero invece il problema adottando lo scartamento ridotto, integrando in un'unica Società di gestione i trasporti intermodali per la Città di Lugano. Vengono rapidamente progettati due tronchi distinti: la Luino/Ponte Tresa e la Menaggio/Porlezza (costruita poi in circa sei mesi ed inaugurata nell'ottobre del 1884).
Una curiosità: la Ferrovia era stata pensata per i turisti, quindi con un'evidente differenza tra la prima e la seconda classe. Con l'andar del tempo invece il treno venne utilizzato maggiormente dai residenti, per cui fu necessario aggiungere vagoni di seconda classe e carri-{mosimage}merci. Il funzionamento continuò ad essere curato dagli Svizzeri con buoni risultati; nel 1915 tuttavia, con lo scoppio della guerra, furono chiuse le frontiere e venne a mancare il turismo, facendo cadere in disgrazia anche la ferrovia, che venne poi ceduta alle F.N.M. La gestione italiana - motivata da un interesse militare - durò 20 anni ma fu sempre deficitaria, tanto che nel 1932 la Società fallì, per poi essere rimessa in bonis in seguito ad una riunione in Provincia in cui nessuno era favorevole alla prosecuzione dell'attività ma, curiosamente con voto all'unanimità, si decise di proseguire. Il contributo erogato dalla Provincia fu tuttavia insufficiente a garantirne il corretto funzionamento; nel 1939 l'attività venne cessata e le stazioni utilizzate come caserme militari.
Alla fine della guerra l'Ing. Carlo Mascherpa lanciò l'idea - accolta con favore - di collegare la Tremezzina a Lugano con una filovia, ma la scelta politica fu quella di ripristinare la ferrovia, malgrado la decisione contraria di tutte le parti in causa. Ma restò tutto sulla carta mentre le discussioni continuarono per anni, sino allo smantellamento che durò dall'inizio degli anni 60 sino al 1966. Ora restano solo poche tracce della Ferrovia, che fu sicuramente un'opportunità straordinaria  ma non vincente: forse altre scelte (elettrificazione, linea filoviaria) avrebbero potuto farla sopravvivere.
A Roberto Ambrosoli, che apre gli interventi, Campione risponde che non esistono lungo il vecchio percorso immobili di pregio e nulla resta del tracciato, se non qualche serbatoio per l'acqua. Delle 5 fermate rimangono solo la stazione di Tavordo e quella di Porlezza, ora albergo.
Sulle curiosità di Capsoni  il Giornalista chiarisce che, dopo la pubblicazione dell'elenco delle aree interessate dal progetto, nessuno si oppose all'esproprio perché il Comune, con una trattativa diretta, pagò molto più del valore dei terreni. La politica invece, che ebbe un ruolo determinante in fase di realizzazione, quando le cose peggiorarono non riuscì a trovare soluzione alcuna.
Franco Brenna si complimenta per la ricerca minuziosa e documentata: ha sempre sentito parlare di questa ferrovia ed il testo approfondisce a trecentosessanta gradi e ne tramanda la conoscenza.
Un altro pezzetto del nostro territorio "svelato": peccato che si possa parlare di questa ferrovia solo al passato..

Angela Corengia

Nota: le parti in corsivo sono tratte da "Il trenino del Signor K... di Dario Campione - Editoriale srl

 

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