Le Avanguardie russe a Como
28 Apr 2009
collinagaddi

CONVIVIALE DEL 28 APRILE 2009
Giuliano Collina ci introduce alla mostra  di Villa Olmo

Nell'immagine: Giovanni Agterberg, Sergio Gaddi e Giuliano Collina


Classico appuntamento annuale con la Mostra di Villa Olmo alla quale Giuliano Collina ci introduce prima della visita. Quattro sono gli artisti presentati, appartenenti al periodo dell'Avaguardia russa: Chagall, Kandinsky, Malevic e Filonov. Le opere provengono quasi totalmente dal Museo di Stato russo di San Pietroburgo.
In assenza dell'Assessore-Curatore Sergi Gaddi, che arriva in ritardo per impegni istituzionali, Giuliano da un giudizio complessivo della mostra, a suo parere ben allestita,  con opere che cercano di delineare il percorso Artistico degli autori e con una scoperta assoluta rappresentata da Filonov.
L'avanguardia russa fa parte di quei movimenti "rivoluzionari" che nascono, sul finire dell'ottocento, come "eredità" lasciate dall'impressionismo. Si inquadra perfettamente nella cultura artistica del '900 che ritorna al "primitivismo" ed è caratterizzata dalla mancanza di magistero tecnico, dalla violenza espressiva, dal bisogno di astrazione che utilizza forme semplici: il "togliere" porta alle origini per andare avanti, è bisogno assoluto, senza alternative.
Il movimento verrà poi vanificato, dalla seconda metà del novecento, dal concettuale, che si sofferma sulla procedura - anziché sul risultato - per esprimere l'emozione della cosa "in fieri".
In Russia i viaggi dei futuristi italiani degli inizi del 900 affascinarono il mondo artistico, apportando alla libera scansione cubista delle forme  il dinamismo boccioniano. Malevich, che diede origine alla corrente suprematista - forme astratte esprimono la realtà - spinge il limite della sua indagine intellettiva sino alla figura geometrica che non rappresenta più un oggetto: un percorso artistico che - se pur differente e non condizionato reciprocamente - giunge ai risultati che ottiene in Europa Mondrian.
Con le slides che riproducono le opere Giuliano ci porta poi nel vivo della mostra, partendo da Chagall, con la "Veduta dalla finestra a Vitebsk" del 1908. Chagall è vissuto a lungo (quasi 100 anni), quindi riassumere la sua vita artistica in poche opere non è possibile. E' un pittore surreale, quasi unico, all'inizio condizionato dal cubismo - che adatta però al personale mondo dell'ebraismo russo. La sua pittura è di estrema qualità, la trama della tela è evidente, non c'è ripetitività nè prospettiva. Nell'opera successiva, "Bottega di Vitebsk" del 1914, si apprezza ancora maggiormente la minuziosa analisi di piccole cose, che porta a vedere l'opera più volte per scoprirne i dettagli. Gli "Amanti in blu" del 1914 è forse l'opera migliore tra quelle esposte, con il raffinato dettaglio della rete dei guanti che da forza alla carezza e con il colore a rappresentare non la malinconia del Picasso  del periodo blu ma la trasparenza di una notte chiara. Nello "Specchio" del 1915 sembrano apparire soluzioni innovative, sempre con un attenta descrizione dei particolari ed un uso fondamentale del colore, colore che diventa ancor più protagonista ne "L'ebreo rosso" del 1915, con evidenti richiami al cubismo ed una grande qualità pittorica. Le immagini rappresentano poi opere non esposte, a testimonianza delle caratteristiche - ben evidenziate nella mostra - che muovono tutta la pittura dell'Artista, sino al "Matrimonio" di fine carriera.
Il secondo protagonista è Kandinsky, un pittore nato nel 1866 ed autodidatta, pressoché una novità nella storia dell'Arte. Le slides ci mostrano i primi due quadri ("Fiume d'estate" e Fiume d'autunno" realizzati tra il 1901 ed il 1903) molto simili, nei quali Kandinsky ritrae dal vero il paesaggio. Già tuttavia si rileva come alcune pennellate prendano forma autonomamente, particolare evidenziato anche nella terza opera "Autunno" (primi anni 10), dove gli alberi cominciano ad essere non più così definiti. E le forme si liberano nel quarto quadro, "Paesaggio estivo" del 1909: i colori utilizzati sono pressoché gli stessi e le macchie hanno una loro indipendenza espressiva. Nel lavoro successivo "Composizione, Paesaggio" del 1915 ancora presente il paesaggio, di cui tuttavia si intravedono forme indefinite e sui cui il colore domina per dare risalto all'atmosfera e non alle figure.
Il percorso procede con Malevic, con una "natura morta" del 1910. Qui l'Artista strizza ancora l'occhio alla pittura fauvista, con un uso prorompente del colore. Ma già nell'opera successiva "La mucca e il violino" del 1913 è presente il cubismo, le forme si sovrappongono e si frantumano, pur con un'interpretazione personale data dalla raffigurazione "tradizionale" della mucca.
Con il "Suprematismo" del 1915 passa all'astrazione pura per approdare, senza passaggi intermedi, al quadrato rosso del "Realismo pittorico di una contadina a due dimensioni", sempre del 1915. I due colori utilizzati sono assolutamente indipendenti tra loro, la pittura arriva alla radice delle cose attraverso il cervello. Le due opere che vediamo successivamente (il "quadrato bianco su bianco" ed i "quattro quadrati") fanno parte di questo desiderio di astrazione totale, lo stesso che Mondrian esprime - con due linee: orizzontale e verticale, inserite in una losanga  - arrivando ancora più lontano nella ricerca dell'assoluto. Nelle opere successive Malevich perde questo linguaggio così estremizzato, limitandolo a linee di dettaglio (come nel "Ritratto di Nikolaj Punin" del 1933).
L'ultimo artista della mostra è una novità assoluta, sconosciuto persino a Giuliano: Pavel Filonov, che non è mai stato esposto fuori dalla Russia. Filonov ha generato in Collina giudizi altalenanti, sino a portarlo tuttavia ad un apprezzamento della sua tecnica e soprattutto della inconsueta ricerca pittorica, che tende alla "parcellizzazione" della struttura delle cose. La sua è una forma espressiva onirica e quasi maniacale, che contiene un mondo di fenomeni visibili ed invisibili con richiami al cubismo ed al futurismo, che tuttavia distrugge con una frammentazione continua e sempre più esasperata delle immagini ed un uso sapiente del colore. Che Filonov fosse un personaggio fuori dagli schemi lo si rileva anche leggendo la biografia: fedele all'ideologia rivoluzionaria non vendette mai le sue tele, rinunciando persino a mangiare e morendo pressoché di fame.
E' poi la volta di Sergio Gaddi, che ricorda il difficoltoso iter "amministrativo" della mostra annunciando di voler portare a Como, come ulteriore sfida a coloro che "non fanno", Rembrandt e Van Gogh e addirittura un festival del cinema e della letteratura . Il suo modo di "curare" le mostre è in sintonia con il principio che ispira Goldin, che Gaddi prende a modello: "fare quello che piace". Così la scelta delle opere e l'allestimento privilegiano un percorso emozionale, pur con una certa attenzione alla "didattica" che serve a far comprendere l'arte contemporanea. Vede in futuro Villa Olmo come sede permanente di mostre, nella convinzione che nei periodi di crisi la cultura sia un'ottima risorsa anche economica.
Corengia, riallacciandosi a quest'ultimo concetto e complimentandosi con Gaddi per questo ulteriore brillante risultato, chiede se non sia il caso, per l'Assessore, di intraprendere un'ulteriore sfida nel rivitalizzare tutto il patrimonio culturale comasco (razionalismo, Magistri comacini, Musei ecc.), consentendo a Como di essere una vera Città d'arte. Punto un po' sul vivo Gaddi ricorda che prima di lui la cultura era comunque inesistente, tanto che il relativo assessorato era accorpato ad altri di maggior interesse (bilancio, turismo e sport ecc.). Inoltre l'aspetto finanziario è sempre stato penalizzante e a Como è anche più difficile che altrove trovare sponsor: purtroppo le risorse vengono impiegate privilegiando i marciapiedi (che secondo Gaddi non ne avrebbero bisogno). Ritiene di aver dato molto alla "causa" della cultura comasca, gestendo in maniera personale (quindi senza incarichi a terzi) le mostre a Villa Olmo e non dimenticando altri spazi espositivi che pur hanno ospitato interessanti eventi.
Collina fa comunque osservare come si possa, sfruttando l'internazionalità dei movimenti comaschi, realizzare una sorta di "permanente" esportabile ad altri musei, un "pacchetto di scambio" che può offrire maggiori opportunità. Forse Gaddi condivide, perché la sua frase conclusiva è "..attualmente non possiamo dare nulla in cambio"…

Angela Corengia

 

Prossimo Evento


"Sii te stesso a modo mio" Matteo Lancini e Jacopo Boschini
Inizio: 21.05.2024, 20:30
Luogo: Auditorium Collegio Gallio
Nell'ambito del progetto sul disagio giovanile il Prof. Matteo Lancini dialoga con Jacopo Boschini. Serata aperta alla cittadinanza

Calendario Eventi


«   Maggio 2024   »
lumamegivesado
  1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
  

Area Riservata



Bollettini

Segreteria

Lun - Mer - Ven
dalle 9.00 alle 12.00

Rossella Tondù
Tel. 031 264656
segreteria@rotarycomobaradello.it

Riunioni del Club


Tutti i mercoledì non festivi
ore 12:30


Ristorante Antica Darsena
Palace Hotel


Lungo Lario Trieste 16
22100 Como


tel. +39 03123391
fax +39 031303170


Nel caso di riunione effettuata in giorno o ora diversi, l'accoglienza ad eventuali ospiti è garantita dalla presenza di un socio, delegato dal Consiglio.