Una serata al Castel Baradello
13 Mag 2009
BARADELLO1

CONVIVIALE DEL 13 MAGGIO 2009
In anteprima la visita, dopo il restauro, guidati da Fulvio Capsoni e Giovanni Moschioni

Nell'immagine: Giorgio Casati, Giovanni Moschioni e Fulvio Capsoni


Si ritorna a "casa", il nostro Castel Baradello, i cui lavori di ristrutturazione sono ormai ultimati. Certo, non è il progetto originale del nostro indimenticabile Peppo Pierpaoli e dei Capsoni, perché l'hanno vinta i conservatori dell'Archeologica intervenendo sulla Direzione della Sovrintendenza dopo aver ottenuto tutti i nulla-osta. Un vero peccato, a giudizio dei più, un'occasione persa per dare maggior fruibilità alla torre che così ha fatto solo un po' di "maquillage".
Prima di accedere alla visita dell'interno, Giorgio Casati, Presidente del Parco della spina Verde, illustra i lavori effettuati, che renderanno agibile e visitabile il Castello dal prossimo 15 giugno. L'intervento è stato finanziato dall'Unione europea, avendo impiegato tecniche innovative per il risparmio energetico e dalla Regione Lombardia. Si è riqualificato non solo il manufatto ma l'intera area circostante: la Guardia Forestale ha pulito il sottobosco e messo a dimora circa 9000 nuove essenze; sono state effettuate opere di natura idrogeologica e gli scavi hanno messo in luce nuovi reperti di mura e persino una piccola cappella, oggetto di nuove ricerche. L'intervento sul Castello, che è il simbolo del Parco Spina Verde (aggiungerei ..non solo), ha una valenza strategica per il territorio, costituendo meta turistica particolarmente apprezzata ed inserendosi in un percorso che raggiunge, attraverso le Baite e la dorsale delle colline, l'area estrema del parco a Cavallasca. La cascina Respau', di proprietà comunale ed in passato in uso alla Comunità di don Aldo Fortunato, è stata presa in locazione dalla Società del Parco per adibirla a centro didattico al servizio dei boschi circostanti, sui quali verrà ripristinata la coltivazione della vite (finalmente avremo il famoso vino del Castel Baradello, servito a Roma ma sconosciuto a Como!). Tutta la zona verrà presidiata e verrà rivista anche la circolazione stradale per l'accesso, con la chiusura di Via Santa Brigida a Camerlata.
E' poi la volta di Capsoni, che ripercorre la storia geologica del sito a partire dal terziario, in cui si è delineato il solco fluviale e del lago. Nell'era glaciale si formarono gli sbarramenti morenici di Montorfano e Camerata, le cui rocce (molera) furono poi utilizzate per la costruzione della torre. Sul sito si trovano tracce pre-romaniche e poi del periodo romano e nelle mura  sono tuttora inserite antiche pietre (granito e Moltrasio)  recuperate da manufatti di tali periodi. Il sito offrì sempre rifugio in caso di invasioni e divenne punto d'osservazione del sistema di difesa di Como; nel 1158, anno che coincise con l'ampliamento della mura cittadine, Federico Barbarossa lo potenziò con la costruzione della torre e delle strutture circostanti. Nel 1159 ospitò lo stesso Imperatore con la consorte Beatrice di Borgogna, di passagio in città.
Chiude Giovanni Moschioni, il nostro socio che ha studiato il progetto di illuminazione. L'idea era quella di mettere in risalto il monumento utilizzando una buona luce a basso consumo. Entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti, con la realizzazione di un impianto a led con consumi limitatissimi e fasci di luce stretti e direzionali, che consentono una valorizzazione - soprattutto se guardata da lontano - della torre attraverso l'illuminazione degli spigoli. Durante la notte c'è luce alle finestre, quasi a testimoniare una vita all'interno della torre e, curiosità, l'impianto si può azionare da qualsiasi parte del mondo attraverso comandi telefonici. Tecnologia ad alto livello che consente un consumo, a impianto totalmente funzionante, di soli 1,8 kw. (pare che a casa nostra si consumi di più!) e che costituisce un progetto di enorme rilievo per il futuro dell'illuminazione delle Città.
Sulla torre sono stati poi installati una stazione scientifica per il riconoscimento degli incendi attraverso una termocamera ed un microfono che associa i suoni alla provenienza, con lo scopo di "mappare" i rumori cittadini.

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Si sale poi a visitare l'interno della torre attraverso la nuova scala in ferro che, secondo Capsoni, è "anti-panico". Gorini e la sottoscritta, che hanno qualche problema con le vertigini,  dissentono da tale azzardata definizione, preferendo rimanere a guardare dal basso il Castello e dall'alto la Città. Il famoso accesso dalla porta ai piedi della costruzione, progettata dai nostri Soci, avrebbe dato modo anche a noi due di accedere all'interno!
Dopo un'abbondante ed ottima cena al ristorante sottostante, di nuovo - accompagnati da Moschioni - in visita alla torre illuminata: un vero spettacolo. Lungo la scala che porta all'area antistante la torre qualcuno ha pensato di rimuovere alcuni led installati per illuminare il percorso. Poiché il lavoro è stato accurato (sono state riposizionate in loco le viti che trattenevano le lampade), secondo Moschioni il ladro ha cercato di riutilizzarle, collegandole all'impianto di casa. Senza successo, tuttavia, perché la corrente normale è troppo forte e le avrà irrimediabilmente danneggiate!
Magra soddisfazione…

Angela Corengia

 

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