Il programma del nuovo Presidente
01 Lug 2009

CONVIVIALE DEL 1° LUGLIO 2009
All'assemblea dei soci Marcello Campisani illustra il suo anno rotariano

Si ricomincia un nuovo anno con Marcello Campisani alla guida del Club e con Roberta Peverelli ritornata al ruolo di Prefetto.

Doveroso ringraziamento, prima della presentazione del programma, ai Carli Moretti per l'impeccabile organizzazione dell'ospitalità degli amici francesi di Cagnes e Colmar: con l'aggiunta di qualche colpo di fortuna (il clima delizioso della serata dei fuochi all'isola, la banda che li accoglie a Porta Torre) abbiamo davvero fatto un "figurone".
Chi scrive ha seguito con attenzione e puntigliosa trascrizione la relazione di Marcello, un fiume in piena di parole che non avrebbe potuto scegliere altro argomento se non il linguaggio; tuttavia la semplice redazione dell'intervento, pur senza volerlo ma inevitabilmente spogliata dell'"aura campisana" che contraddistingue l'oratoria di Marcello, non sarebbe stata così fedele. Ringrazio quindi il neo-Presidente che è venuto in soccorso con la "sua" relazione.

 

"Il mio programma è tanto semplice quanto ambizioso.
Semplice, perché il tema è quello del linguaggio. Ambizioso, perché tende ad un riformismo rivoluzionario.
Un tempo, in quell'isola continentale che è la Mesopotamia, dove si svolgono le vicende narrate nella Genesi, in una località chiamata Scinar, Dio - si dice - confuse le lingue. Si ebbe cioè quella che, con vocabolo onomatopeico, viene chiamata Babele, dallo sfilacciarsi, in una sorta di ba-ba-bla, dell'idioma prima unico ed universale.
Fu un bene dice qualcuno, perché Dio non può volere il male degli uomini.
Un unico semplice linguaggio basti agli animali. Gli uomini si ingegnino ad apprendere per potersi meglio capire. Lo fece per non deludere gli uomini, che si sarebbero accorti che il firmamento è inabitabile. Volle distoglierli dal vicolo cieco in cui erano andati a cacciarsi, intestardendosi nell'edilizia. Li confuse e li diffuse, dando loro ogni specie di lingue ed alfabeti. Restituì così alle loro molteplici mansioni una generazione di padri e figli che si passavano pietre, mattoni e mestiere. La storia di uomini che, intesi da un ventennio all'edificio-montagna, avevano smesso di innovare per eseguire.
Nel nuovo testamento avremo invece il fenomeno opposto. Morto il Maestro, lingue di fuoco appaiono sui discepoli ed il loro idioma diviene improvvisamente comprensibile a tutti gli stranieri presenti in Gerusalemme. Gli apostoli venivano universalmente capiti, ma non fu più restituita l'unica lingua. Costruiranno tuttavia così la religione cristiana.
Dio sventò in Scinar la pretesa di attingere, per virtù di tecnica, l'universale, la grandezza fasulla di uomini ridotti a maestranze.
Entrambi gli episodi dicono la stessa cosa: la comunicazione costruisce, la non comunicazione demolisce. Noi dobbiamo costruire.
Dunque il tema del mio anno rotariano sarà quello del linguaggio, in tutte le sue forme ed estrinsecazioni: il linguaggio della parola, quello del corpo, il linguaggio della musica, della pittura e di tutte le arti, il linguaggio del deserto, del mare e della natura in genere.
Tutto è comunicazione, il linguaggio è artificio mimetico, dai graffiti dall'età della pietra alla parola densissima ed evocativa di Carlo Emilio Gadda.
Ed il linguaggio serve per capirsi.
Parliamo molto ed in molte lingue, ma in una immensa Babele, in cui non solo non ci comprendiamo più, ma la stessa logica, che dovrebbe essere la corte marziale del ragionamento, ha perso di conseguenzialità; si è ridotta ad una sorta di vaselina che si può spalmare impunemente su qualunque argomento.
Ma, capito il linguaggio, bisogna capire ciò che non dice. Ciò che ellitticamente comunica tacendo. Si chiama intelligenza.
Deriva da inter-legere: leggere cioè fra le righe ciò che non c'è scritto; ciò che il messaggio, ovvero il messaggero, tacendo, consapevolmente o meno, comunque comunicano.
Dapprima era il Verbo, esordisce la Genesi, ma anche alla fine è sempre il verbo, dico io,  sia pure con la minuscola, perché, alla resa dei conti, le parole restano i soli fatti.
Di Gesù uomo, ovvero Dio e figlio di Dio, esistito o meno, resuscitato Lazzaro o no, guariti o no i ciechi e gli storpi, resta concreta reale intensa ineludibile, la sua parola, malgrado ogni tentativo di annacquarla o stravolgerla, magari ad opera delle stesse Chiese che a lui si richiamano.
Ed il service, che intendo almeno varare, si richiama a questo tema, quello appunto del linguaggio.
Ma prima due parole sul concetto di service.
Il service, secondo come lo intendeva Paul Harris, si avvicina, a mio avviso, al concetto teologico di carità, che è tutt'altro rispetto a quello coranico di elemosina.
L'elemosina è uno dei cinque precetti, cui deve attenersi il buon musulmano. L'elemosina è un dare. La carità invece è piuttosto un darsi. Lo spendersi conta più dello spendere.
Se Paul Harris, nel suo concetto di service, avesse inteso limitarsi a praticare, sia pure in grande, l'elemosina, si sarebbe rivolto soltanto a portafogli generosi.
Si è invece rivolto a degli ille e non già a dei quisque.
Ora, a parte il fatto che non è così frequente trovare coniugato un patrimonio sostanzioso ad un nobile cuore, resta di fatto che i fiori all'occhiello del nostro Rotary sono soprattutto quelli in cui ci si è spesi di più, in impegno, dedizione e tempo che non in denaro.
Alludo per esempio all'elisoccorso ed oggi a quanto, in particolare Roberto Dotti ed il nostro Rotary stanno facendo per il Ghana, dove non si dona solo qualcosa, ma ciò che più può essere utile. Ed un pozzo d'acqua lo è forse più di un'ambulanza, che magari sarà utilizzata solo come mezzo di trasporto.
Così dicasi per il progetto della Green Way o per quello "salva un bambino".
Concludendo, se il service è eminentemente uno spendersi, un darsi da fare in direzione del maggior benessere dei meno fortunati e quindi di una maggiore giustizia, uguaglianza, libertà e cioè del progresso della civiltà, che è sempre e soltanto progresso etico, il service che intendo promuovere e che costerà più impegno che non denaro e quello di dare un piccolo contributo per aiutare l'Islam ad uscire dal suo medioevo, liberalizzando ed accreditando la donna islamica.
E ciò sarà possibile fare, senza offendere la suscettibilità di nessuno, ricorrendo magari a docenti donne, che insegnino alle donne arabe l'italiano.
Una lingua è già di per sé una tecnologia ed una ideologia. Comporta una dilatazione della mentalità ed una rivisitazione dei valori. Cesare Bay ci darà una mano, perché le lezioni possano avvenire anche televisivamente.
I primi approcci sono stati per la verità scoraggianti: "E' difficile. E' improduttivo. E' meglio insegnare ai bambini".
Si ma, da noi, i bambini sono sia maschi che femmine, mentre in gran parte del mondo islamico, tuttora immerso nel medioevo, i bambini sono solo maschi.
La donna islamica difficilmente è scolarizzata e ciò la taglia vieppiù fuori da ogni processo decisionale e dialogico. La musulmana è un essere muto. Nel mondo islamico manca una metà del cielo. E sappiamo tutti come uno dei più sicuri metri di misura della civiltà delle istituzioni è rappresentato dalla condizione della donna nella società.
Insegnare alle islamiche la lingua significa avvicinare l'Islam al nostro mondo. E credo che questa sia la più importante opera di civilizzazione e di pace.
Conoscersi è certamente più faticoso che ignorarsi, ma allora anche esistere è faticoso.
Qualcuno, credo Alberto Savinio, aveva osservato che dove fiorisce lo spirito fiorisce anche il femminismo e che "la diminuzione, l'esclusione della donna, che si vorrebbe far passare per austerità di costume e tradizione di prisca saggezza, è semplicemente questione di comoda bestialità." E' pur vero che le donne ci hanno prevaricato, per migliaia di anni, perché detenevano il miracolo della vita. Ma da quando ci siamo accorti che vi contribuivamo anche noi, sia pure per la gallatura di un uovo, non abbiamo più smesso di fagliela pagare.
La religione cristiana, forse la più eticamente evoluta, alla donna ha concesso a fatica l'anima. Si, al Concilio di Nicea, ma una più piccola.
Cerchiamo dunque, individualmente e collettivamente, malgrado ogni contraria ideologia, di riscoprire e di difendere l'umana uguaglianza, fonte di ogni pacificazione.
Il nostro Club manderà avanti il programma di aiuti al Ghana, con nuove iniziative.
Istituzionalizzeremo alla grande la lezione aperta.
Vareremo le lezioni di italiano come meglio sarà possibile.
Continueremo a collaborare nella realizzazione della Green Way, che, pur con qualche affanno, sta ora procedendo bene.
Devo dire, da quel poco che ho frequentato il distretto, che il Rotary è una grande e potentissima istituzione e vorrei che qualcuno di noi se ne occupasse.
Del nostro club solo Federico Mantero, che io sappia, è stato Governatore. Vorrei che qualcuno dei giovani studiasse da governor, perchè l'istituzione si va burocratizzando e comincia a soffrire un po' di elefantiasi ed anche ad essere un po' troppo dispendiosa.
Credo invece che il compito specifico di un Presidente di Club sia quello di coinvolgere tutti i soci, raccogliendo in particolare i segnali di disaffezione e stanchezza e trasformarli in opportunità.
Abbiamo corso il rischio di perdere una vera e propria macchina da guerra, quale Piero Merlotti, che è un supporto preziosissimo e bisognerebbe inventarlo se mancasse, ma che comunque oggi sa bene che anche il progetto che più gli sta a cuore potrà venire realizzato solo se raccoglierà il consenso del Consiglio in carica.
Qualcuno direbbe: "E' la democrazia bellezza !"
Riccado di Bona ci ha dato le dimissioni. Le ho intercettate e confido di recuperarlo. Ma ciò sarà proficuamente possibile solo coinvolgendolo in qualche significativa intrapresa. Spesso ha ottime idee, anche se bisogna poi preoccuparsi di contribuire concretamente alla loro realizzazione.
Molte cose bollono in pentola. Sono ovviamente aperto ad ogni progetto volto a liberare ed espandere, piuttosto che a  chiudere e delimitare. La cassa sociale langue, ma sono del tutto contrario a far lievitare la quota associativa. Ciò comunque non dovrà mai avvenire se non per consenso assembleare, ma giammai per decisione del Consiglio, né tantomeno del Presidente.
Mi aspetto un contributo di idee. La fantasia è la regina della possibilità e delle facoltà, imparentata con l'infinito e nemica della rassegnazione.
Il Rotary è una scommessa in primo luogo di civiltà e la civiltà è una forza più forte della stessa violenza. Non intendo sovvertire né i principi né le regole fondamentali dell'associazione. Non incursioni quindi nel campo della politica o della religione. Ma qualcosa anche in tali ambiti occorrerà dire, sia pure con sorvegliata eloquenza. Dobbiamo cioè anche preoccuparci del nostro particulare, ed in primis nella salvaguardia del territorio. Il discorso è lungo, mi spiegherò forse meglio con un esempio: io non avrei avuto come motto "La città è bella", col punto interrogativo piuttosto che quello esclamativo. Avrei polemicamente chiesto "Perchemmai la città deve diventare meno bella?".
E' chiaro che nulla si fa senza un po' di ribellione. Così Prometeo nel mondo pagano. Così Adamo ed Eva nel mondo cristiano. Che ci avremmo fatto  per millenni nel paradiso terrestre? Smettiamo di conculcare le ragioni dell'anima e vediamo di adoperare di più l'emisfero cerebrale destro, quello preposto al dialogo con gli dei.
Mi pare legittimo ambire a programmi nuovi, non solo nei fatti, ma nelle fibre intime e spirituali.
Mi aspetto il Vostro contributo.
Auguro a tutti di essere nuovi come il futuro e radiosi come l'aurora.
Vi abbraccio. "

Marcello

Il primo intervento è di Damiano Cattaneo, che ritiene utile conoscere il programma degli altri Club: ha l'assicurazione che si provvederà non appena ci si coordinerà con le relative segreterie. Scolari condivide l'esigenza e suggerisce di inserire, nell'informativa, anche le iniziative del Mendrisiotto e della Commissione insubrica. Corengia precisa che queste informazioni verranno inserite anche nel sito internet e Campisani sottolinea la necessità di "entrare" negli organi di stampa in modo sistematico.
Franco Brenna aggiorna poi sul service "Rotary Green-way": è stata indetta in Provincia una riunione con i 21 Sindaci del territorio interessato, oltre a 4 Presidenti di Enti Parco ed ad altre pubbliche Autorità, per la presentazione del tracciato, di 44 chilometri circa, da Appiano a Erba. Il costo di realizzazione è di 1,5 milioni di euro, mentre quello per il progetto definitivo (non esecutivo) a carico dei cinque Club del Gruppo Lario è di 40.000 euro in quattro anni. L'iniziativa passa ora sotto l'egida delle Amministrazioni locali, anche per la connessione con i progetti delle tangenziali ed i relativi finanziamenti.
Per quando concerne il service "Salva un bambino", nel corso della prossima conviviale il nostro Alfredo Caminiti, team leader del progetto con Pietro Cantone dell'Ospedale S.Anna, consegnerà alle quattro scuole dove si sono svolti i corsi di PBLS (Pediatric Basic Live Support) organizzati quest'anno, i manifesti - aggiornati con le modalità di utilizzo del defibrillatore - sponsorizzati dalla Mellin.
L'anno che abbiamo davanti sarà, come sempre peraltro, intenso e sicuramente interessante. Ma, come Marcello chiede, dovremo "pedalare tutti": avremo più di un mese di "sosta" per allenare muscoli e coltivare idee e a settembre la macchina sarà sicuramente pronta a ripartire.

Angela Corengia

 

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