In battello all'Isola Comacina
22 Lug 2009

CONVIVIALE DEL 22 LUGLIO 2009
La visita guidata da Sergio Lazzarini e Michele Pierpaoli

La tradizionale "gita" in battello estiva ha come meta l'Isola Comacina. Naturalmente, grazie ai nostri appoggi ad alto livello ormai consolidati, la serata è splendida e la navigazione perfetta. Siamo scortati, nell'ultimo tratto, dal motoscafo di Franco Brenna che trasporta un drappello di VIP, a cominciare dal Sindaco di Ossuccio Giorgio Cantoni, che è anche Presidente dell'Unione dei Comuni della Tremezzina,.
Prima tappa, dopo il percorso a lago che costeggia il porticciolo, in un degradare di prati e piante di olivo la Chiesa di San Giovanni, davanti alla quale sostiamo per il saluto del Sindaco e l'invito orgoglioso ad ammirare la bellezza dei luoghi, dominati dalla Madonna del Soccorso che l'Unesco ha dichiarato "Patrimonio dell'Umanità". Si sta lavorando molto, sull'Isola, per il recupero dei siti di rilevanza storico-archeologica, grazie anche al contributo della Fondazione Cariplo. L'obiettivo dell'Amministrazione è entrare nel circuito turistico e, in tutta onestà, molti di noi si augurano, mentre il Sindaco parla, che non arrivino orde di gitanti a guastare la pace di questi luoghi. Cantoni, ma ancor più Lazzarini, ripercorrono poi velocemente la storia dell'isola, dalle prime fortificazioni costruite dai Galli e poi dai Romani. Una curiosità: l'isola fu adibita ad isolamento dell'adiacente lebbrosario di Spurano (cura degli spurii). Nel VI secolo passò sotto il dominio bizantino, per poi essere occupata dai Longobardi. 
L'Isola fu anche al centro di vicende religiose, con la probabile presenza di Sant'Abbondio
e con Agrippino, che la scelse invece come centro della sua attività e dove volle pure essere sepolto.
Proprio Agrippino fece costruire e consacrò probabilmente la chiesa che dedicò a santa Eufemia, la stessa Santa cui era dedicata la Chiesa dove si tenne il  il IV concilio di Calcedonia (dove Abbondio fu protagonista) e che divenne simbolo dello scisma.
Alla fine del primo millennio l'Isola fu al centro di vicende internazionali e rasa al suolo nella lotta tra i seguaci di Berengario ed il Vescovo di Como, Waldone, alleato di Ottone di Sassonia. Dopo la vittoria dei milanesi, con la disfatta completa di Como e l'alleanza della Città con Federico Barbarossa, l'Isola venne distrutta dalle fondamenta, rasa al suolo e i sassi dispersi nel lago affinché non potesse essere ricostruita. Il vescovo Vidulfo la scomunica e con un decreto imperiale Barbarossa conferma il divieto alla ricostruzione: "Non suoneranno più le campane, non si metterà pietra su pietra, nessuno vi farà mai più l'oste, pena la morte violenta". Ecco spiegato il rito turistico-propiziatorio cui assisteremo poi alla locanda. Da allora l'Isola Comacina non fu più abitata e solo nel XVII secolo si costruì la chiesetta dedicata a san Giovanni.
Originariamente  patrimonio del Vescovo, l'Isola passò poi a diversi proprietari sino a che, nel 1919, venne lasciata in Eredità al Re del Belgio, per poi essere restituita allo Stato attraverso un Ente con a capo il Console del Belgio e il presidente dell'Accademia di Brera. Lo scopo era di costruire un villaggio per artisti e un albergo, ma non fu mai realizzato se non limitatamente alla locanda ed alle tre costruzioni progettate da Lingeri che poi visiteremo.
Sergio si sofferma in particolare sull'attività di recupero dei siti che lo videro giovane "scavatore" a collaborare con l'Archeologo Mario Mirabella Roberti. Accanto alla Chiesetta barocca di San Giovanni (XVII secolo), che contiene al suo interno resti di murature romane e tardoromane, parte di fondazioni di una cappella romanica e resti di un battistero (mosaico) del V secolo, si possono individuare i resti della basilica di Santa Eufemia dell'XI secolo, di pianta a tre navate absidate con cripta. Sull'isola si possono poi vedere i resti delle chiese di Santa Maria del Portico (XII secolo), di San Pietro in Castello e dei Santi Faustino e Giovita, le uniche rimaste delle nove esistenti prima della distruzione da parte dei comaschi nel 1169.
E' poi Michele Pierpaoli, che ci fornisce addirittura una copia di disegni e fotografie, che ci illustra la parte architettonica più recente dell'Isola. Quando questa passò all'Ente costituito dal Console Belga e dal Presidente dell'Accademia,  venne indetto (nel 1921) un concorso per realizzare le finalità dell'Ente stesso: costruire case per artisti e servizi correlati, oltre ad un albergo. Parteciparono 21 Architetti, ma non vi fu esito alcuno. Dopo un progetto di Frigerio del 1926 (irrealizzato), fu la volta di Pietro Lingeri (1932), che era in contatto con i razionalisti e con numerosi astrattisti. Lingeri progettò undici case di artista, sovrastate da un albergo con annesso campo da tennis. Il suo studio comprendeva una nuova viabilità e le case  prevedevano sia un atelier dove lavorare che una zona abitativa. Il programma non fu mai realizzato in toto, perché nel 1938 Lingeri ebbe l'incarico di edificare solo tre unità. Trovò una soluzione più mediata tra il razionalismo puro e l'architettura locale, che ben conosceva in quanto originario di Tremezzo, soprattutto nell'uso dei materiali.
Nel 1970 il nostro Giuseppe Pierpaoli ricevette l'incarico dall'Accademia di Brera per la sistemazione dell'isola e delle case. Peppo ci lavorò, ma per mancanza di fondi il suo progetto non venne mai realizzato.
Michele cede quindi la parola all'Architetto Ferruccio Fasoli, attuale responsabile dei lavori di recupero ambientale e di restauro degli edifici esistenti sull'isola. La cronica carenza di fondi, che ha impedito nel secolo scorso qualsiasi intervento, si è risolta con un finanziamento AQST (Accordo quadro sviluppo territoriale) della Provincia di Como che consentirà numerose opere: la creazione di un Antiquarium dedicato ai reperti dell'isola (nell'antico Ospedale di Stabio a Ossuccio), la valorizzazione del monastero dei Santi Faustino e Giovita con annessa casa di un custode, un intervento sulle case Lingeri e un recupero ambientale. Il progetto prevede la realizzazione di un parco pubblico a pagamento, i cui introiti dovrebbero consentire l'ordinaria manutenzione dei luoghi. Due villette saranno poi destinate ad artisti belgi (una per Valloni ed una per  Fiamminghi) ed una ad artisti italiani. Il restauro delle stesse è seguito dal Politecnico di Milano e si limita ad un intervento conservativo.
La visita ci consente di apprezzare (anche se modifiche successive alla realizzazione hanno in parte mutato il progetto originario) alcuni dettagli di pregio ideati da Lingeri come il tetto, per esempio, che converge verso l'interno per non essere visibile dal lago.
Lungo il percorso per raggiungere la locanda qualcuno si sofferma a visitare la Chiesa di San Faustino e Giovita, in fase di restauro, mentre i più.. affamati si precipitano a prendere posto ai tavoli. Dopo cena il tradizionale ed immutato rito del fuoco "celebrato" dall'attuale gestore della locanda (ci si ricorda tutti però del mitico Cotoletta!), che vuole esorcizzare la malasorte toccata a chi ha osato "sfidare" la scomunica e i cui nomi vengono proferiti senza alcun riserbo. Il ritorno in battello, sul lago che è un olio, conclude la splendida serata e ci accompagnerà, per le prossime vacenze, l'augurio del Presidente Marcello: "Ovunque andiate, abbiate con voi un pensiero, un paesaggio, una donna.."
Buone vacanze a tutti, anche alle Signore che, sono certa, nelle intenzioni di Marcello possono portare ..un uomo.

Angela Corengia

 

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