La gestione delle malattie cardiache nella Regione Insubrica
25 Nov 2009

CONVIVIALE DEL 25 NOVEMBRE 2009
Il Workshop organizzato dalla Commissione insubrica analizza le prospettive del terzo millennio
Relatori i Professori rotariani Jorge Salerno e Francesco Siclari; moderatori Professor Giovanni Binaghi e Gianluca Botto.

La serata, organizzata dalla Commissione Insubrica grazie anche ai nostri Fulvia Bianchi e Massimo Scolari, ospita il "fior fiore" della cardiologia insubrica. Oltre ai due Relatori, i Rotariani Jorge Salerno dell'Università dell'Insubria di Varese e Francesco Siclari, Primario della divisione di cardiochirurgia al Cardiocentro di Lugano, sono presenti il Professor Giovanni Binaghi, pioniere della cardiologia Lombarda, il Dr. Carlo Campana, Direttore del dipartimento di Cardiologia e Unità coronarica dell'Ospedale sant'Anna di Como ed il nostro Gianluca Botto, oltre a qualche cardiologo proveniente da altri Club dell'Insubria.
La serata è introdotta da Enrico Mascheroni del R.C. Mendrisiotto, che ricorda le finalità della Commissione  Insubrica, di cui è una delle anime: affrontare tematiche riguardanti il "qua e là della frontiera". E' poi Botto a presentare il professor Binaghi, uno dei suoi "Maestri" - con il professor Siclari -, che ci intrattene nell'attesa che gli inevitabili problemi del computer vengano risolti. Binaghi ricorda la sua formazione, sviluppatasi interamente in Lombardia e la carriera medica di ben mezzo secolo, nel corso della quale ha assistito a progressi  che nel campo sono stati superiori a quelli di tutti i 1000 anni precedenti: negli anni 60 la cardiologia era ancora curata come una branca della medicina, nel 2001, a fine attività, aveva a disposizione mezzi diagnostici infiniti. Dalla fine degli anni 70 la cardiologia divenne specialità a se stante a Varese, in anticipo su tutti gli altri ospedali dell'Insubria; la cardiochirurgia fu introdotta nel 1980, unitamente ad una attività didattica. Qui vennero preparati anche molti di quelli che poi sarebbero diventati protagonisti al Cardiocentro di Lugano, la struttura d'eccellenza al di là del confine, e al Sant'Anna di Como, oltre agli altri ospedali che creano una rete ben organizzata sul territorio. Non venne introdotta la chirurgia dei trapianti per scelte ben precise, ritenendo che tali interventi debbano essere praticati in pochi centri di elevata qualità. Riferendosi alle prospettive future, Binaghi rileva come l'aumento della spesa sanitaria renda necessaria la messa a punto di sistemi che ne riducano l'incidenza, al fine di garantire a tutti il diritto alla salute. Tra questi interventi la possibilità di spostare molte cure di patologie croniche al domicilio dei pazienti  e la riduzione delle liste d'attesa con maggiori convenzioni con le strutture private.
E' poi la volta del Professor Salerno, che ha preso il posto di Binaghi - quando questi lasciò per raggiunti limiti d'età l'Ospedale e l'Università di Varese - trovando un gruppo di lavoro estremamente valido. Il punto di maggior interesse ed obiettivo di sviluppo  su cui si sofferma Salerno è la didattica, grazie anche alla scuola di specialità in Cardiologia in collaborazione con il professor Moccetti - direttore del Cardiocentro di Lugano - e con altri Centri.  Dopo la specializzazione è stata istituita, a Varese, una super-specialità (Master di secondo livello in elettrofisiologia ed elettrostimolazione) e ne seguiranno altre, affiancate dai numerosi convegni organizzati annualmente. Recentemente è stato creato il centro ITASCA per lo studio delle malattie cardiovascolari.
Il professor Siclari è cardiochirurgo del Cardiocentro di Lugano ed apre la sua relazione con i dati sulla mortalità conseguente alle patologie cardiovascolari, prima causa di morte. Ribadisce come, dagli anni cinquanta ad oggi, l'evoluzione della materia sia stata rapida, arrivando allo studio della struttura genetica che si sta portando avanti attualmente. Malgrado ciò, sia la prevenzione che la cura devono progredire e non confortano i dati che vedono l'Italia al 17° posto nel mondo per rapporto spesa sanitaria/Pil, con l'8,7%; ai primi tre posti USA, Francia e Svizzera. Il Canton Ticino, che per ragioni territoriali gode di una certa autonomia rispetto alla Confederazione, si appoggiava - prima dell'apertura del cardiocentro di Lugano - all'Ospedale di Varese per le emergenze  o a quello di Zurigo per gli interventi programmati, con disagi sia di ordine burocratico (Stati diversi) che organizzativo risolti solo con la struttura autonoma realizzata grazie al lascito di un benefattore. Buona, in complesso la rete ospedaliera in Ticino, con quattro Ospedali; la sanità è finanziata in parte da contributi solidali ed individuali ed in parte da tasse cantonali. A Lugano si effettuano interventi innovativi con tecniche non invasive; in collaborazione con Zurigo si approfondiscono le ricerche in campo genetico (cellule staminali che possono curare il tessuto cardiaco) e nell'assistenza ventricolare in alternativa al trapianto. Le professioni del cardiochirurgo e del cardiologo, ben delineate sino ad ora, si stanno progressivamente avvicinando con le tecniche mini-invasive; proficui gli scambi scientifici tra i centri esistenti sul territorio dell'Insubria. Continua poi, su sollecitazione di Botto, evidenziando che sotto il profilo organizzativo la collaborazione tra Italia e Svizzera, soprattutto in termini di assistenza ospedaliera, è ancora piuttosto problematica per effetto di norme non coordinate, sulle quali tuttavia la Regione Lombardia sta lavorando. Non così evidenti, invece, i problemi in fase formativa, dove gli scambi sono meno complicati.
Mascheroni pone poi l'accento sul futuro delle nano-tecnologie applicate al settore della cardiochirurgia, evidenziando tuttavia quanto il difforme finanziamento alla ricerca crei squilibri tra l'Italia e la Svizzera. In Italia - come precisa Siclari - le sovvenzioni sono unicamente erogate a poli universitari, mentre in Svizzera la distribuzione di fondi è in funzione di progetti concreti.
Malgrado tutto ciò Salerno è convinto che la sanità italiana, nella media generale, sia la migliore al mondo nonostante il ridotto apporto di risorse economiche. Molto del "parlarne male" è riconducibile ai media, che pongono l'accento solo sugli aspetti negativi senza mai citare le eccellenze ed i risultati brillanti. Alla carenza di risorse sopperisce, in parte, il volontariato, di cui il territorio è molto ricco.
Il Dr. Carlo Campana interviene poi per sottolineare la necessità di trasferire un messaggio forte al mondo politico affinchè regoli i rapporti tra i due Stati, così come ha fatto la Regione Trentino con l'Austria e la Carinzia per un polo comune per i trapianti.
Gandolfi espone quindi la sua esperienza di medico transfrontaliero, operando anche in Ticino. Ritiene i medici italiani molto bravi ma poco organizzati, come tutto l'apparato sanitario, a differenza di quelli Svizzeri che godono di normative più semplici e strutture più efficienti. E' quindi molto ottimista sull'evoluzione delle capacità personali, mentre vede l'integrazione più difficoltosa proprio per effetto delle barriere burocratiche.
La conclusione al Decano professor Bignami, il "Saggio" della serata: le prospettive per il terzo millennio sono rosee, sia per l'Italia che per la Svizzera. Le eccellenze ci sono, ma bisogna ripensare come sostenere la bontà delle cure senza gravare sul malato. Importanti sono i fondi alla ricerca, che vanno tuttavia mirati verso progetti strategici in un ampio quadro d'insieme.
Serata molto interessante con la focalizzazione dei problemi della cariologia da due punti di vista diversi ma con soluzioni analoghe; soprattutto ci conforta sapere che possiamo contare sui migliori specialisti in materia nel raggio di pochi chilometri. Lo sguardo corre inevitabilmente al nostro Socio onorario Mario Landriscina, che ci può garantire trasferimenti "volanti"!

Angela Corengia

 

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