Il linguaggio eno-gastronomico
16 Giu 2010

CONVIVIALE DEL 16 GIUGNO 2010

Mario Battistini e Enzo Pomentale ci accompagnano nel mondo del gusto

Trasferta in Brughiera, al noto ristorante Tarantola di Appiano Gentile, per un interclub con gli amici del R.C. Appiano e della delegazione lariana dell'accademia della cucina. La serata, organizzata da Franco Brenna, è un viaggio nella buona cucina e nella degustazione dei vini con l'aiuto di Mario Battistini, enologo - a livelli elevati tanto da scrivere per prestigiose testate del settore -  per passione.

Dopo i delicati antipasti, accompagnati da un Prosecco di Valdobbiadene del quale Battistini ci dice tutto, dalle 20.000 bottiglie prodotte al metodo che non prevede fermentazione in bottiglia ed all'aroma di mela verde e pera, il risotto "arricchito" con burrata e pesto è servito con un Vermentino di Bolgheri, ottenuto "in purezza" (cioè senza aggiunta di altre uve). Nasi dentro i bicchieri a cercare di trovare le "note di banana".
Con il maialino da latte al mirto e una squisita composta di peperoni allo zenzero (abbastanza simile a quello che le mamme chiamavano "peperonata") un Bacca rossa dal colore forte e dal profumo di spezie, pepe nero e chiodi di garofano, per chiudere con un Moscato rosato (di cui potremmo avvertire i richiami a lamponi e fragoline di bosco), che accompagna pesche e lamponi con ciuffi di gelato al pistacchio e "schiuma di panna all'arancia leggermente candita".
Già i nomi delle portate sul menù sono espressioni fantasiose che contribuiscono ad arricchire forma e sostanza di quello che viene servito, ma è poi il nostro Enzo Pomentale, qui in veste di Presidente della delegazione lariana della cucina, che ci accompagna in una dotta analisi del linguaggio, appunto, della scienza culinaria.
Il primo messaggio che sottolinea è sociale: il cibo sconfigge il principale nemico dell'umanità, la fame. Dal mito del paese del Bengodi, dove si legano le viti con le salsicce, le cene pantagrueliche sono una forma di esibizione di ricchezza. Nel periodo medioevale al cibo si aggiungono le spezie, costosissime e quindi non solo simbolicamente riconducibili all'agiatezza. Con il finire del pericolo della fame, il cibo non è più esibizione di opulenza. Oggi si cerca la creatività, l'idea sembra prevalere sulla sostanza, come salta all'occhio leggendo improponibili menù costellati di diminutivi e di nomi altisonanti.
C'è poi un messaggio eco-ambientalista, a volte un po' terroristico: OGM, pesticidi, cibi cancerogeni ecc., più frutto di informazioni sbagliate o non date che di pericolo effettivo per la salute. Mangiamo ogni giorno cibi geneticamente modificati (con cesio radioattivo), come i pompelmi rosa o i mandaranci senza semi e, a seconda delle mode, divengono pericolosi per la salute il parmigiano, il basilico.. persino l'acqua. Forse, ma - se anche così fosse - tutto è legato alla quantità. Sul cibo a "km0", ultima novità degli ambientalisti, nessuno ha ancora fatto osservare che l'agricoltura (quindi l'economia) si basa anche sull'esportazione e che le tante auto delle "massaie", che vanno a cercare i prodotti - non sempre fuori casa -, inquinano forse più del singolo autotreno. Una frecciatina anche per la "bio-diversità": nulla, di quello che abbiamo mangiato questa sera, è autoctono!
Morale: con un po' di buon senso (ma bisognerebbe averlo), ci si puo' destreggiare nel mondo meraviglioso dei cibi senza diventare "integralisti" gastronomici e privarci del gusto di "mangiare bene".
Un ultimo commento poi per Mario Battistini, che ci fa notare che abbiamo potuto assaggiare vini di nicchia estremamente apprezzabili, ma il vino buono è sostanzialmente quello di buona qualità che piace. Bisogna saper privilegiare i produttori seri, che curano la rigorosità delle culture e l'igiene, evitando sia i vini prodotti chimicamente che quelli che hanno prezzi esorbitanti, condizionati dai giudizi delle Guide.
Un vino importante sarà per una serata o per un'occasione importante, altrimenti vini onesti di buon prezzo. Conclude con due citazioni: "La vita è troppo breve per bere vini mediocri" (Goethe) e "il vino è la poesia della terra" (Soldati).
Come ultimo saluto Franco Brenna ci presenta Tarantola, decantandone la bravura sia nella scelta degli ingredienti che nella cura in cucina e nelle preparazioni fantasiose, ringraziandolo anche per l'ottimo rapporto qualità/prezzo. "..Ma non è il prezzo che faccio di solito.." precisa quasi sottovoce Tarantola.
Dopo tutto il vino che è stato servito, speriamo che fuori non ci sia ad aspettarci "la prova del palloncino". Altrimenti sai quanti SUV sequestrati!

 

Angela Corengia

 

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