Visita all'osservatorio astronomico del Monte Calbiga |
16 Lug 2010 | |||
CONVIVIALE DEL 16 luglio 2010 E lucevan le stelle… Trasferta al fresco dei 1600 metri, ben organizzata da Tiziano Zappa con il coinvolgimento del Gruppo Astrofili Lariano. È la seconda delle tre serate esterne di luglio, all'insegna della cultura e dell'amicizia, ovvero "del piacere di stare insieme". Questa è la cronaca spicciola della giornata. Che comincia alle sedici con la partenza dei primi partecipanti dal torrido parcheggio Bennet. Dopo poco più di un'ora arrivo in quota al Rifugio Venini, dove troviamo i coniugi Mantero e Tavana con il giovane figlio Francesco. Poco dopo arriva, solo, il signore della Valle, il Damiano absburgico gentiluomo, cultore d'ogni storia e conoscitore d'ogni luogo. Mezzora a piedi, andiamo a trovare i resti di alcune postazioni della Linea Cadorna, la linea di difesa del confine approntata nel 1915/17 contro una possibile invasione tedesca attraverso la Svizzera. Per la cronaca, anche i piani segreti dello Stato Maggiore elvetico contemplavano l'invasione della pianura lombarda, nonché dell'Ossola e della Valtellina (già possessi dei Confederati). Prima mossa l'occupazione di Como. La Linea Cadorna venne armata solo in qualche punto e per poco tempo, ma ci ha lasciato una efficiente rete di strade montane e mulattiere, costruite con il lavoro e la fatica di truppe territoriali e di civili militarizzanti, tra cui donne e ragazzi. Mentre cala il sole e l'aria si raffresca, torniamo pigramente al Rifugio. Dove è rimasta la Patrizia segretaria, costretta (indovinate da chi) a lavorare al computer, nell'angolo di un tavolo ingombro di torte. Mentre il presidente continua ad agitarsi nella cura di ogni dettaglio, arrivano alla spicciolata le auto di tutti gli altri. Ultima la papamobile Brenna, scoperta, la piccolina un po' infreddolita, rannicchiata sul sedile posteriore. Media equipaggio due persone, come raccomandato per portare meno vetture in colma… Tutto bene, comunque. Buone le presenze dei soci ed affini. Come al solito sono molto pochi i giovani delle ultime leve. Bisognerà parlarne. Due lunghe tavolate ci accolgono, gomito a gomito per far posto agli ultimi ritardatari. Classico menu di baita. Le portate servite a ritmo incalzate. Da bravi rotariani non ci lamentiamo. Disinvolto e brillante, Eugenio snocciola nomi, date e programmi. Un prefetto perfetto. Introdotto dal nostro, il presidente degli astrofili, l'amico Luca Parravicini, tiene una breve introduzione sulla storia del gruppo, la costruzione dell'osservatorio, quel che vedremo in cielo, come dovremo comportarci. Poi tutti fuori, dieci minuti di salita all'osservatorio mentre scende il buio. A gruppi entro la cupola e all'esterno - dove sono piazzati due strumenti - osserviamo a turno la luna, Saturno e quant'altro. Con le pazienti spiegazioni degli astrofili, che rispondono anche alle numerose domande. Mi stupisce la conoscenza che parecchi dei presenti hanno di cose celesti. È notte quando scendiamo al Rifugio e poi all'afa del piano, dopo un ultimo sguardo alla volta stellata. Che non è più il cielo luminoso della mia gioventù, proprio da queste parti. Ora c'è qualche aereo in più (non negli anni della guerra!), qualche satellite artificiale, ma manca qualche miliardo di stelle. In basso, in fondo al cono nero del Perlana, un lembo di lago e le luci della riva di Campo. La Tremezzina, caro Franco, sta diventando ormai la nostra seconda sede. Camillo Vittani L'osservatorio si trova a 1600 metri di quota ed ha un impatto ambientale minimo perché si trova in una trincea della prima guerra mondiale: solo la cupola - che ha un diametro di 4 metri - è visibile all'esterno ed è situata sotto il profilo della montagna.
|