Riflessioni sulla Pasqua
20 Apr 2011
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CONVIVIALE DEL 20 APRILE 2011
La benedizione pasquale di Don Giovanni Illia

Nell'immagine: Don Giovanni Illia con Roberto Dotti


Prima della tradizionale benedizione pasquale, il Presidente mette ai voti la proposta del 2040 di portare a tre i Distretti lombardi, rispetto agli attuali due. L'Assemblea, che ai fini delle decisioni prese ai vertici è unicamente consultiva, approva con 27 voti favorevoli, tre contrari e due astenuti. Tra le motivazioni degli oppositori, peraltro manifestate a votazione conclusa, ci sono la "parcellizzazione", che farebbe lievitare i costi di gestione e la "provincializzazione", con la costituzione di un solo distretto per i Club milanesi.
E' Don Giovanni Illia, il Sacerdote responsabile dei pellegrinaggi diocesani, che ha accompagnato il nostro gruppo in Israele, a portarci quest'anno qualche riflessione sulla Pasqua.
Pasqua è passaggio dalla morte alla vita, compiutosi nella resurrezione di Gesù che, secondo San Paolo, rende possibile la fede e sta alla base di tutta la dottrina cristiana. La nostra Religione non è tanto complessa, secondo Don Giovanni, dal punto di vista morale, non discostandosi sostanzialmente dalle indicazioni morali di altre espressioni religiose; più difficile è credere all'incontro con Gesù risorto, che continua a vivere in noi, che ci invita  a un rapporto costante con Lui.
Dove incontrare Gesù risorto? Nella Chiesa quale espressione di vita comunitaria e nei Sacramenti, che non sono atti da interpretare in maniera pagana, cioè pensando ad un Dio lontano che si cerca - invano - di avvicinare, ma vivendoli come la presenza stessa del nostro Dio, che ci fa passare dalla morte alla vita.
La Resurrezione può e deve compiersi  nella nostra vita con quattro modalità:
-    la resurrezione dell'intelligenza, cioè il connubio tra fede e ragione che porta allo sviluppo di una piena coscienza cristiana della realtà. All'origine della nostra Fede c'è chi ci ha dato la vita, pertanto è insensato opporre fede e ragione;
-    la resurrezione della volontà, dopo tutte le prove cui la vita ci sottopone si deve essere capaci di volontà nuova;
-    la resurrezione nella dimensione affettiva, agendo per chi si ha  vicino ma non solo, perché ciascuno di noi fa per quello che ama;
-    la resurrezione morale, che ci consente di affrontare scelte positive - o che non ci piacciono - anche in situazioni difficili.
Risorgere con Cristo, quindi, senza la paura di pensare, senza contestare la prospettiva di riuscire a far convivere Fede e Ragione. I giovani oggi mirano spesso al basso, non hanno struttura di "persona": educare alla Fede significa portare il cuore a risorgere per ritrovare valori e comportamenti positivi, per poter guardare con speranza verso il futuro.
Don Giovanni conclude sottolineando l'importanza del nostro service in Israele, ringraziando per la bella esperienza vissuta e per il desiderio di essere vicini a chi vive con grande difficoltà.
E' Dotti ad aprire gli interventi, curioso di conoscere il pensiero di Don Giovanni circa "il presunto miracolo" di Maccio. E' molto cauta la risposta del Sacerdote, che si limita alla constatazione dei fatti: ha potuto parlare, insieme con altri Preti presenti,  con l'uomo che ha rivissuto la passione e la crocifissione - Gioacchino -, il quale ha citato anche cose che difficilmente avrebbe potuto conoscere attingendo a una sua personale formazione. Due sono le modalità del fenomeno: le manifestazioni "pubbliche", che erano "private" prima del 2010 e continuano ad essere quotidiane e private e gli scritti di questa persona, che lasciano allibiti in quanto farebbero pensare ad una preparazione biblica e teologica che difficilmente potrebbe avere.  Questa è quindi la situazione, sicuramente anomala per noi, anche se nel mondo ve ne sono moltissime. La Chiesa infatti ha frequentemente notizia di eventi "soprannaturali" e ne ha già studiati 1000 ed esclusi circa 800, mentre 200 sono ancora allo studio. Sicuramente sono fatti che fanno pensare e che costituiscono forte richiamo per la Parrocchia; non si può parlare di voglia di protagonismo,  perché Gioacchino è una persona umile, stupita di quanto accade e che non chiede nulla per sé. Un particolare curioso: al termine delle "manifestazioni" Gioacchino saluta il Papa, Padre Pio, Suor Faustina e per ultimo Don Enrico Verga, il Parroco defunto di Maccio; il vero "miracolo", secondo Don Giovanni,  è la grande atmosfera che si crea nel Santuario quando si prega e ci si sente davvero vicini a Dio.
La conclusione è di Gandolfi, che ritiene predominante non tanto la Resurrezione che viene dal basso (attraverso la volontà o l'intelligenza) quanto ciò che ci arriva da Dio, il vero miracolo di Fede che oggi forse manca.
Buona Pasqua a tutti!

Angela Corengia

 

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