Il federalismo italiano e svizzero a confronto
15 Giu 2011
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CONVIVIALE DEL 15 GIUGNO 2011
Il Professor Ettore Albertoni e l'Avvocato Marco Borradori ospiti dell'interclub con il Gruppo di lavori insubrico e il R.C. Como

Nell'immagine: Ettore Albertoni, Liliana Ravasi, Roberto Dotti e Marco Borradori


Pienone in Sala Bianca al Sociale (con aggiunta di tavoli in extremis a causa di quelli che si ostinano a non prenotare creando problemi agli organizzatori) per l'Interclub con gli amici del R.C. Como e del Gruppo di lavoro insubrico.
Il saluto è di Filippo Arcioni, che lascia la Presidenza del G.L.I. e ne riassume l'attività. Nato per abbattere le frontiere tra l'Italia e la Svizzera e per promuovere la conoscenza reciproca, ha promosso progetti con contributi della R.F. e del Distretto in tre ambiti: l'alfabetizzazione, l'assistenza ai malati terminali e quella ai malati psichici, attraverso le Associazioni del settore sovente presiedute da Rotariani.
I lavori della serata vengono poi introdotti da Alberto Mascetti, Presidente del Como, che presenta la moderatrice - la Dottoressa Liliana Ravasi - e i relatori.
E' l'Avvocato Marco Borradori  - Consigliere di Stato a Berna del Canton Ticino - ad intervenire per primo, dopo che Ravasi ha ricordato come la Confederazione svizzera costituisca la forma di federalismo più antico, con 26 stati, quattro lingue ed un Governo dove sono rappresentati tutti i partiti. Borradori sottolinea come il sistema garantisca un discreto grado di autonomia ed uno sviluppo economico basato anche sul federalismo fiscale, che crea concorrenza tra i Cantoni attraverso agevolazioni su investimenti. Le quattro culture che costituiscono lo Stato non sono una frattura, ma si sommano portando alla Federazione valore aggiunto. Il Ticino costituisce una sorta di unicità, a sud delle Alpi e di lingua italiana ed è quello che forse ha i maggiori problemi; lo Stato tuttavia si è basato  sul principio di solidarietà, per cui i Cantoni più ricchi hanno contribuito in passato anche allo sviluppo degli altri.
Il testimone passa al Professor Ettore Albertoni - già Consigliere della Regione lombardia -  che traccia una linea virtuale tra la costituzione della Confederazione svizzera (tre comunità , Uri, Svitto e Unterwaldo, che si giurarono nel 1291 reciproco aiuto in caso di conflitto) ed il Giuramento di Pontida del 1167, che coalizzò i Comuni per contrastare il Sacro romano Impero. Una radice comune che fa di una Gente una Terra, anche se poi lo Stato va "costruito". L'Unità d'Italia, nel 1861, ha un vizio d'origine: si tratta di una conquista da parte del Piemonte, non di un'autonoma unione tra Stati italiani; lo Statuto è infatti "imposto" ed è quello della Monarchia sabauda, che attraverserà - senza originalità né politica né giuridica - tutto il 900, sino alla Costituzione della Repubblica. I 150 anni dello Stato Italiano sono quindi 85 anni di storia monarchica, poi divenuta fascista ed ancora repubblicana, molto contraddittoria quindi e lontana, nella struttura, da quella della Confederazione svizzera. Con la Repubblica nasce la Regione, un primo abbozzo federale, che costituisce l'unica novità del nuovo Statuto.
Dopo che Ravasi ha ricordato la struttura bicamerale della Confederazione elvetica (Camera alta che ha 2 rappresentanti per Cantone e Camera bassa con 200 Consiglieri eletti in rapporto alla popolazione di ogni Cantone), Borradori si sofferma sui rapporti tra il Ticino e Berna, sostanzialmente definiti di "amore-odio". Il Ticino è isolato dal resto dello Stato dal Gottardo, è l'unico di lingua italiana ed è frontiera; rispetto agli altri Cantoni - che si concentrano su una Città svizzera - ha come polo attrattivo Milano, in Italia. Con un alto tasso di disoccupazione ed un'economia fragile, in parte agricola, vive una sorta di "sudditanza" nei confronti di Berna paragonabile a quella percepita da Milano verso Roma.  Lo Stato centrale ha ridotto l'attenzione verso il Cantone considerato "periferico"  senza forse considerare che la forza di una catena è in realtà quella del proprio anello più debole. La costituzione dell'Università della Svizzera italiana ed il progetto Alp-Transit rappresentano  però il riscatto del Ticino, con l'apertura di grandi opportunità.
Albertoni, eludendo in parte la domanda posta da Ravasi circa la riforma costituzionale del 2001, continua il suo percorso di analisi della storia italiana ripartendo dall'assassinio di Aldo Moro, che ha fatto da spartiacque ancor prima di tengentopoli. Ritorna poi alle Regioni, nate con la nuova Costituzione (che ricorda votata da un italiano su 5) ma istituite solo nel 1970 con la sostanziale ostilità di Roma, menziona la riforma Amato - bloccata - e quella del 2005, poi bocciata dal referendum. La Legge del 2001, all'articolo 114, definisce la composizione dello Stato e la parola "federalismo" non compare nel testo, anche se si radica nel paese.
Borradori, su sollecitazione di Ravasi,  si sofferma quindi ad analizzare i rapporti della Svizzera con l'Unione europea, che definisce frequenti, normalmente improntati agli scambi economici ed all'accoglienza dei transfrontalieri, ma distaccati ed in parte diffidenti. Il 60% dei cittadini elvetici mantiene la volontà di starsene fuori, malgrado le sollecitazioni UE.  Gli Svizzeri sono sempre stati considerati privilegiati rispetto al resto del mondo, anche se le recenti questioni sugli "averi" ebraici, la crisi USA prima e le frequenti minacce al segreto bancario poi hanno creato fratture. La UE chiede la rinegoziazione degli accordi bilaterali e le trattative - per parte Svizzera - vanno molto a rilento, pur riconoscendo la necessità di un riproporzionamento verso l'esterno.
Albertoni solo marginalmente affronta la medesima questione posta da Ravasi, ricostruendo prima una cronistoria politica che, data l'ora - e me ne scuso -, è apparsa un po' farraginosa. In sostanza la Lombardia ha mandato al Governo una serie di richieste, che solo parzialmente il Governo Prodi, poi caduto, ha tentato di evadere. La Regione costituisce di fatto una "terza Camera" dello Stato Italiano e sarebbe il 14° Paese dell'Unione europea, con la quale i rapporti sono demandati alla Regione.
L'ultimo quesito posto da Ravasi riguarda i rapporti Ticino-Lombardia, che Borradori definisce sinteticamente buoni, avendo ottimi contatti con il Presidente Formigoni e con Assessori e Funzionari regionali, citando ad esempio l'istituzione di collegamenti ferroviari per sopperire alla soppressione di linee di collegamento italo-svizzere. Albertoni concorda e conclude sottolineando che "le Persone" collaborano, le difficoltà arrivano dalle Istituzioni.

Angela Corengia

 

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