"Boldini e la Belle epoque" |
13 Lug 2011 | |||
CONVIVIALE DEL 13 LUGLIO 2011 Nell'immagine: Giuliano Collina e Alberto Longatti Consueto appuntamento annuale a Villa Olmo, con l'ottava mostra - curata da Sergio Gaddi - che quest'anno è dedicata a "Boldini e la Bella epoque". E come sempre la partecipazione è elevata, tanto da dover formare due gruppi guidati rispettivamente da Collina e Longatti. E' Giuliano ad introdurre la mostra con una prima osservazione sul titolo, che non rende l'idea corretta del percorso espositivo: non solo Boldini, infatti, ma gli Artisti italiani (oltre a Boldini De Nittis e Zandomeneghi) che si trasferirono a Parigi e vi lavorarono per il lungo periodo di pace - dagli ultimi decenni dell'800 allo scoppio della prima guerra mondiale - caratterizzato da un clima di energia vitale che fece della città francese il centro del mondo culturale. Il ferrarese Boldini, agli inizi della sua carriera artistica, si trasferisce a Firenze, dove lavora sotto l'influenza dei "macchiaioli", in particolare di Telemaco Signorini. Ma presto sviluppa la necessità di uscire dal mondo provinciale italiano, approdando dapprima a Parigi - dove conosce gli impressionisti - e poi a Londra, per trasferirsi quindi definitivamente nella capitale francese. Qui entra in contatto con il più noto mercante d'arte della Città, Adolphe Groupil, che chiede agli Artisti piccole opere con tematiche classiche in stile settecentesco, particolarmente apprezzate in quel periodo. Ma la fortuna di Boldini, che ne farà il più pagato pittore europeo, è la sua abilità nel rappresentare la borghesia: l'Artista crea un'umanità che prima non c'era, tutti vogliono assomigliare ai suoi ritratti che sono energici, vitali, fatti di pennellate veloci che sembrano a volte anticipare il futurismo. La carriera dell'artista sarà interrotta dalla cecità che lo colpisce nel 1914. Nel percorso espositivo le prime sale sono dedicate ai coevi di Boldini in Italia, in particolare a De Nittis, Mancini, Signorini, Esposito; si sviluppa poi il suo percorso artistico, dapprima con alcuni piccoli quadri della "produzione Groupil" e poi con i numerosi ritratti, anche di grandi dimensioni. Giuliano commenta i più significativi dando rilievo ai particolari: opere realizzate sul legno delle scatole di sigari (un'abitudine di quel periodo), autoritratti in cui - malgrado le sue fattezze non proprio gradevoli - Boldini si dipinge bello, mani dinamiche e fondi sfumati che danno risalto alle figure, sete e velluti che sembrano frusciare. Si sofferma in particolare sul ritratto di Madame de Joss, forse non finito, una rappresentazione quasi personale, fotografica, con una velocità di segno che rende la figura femminile un tutt'uno con il fuoco. Le ultime sale sono invece dedicate a Zandomeneghi - che ritrae non la borghesia ma il quotidiano - e Corcos e per i commenti sull'opera di quest'ultimo Giuliano ci invita ad unirci al gruppo di Longatti. Alberto lo descrive come un'artista intrigante, pre-simbolista, un po' maltrattato perché accusato di voler rendere il bello a tutti i costi. Le due Istitutrici che si fanno confidenze, con i loro abiti pesanti, si contrappongono alla ragazza rappresentata in "Sogni", che sembra celebrare la donna che esce dalla condizione di sudditanza che le prime lasciano immaginare; l'abito semplice, i libri, gli occhi sognanti e soprattutto il pugno sotto il mento rappresentano una nuova figura femminile, che si riscatta e si emancipa. Durante la visita alla mostra si è scatenato un temporale e la pioggia ancora violenta ci impedisce di raggiungere subito l'adiacente ristorante del Tennis Como, dove Giulio Pini ha organizzato la conviviale. Terraneo si dimostra come sempre vero (ed unico peraltro, se non fosse per un cameriere che ci manda Pini) cavaliere, affrontando l'acquazzone per prendere dall'auto qualche ombrello per le Signore. Prima di sederci ai tavoli Camillo ricorda l'amico Giorgio Luraschi, che ci ha lasciato. La cena, in una serata ormai rinfrescata, è molto apprezzata. Come sempre grazie ad Alberto e Giuliano e questa volta anche a Pini, sovrintendente culinario. Angela Corengia
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