Il Castel Baradello dopo i restauri
20 Lug 2011
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CONVIVIALE DEL 20 LUGLIO 2011
La visita al Castello guidati del dottor Lanfredo Castelletti

Nell'immagine: Camillo Vittani e Lanfredo Castelletti


Si torna al Castel Baradello, il cui progetto di restauro, che ha visto protagonista il nostro Club, è stato recentemente ultimato.
Lanfredo Castelletti, socio del R.C. Como e già Direttore dei Musei cittadini, ci fa da guida iniziando il percorso dal muro di cinta sottostante il piazzale del Ristorante, che fa parte di una complessa cinta muraria che si raccorda con quella più recentemente recuperata ad ovest del Castello,  poco sopra il Parco delle Rimembranze. Si tratta sicuramente di una parte della "muraglia distrutta" di cui parlò lo storico lariano Benedetto Giovio, che dalla collina raggiungeva il Castelnuovo di  San Martino (nei pressi del Setificio) formando un baluardo ininterrotto a difesa della città.  Nei manufatti c'è una certa quantità di frammenti di tegoloni romani (trapezoidali con due alette sul lato lungo) e nel muro di sinistra molti altri "reimpieghi": pietra di Moltrasio bucciardata, lastre di copertura per tetti sempre in pietra moltrasina, frammenti di marmo di Musso.
L'analisi dei reperti recuperati dagli scavi recenti ha consentito di individuare più stratificazioni, con la prima risalente al VI secolo, precedente a quella ricostruita da Federico Barbarossa nel XII secolo.
Il Baradello era inserito in un complesso di fortificazioni insieme con il Castron Leuci (di Lecco) con il Marturion di Castelmarte e con quello dell'Isola comacina, che facevano parte del sistema difensivo di confine che arrivava sino a Caporetto e che non fu però sufficiente a fermare Teodorico.
Sullo spiazzo antistante la torre - uno splendido terrazzo naturale che domina il primo bacino del Lago e i monti circostanti - Castelletti ripercorre le vicende del Baradello, leggendo tra l'altro brani dello storico Giorgio Di Cipro.
Il colle era già frequentato quando Como venne ricostruita ex novo da Gaio Giulio Cesare nel 59 a.c. (Novum Comum), come dimostrano i reperti ritrovati (in particolare monete e oggetti di uso quotidiano), oggi conservati al Museo civico Giovio. Era un'area fortificata che svolgeva la funzione militare di avvistamento e segnalazione, oltre che di controllo viario e daziario: alle falde del Baradello transitava la Via Regia, che collegava Como con Milano e si snodava a nord lungo le rive del Lago verso i valichi alpini.
Mantenne una funzione militare - testimone di eventi storici importanti - sino al 1527, quando il rappresentante spagnolo della città, in ottemperanza agli ordini del Luogotenente di Carlo V che governava Milano, lo fece smantellare per impedire che cadesse nelle mani delle truppe francesi che invasero la Lombardia. Da quel momento passò in mano ai privati.
La parte superstite - la torre - è alta 35 metri ed è tra l'altro collegata alla tragica fine di Napo Torriani che vi fu rinchiuso per 19 mesi, fino alla morte in una gabbia appesa alla parete. A giudicare dai ruderi che tutt'ora si vedono il Castello era formato da una grossa torre quadrata, da un edificio per abitazione con annessa una chiesetta dedicata a S. Nicola, da due grandi cisterne per la riserva dell' acqua e dalla doppia cerchia di mura.
Dalla cima della torre, dove anche chi soffre di vertigini riesce ad arrivare (!), si gode un panorama mozzafiato, reso ancora più vivido dal cielo blu: lo sguardo spazia a 360° dal Lago alla Città, dalla cima delle Alpi a Milano e più giù sino alle prime propaggini degli Appennini.
Si scende poi al Ristorante Baradello. Abbiamo però perso il neo-socio Rezio Renella, che prudentemente ha pensato di portare a valle la moto temendo di avere poi problemi: per un po' tentiamo di contattarlo sul cellulare, Gervasini va persino a cercarlo lungo il percorso… Peccato, perché la serata si è conclusa con una cena deliziosa, con un'infinità di portate e libagioni in abbondanza.  
A tutti buone vacanze!

Angela Corengia

 

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