Karibuni, un sogno per il Kenia
09 Nov 2011
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CONVIVIALE DEL 9 NOVEMBRE 2011
Il Presidente Gianfranco Ranieri ricorda i risultati dei primi dieci anni dell'Associazione

Nell'immagine: il Dottor Walter Bonini,  Gianfranco Ranieri, Camillo Vittani e Enzo Pomentale


Serata ricca di Ospiti di altri Club, tutti associati alla Karibuni onlus cui fa parte anche il nostro Enzo Pomentale.
E’ il Presidente  Gianfranco Ranieri  ad illustrare l’attività dell’associazione, che - anche attraverso i Rotary - ha ormai sostenitori in tutta Italia. Tutto nacque in seguito ad un viaggio fatto 10 anni fa in Kenia ed alla visita a una piccola scuola con 50 bambini, che seguivano le lezioni seduti sulla sabbia. Il Prete che la gestiva aveva un sogno: “ci vorrebbe una cucina.. se il buon Dio mi darà una mano..” e il Padreterno  si manifestò attraverso Gianfranco e gli amici, che raccolsero seduta stante il denaro occorrente e già la domenica successiva la cucina era funzionante.
Quando tornarono, dopo quattro mesi, videro con grande piacere che la mensa funzionava, c’era l’acqua e i bambini potevano mangiare in un locale coperto: da lì partì il progetto Karibuni. Oggi i soci sono 300, sono stati adottati a distanza 350 bambini, sono state realizzate 8 scuole che accolgono 3500 ragazzi, la prima struttura medica costruita sta per diventare, con l’ampliamento già progettato, il 2° ospedale della zona di Malindi, supportato dal San Matteo di Pavia e dalla Farnesina. Con 50 euro si può donare un banco per la scuola; con 200 euro si finanzia una famiglia locale che intende intraprendere un’attività e poi ancora un’altra, quando la precedente avrà effettuato il rimborso (il tutto con il coordinamento delle Diocesi locali); con una piccola quota annuale verranno garantiti ad un bambino l'iscrizione a scuola, l'acquisto di materiale didattico, due pasti al giorno e una divisa.
Istruzione e sanità, quindi, ma anche possibilità di lavoro attraverso il microcredito: sono state finanziate già 80 botteghe artigiane, gestite da donne, con l’obiettivo di arrivare a 200; il rientro del capitale prestato, dopo un anno, è del 98%. E’ stata acquistata una superficie di 150.000 metri quadri (destinata a diventare di 500.000 mq.) in una zona dove non piove da circa 3 anni. Grazie all’impianto di distribuzione d’acqua proveniente da un’oasi è stato possibile intraprendervi un’attività di allevamento e di piantagione di alberi. Karibuni paga 44 stipendi ogni mese ai locali (cuochi, insegnanti, infermieri, medici, contadini), è la prima associazione no profit della zona per impegno scolastico e sanità e collabora con la Croce rossa e il Rotary Club di Malindi.
Le scuole accolgono bambini e donne di qualsiasi religione e di questo Gianfranco – cattolico - si dichiara orgoglioso; il volontariato dall’Italia e molto attivo, con presenze minime in loco di almeno 6 mesi per poter dare continuità ai progetti. Scorrono le immagini delle cucine con il refettorio, del centro incontri finanziato dal RC Appiano, dei campi di pomodori (RC Palermo), delle piantagioni di alberi per legno da costruzione o da frutta. E ancora il dispensario realizzato grazie al RC Como e dedicato a Nando Canfora - che offre prestazioni ambulatoriali e medicine gratuitamente – e la scuola costruita con il contributo del Gruppo Lario in occasione del centenario del Rotary, che ospita 400 bambini.
Molti i legami anche con il Baradello: in occasione delle nozze Pomentale sono stati raccolti fondi che hanno finanziato una scuola, intitolata “Gli amici di Anna e Enzo”. Inoltre la scuola di calcio aperta grazie al Geonoa Club, ormai attiva da tre anni, è stata dedicata al nostro Giorgio Luraschi, tifoso rosso-blu e grande amico di Karibuni, al quale va un pensiero ed un ringraziamento particolare. Un ultima precisazione di tipo economico: il bilancio di Karibuni è pubblico (compare sul sito) e il 97% degli introiti dell’Associazione è destinato a progetti. Tutto si regge sul volontariato, con al massimo il riconoscimento di rimborsi spese.
La parola passa quindi al Dottor Walter Bonini, responsabile del Medical Team. Ex primario di cardiologia all’Ospedale di Erba, ora che è in pensione passa lunghi periodi in Kenia affiancando anche altri medici e infermieri volontari, che trascorrono le loro vacanze dando una mano nelle strutture sanitarie di Karibuni. Bonini inquadra dapprima il problema sanitario causato, sotto il corno d’Africa, dalla guerra tra Somalia e Kenia, che ha praticamente azzerato l’intervento dei Cooperatori. Karibuni copre quindi il fabbisogno attraverso quattro dispensari (maxi ambulatori con qualche attività chirurgica e punti di nascita) sparsi sul territorio di Malindi e riconosciuti dal Governo. Sono infatti stati inseriti nel piano pluriennale del Ministero della Sanità per far fronte alle esigenze che di volta in volta  sono segnalate ed accolgono persone di qualsiasi etnia e religione, rispettando le individualità di ogni paziente. Viene addestrato il personale locale, in particolare sull’uso delle apparecchiature, da medici e infermieri italiani, che affiancano i locali nelle strutture. Le foto mostrano la lunga coda di persone che attende il proprio turno davanti all’ingresso, coda che va scemando solo sul finire della giornata; un’altra immagine mostra gli operatori sanitari, al termine della stessa giornata, morti di fatica ma sorridenti. Ancora si vedono i bambini sdraiati sulle stuoie – come sono abituati a fare - per la siesta pomeridiana nella scuola, i fogli di smistamento e pianificazione delle visite, approssimativi ed apparentemente incomprensibili, le detenute del carcere femminile e i loro figli visitati su sollecitazione della Croce rossa locale. Molti degli arredi, attrezzature ed apparecchiature del vecchio Ospedale Sant’Anna sono finiti in questo ospedale ed ora sarà necessario istruire all’uso il personale locale. L’ultima foto è di un gruppo festoso di bambini, il sogno da cui è partita Karibuni (che significa “benvenuti”), con il commento di Gianfranco che è come un fiume in piena e ci travolge con il suo entusiasmo.
Vittani è esterrefatto e commosso, sottolinea l’alto grado di efficienza, la qualità e quantità dei progetti, in tutti i campi in cui c’è emergenza e l’elevata  professionalità. Il Baradello non ha fatto molto per l’Africa, solo interventi sporadici di qualche Presidente (Panini, Agterberg, Dotti) e forse sarebbe più efficace collaborare con un’unica associazione, che tra l’altro è appoggiata dai Rotary italiani. E’ un appello a tutti noi perché ci associamo a Karibuni!
Interviene quindi Akuma, con un ringraziamento sentito per quanto il gruppo fa per la “sua” Africa. Sa quanto mastodontici siano i problemi sul territorio, perché in Africa è tutto più difficile: ci vuole tanto coraggio e una volontà di ferro per non scoraggiarsi. Ha conosciuto molte associazioni, viste talvolta con diffidenza perché hanno un vago sentore di colonialismo, ma è convinto che Karibuni sia un’altra cosa: è entrare in punta di piedi per portare un seme grande a un popolo che non ha nulla, anche se il Kenia non è il paese più povero. Ha solo una domanda: anche in Italia opera il volontariato (la Caritas per esempio), ci sono medici che si offrono per i centri di assistenza, ma perché manca loro l’entusiasmo e il sorriso che contraddistingue gli operatori di Karibuni? Forse perché i valori di riferimento sono diversi e, con scarse possibilità di lavoro, non hanno alternative.
Ranieri risponde quindi a Terraneo (hanno realizzato un acquedotto intercettando una tubatura che proviene dai pozzi costruiti a cura della Regione Toscana) e a Bianchi Longo: c’è molta burocrazia e corruzione, ma mai nessuno ha chiesto alcunchè a Karibuni e il Governo locale cerca di agevolarne i progetti, perché danno lustro all’immagine dei politici. Il problema maggiore è costituito dal reperire mano d’opera, perché la voglia di lavorare è scarsa: i locali offrono scarsi aiuti in cambio di cibo, ma  si fa fatica a coinvolgerli maggiormente. L’Africa è un paese che potrebbe avere tutto, il gap esistente con gli altri paesi sta proprio in questa scarsa volontà di progredire.
Capsoni vuole parlare non di sogni ma di un’enorme voglia di servire, secondo i principi rotariani. Ranieri sottolinea che i progetti sono sogni, che poi diventano obiettivi da concretizzare; gli chiarisce che le fonti alternative sono sempre più utilizzate, in particolare il fotovoltaico,  pur se ancora molto costose anche a causa dei dazi doganali.
Panini è stupito dei risultati raggiunti dall’associazione, conoscendo bene le realtà locali e la mentalità del “carpe diem” diffusa in Africa. Nelle immagini vede ordine e pulizia,  apprende che tutto quanto è stato realizzato viene sottoposto a regolare manutenzione e si chiede se ci sia il contributo di personale autoctono.  
E’ Ranieri a concludere: purtroppo ci vuole ancora la supervisione dei volontari italiani, anche se alcuni responsabili (delle scuole, medici ecc.) sono locali e pagati da Karibuni. Questo sì che è un sogno: vedere impiegata sempre di più la popolazione. Il futuro è forse nei bambini.
Grazie a Gianfranco – una forza della natura - e a tutti gli amici di Karibuni, che rappresentano l’essenza del vero rotariano.

Angela Corengia

 

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