Il fondo “Pro-handicappati” ieri e oggi
15 Feb 2012
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CONVIVIALE DEL 15 FEBBRAIO 2012
Le relazioni di Stefano Giuriani e Marco Rezzonico

Nell'immagine: Camillo Vittani, Marco Rezzonico, Stefano Giuriani e Federico Mantero


Gli argomenti rotariani hanno il pregio di catalizzare l’interesse di molti soci, tra cui - come Vittani osserva in apertura di conviviale - qualche “assenteista”,.
La parola va al presidente del Fondo, Stefano Giuriani del RC Como, cui farà seguito il nostro Marco Rezzonico: entrambi fanno parte del consiglio (il primo dalla sua costituzione avvenuta nel 2000). Le origini: nel 1983 nasce il “fondo pro-handicappati”, da un’idea di Federico Mantero e su iniziativa dei due Club comaschi; la dotazione finanziaria si ottiene con una raccolta di donazioni in occasione di uno spettacolo allestito al Teatro Sociale. Con i proventi che maturano sul capitale, investito al Banco Lariano, si sovvenzionano gli interessi passivi addebitati dallo stesso Istituto per prestiti concessi a disabili: non aiuti a fondo perso, quindi, ma un sostegno per far fronte a piccoli investimenti economicamente sopportati dai destinatari. Poca la visibilità in Città, quindi scarse le richieste di aiuto e i contributi. In occasione della costituzione della Fondazione della Comunità comasca, nel 1999, si decide – non senza un acceso dibattito interno nei due Club – di farvi confluire i fondi disponibili. I vantaggi sono una migliore redditività e una visibilità maggiore, mantenendo comunque in capo ai due Rotary la totale indipendenza decisionale nell’ambito dell’utilizzo dei proventi. Inoltre: la Fondazione Cariplo raddoppiò inizialmente gli apporti (con l’erogazione “Sfida Cariplo” di circa 9.500.000 euro), le donazioni - essendo effettuate nei confronti di una onlus - godono di deducibilità fiscale e gli interessi maturati vengono raddoppiati dalla Fondazione della Comunità comasca. Ad oggi il fondo ammonta a 115.000 euro circa e sono stati erogati 67.141 euro (Marco ne fornisce l’elenco) senza intaccare il capitale. La Commissione amministratrice è formata da 7 membri (3 per ciascun Rotary e 1 indicato dall’Associazione “Donatori del tempo”). Chi vuole effettuare donazioni a favore del fondo può disporne la finalità (in conto capitale o per progetti specifici) e le somme erogate non vanno direttamente ai destinatari ma alle Associazioni (la più beneficiata, sino ad ora, è stata l’AISM).
La gestione del fondo è molto prudente e, malgrado le recenti vicissitudini finanziarie, il capitale non si è intaccato (attualmente è di circa 113.000 euro) ed ha consentito un rendimento medio, sui 10 anni, di circa il 6%. Le erogazioni si limitano ad utilizzare gli interessi maturati (raddoppiati dalla Fondazione della Comunità comasca); con la riduzione dei tassi dal 2008 le somme disponibili sono poco più di 2.000 euro e per il 2011 non si prevede alcun provento.
Il primo intervento è di Roncoroni, che ha vissuto sin dall’inizio il progetto di Federico Mantero. Era uno dei contrari a far confluire il Fondo nella Fondazione C.C., ma ora è necessario rivitalizzarlo e ridargli visibilità. Franco Brenna, concordando con Roncoroni, suggerisce un’autotassazione come Club - che consenta una disponibilità annuale - e un costante aggiornamento delle richieste che pervengono. Pomentale, ipotizzando donazioni e rendimenti futuri pressoché inesistenti, suggerisce di verificare la possibilità che si possa intaccare il capitale per realizzare grandi interventi mirati. Renella fa rilevare che in Svizzera è lo Stato a risolvere i problemi dei disabili (e non solo): osserva che da noi c’è una miriade di associazioni che drena risorse ma ha una capacità di intervento limitata. Il Rotary non ha finalità assistenziali ma può operare in maniera più concettuale facendo leva sulle Istituzioni che devono intervenire e contribuendo a dare visibilità alle iniziative. Corengia difende l’associazionismo e il volontariato italiano, perché è l’unica forma attraverso la quale si può far fronte a problemi altrimenti irrisolvibili da parte delle Istituzioni (anche per mancanza di fondi). Giusto quindi tenere alta l’attenzione degli organi preposti, ma ben vengono le Associazioni che gestiscono in maniera trasparente le donazioni, garantendone l’efficacia con limitate spese di gestione. Mantero ricorda di aver chiesto di far parte del Rotary per realizzare qualche progetto come Club di servizio a favore dei portatori di handicap, cui si dedicava la sorella di una sua collaboratrice (la Bignami dei “Donatori del tempo”): Pupi lo presentò al Club e l’idea si concretizzo’. Collina concorda con Renella: il Rotary è composto da persone che hanno un certo peso sociale e può far leva sulle Istituzioni e sull’opinione pubblica; le donazioni a spot (come le aste benefiche di opere d’arte di gran moda) spesso si disperdono  senza raggiungere i veri obiettivi. Longatti vuole lanciare qualche parola di ottimismo: l’iniziativa partì con qualche difficoltà, ma ora è una realtà; il progetto originale (prestito, non contributo) garantiva una sorta di autonomia del disabile senza intaccare il fondo di dotazione. Ora è tempo di sopperire alla mancanza di redditività con donazioni finalizzate, quindi bisogna lavorare sulla visibilità e su iniziative di promozione del mecenatismo. Inoltre, sfruttando appunto il peso sociale dei club, si possono ottenere forniture a prezzi agevolati o sconti a favore dei disabili. Colombo sottolinea il successo della conviviale: “abbiamo fatto Rotary”, ci siamo scambiate opinioni e dibattuto su temi rotariani. Concorda sulla necessità di implementare il progetto e ringrazia coloro che se ne occupano.
Rezzonico risponde a Pomentale: non si può, per statuto, intaccare il capitale, per cui sarà necessario incrementare le forme di finanziamento per continuare ad erogare contributi. A Renella, che chiede dati sulla disabilità nel territorio, precisa che sono già stati richiesti.
Chiude Venelli, che da sempre si occupa del Fondo: prima di confluire nella Fondazione C.C. erano stati realizzati 106 interventi a sostegno dei portatori di handicap; altri tempi e altre risorse disponibili, ma è necessario non lasciar morire questa importante iniziativa.
Le 14 e 30 sono passate da tempo e solo pochi sono “scappati” al tocco della campana; alcuni si fermano ancora formando capannelli per continuare a discutere. Ha ragione Colombo, quando si parla di Rotary siamo tutti presenti e vitali!

Angela Corengia

 

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