Il progetto "Carcere e legalità"
04 Mar 2012
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CONVIVIALE DEL 4 MARZO 2012
La relazione dei responsabili del service 2011/2012 Patrizia Dugoni e Massimo Gervasini

Nell'immagine da sinistra: Maria Luisa Dam, Massimo Gervasini, Patrizia Dugoni, Camillo Vittani, Paolo Casartelli, Barbara Minghetti, Roberta Di Febo e Giovanni Perricone


Il service dell’anno è introdotto dal Presidente Vittani, che ricorda come l’idea nacque sotto la presidenza Dotti in occasione della visita al Carcere del Bassone. Le due anime del progetto sono Patrizia Dugoni  - che ha poi coinvolto tutte le donne del Club - e Massimo Gervasini, che ha sposato la causa del “Parlamento della legalità” fondato dal professor Nicola Mannino.
E’ Dugoni a ricostruire la genesi dell’iniziativa, che tiene conto di importanti principi rotariani: il coinvolgimento effettivo dei soci (in questo caso le “quote rosa”),  l’inserimento nel territorio, il dialogo costante con le Istituzioni. Si è partiti da piccole cose: nell’ambito delle attività esistenti (in particolare di “Spazio carcere”, che realizza programmi artistico-culturali per il recupero dei tossicodipendenti e che vede Patrizia direttamente impegnata come psicologa del Sert), si è perfezionato un corso di chitarra e uno di coro, grazie ad insegnanti dell’Accademia Pasta della nostra Roberta Di Febo. Da qui poi l’idea di Barbara Minghetti di portare al Bassone uno spettacolo di “Opera domani”, con alcuni carcerati (il coro appunto) che interagiranno con gli artisti del Teatro Sociale. Mozart in carcere, quindi, - con “Il flauto magico” - il 26 aprile, con la possibilità – peraltro limitata ad una quarantina di posti – di partecipare all’evento, il cui ricavato verrà destinato al service.
Ancora: su idea di Nicoletta Nessi verrà tenuto un corso di primo soccorso dalla Croce Azzurra (il figlio di Nicoletta è un volontario); si sta studiando la possibilità di far realizzare un opuscolo – tradotto in numerose lingue – che illustri le misure alternative al carcere e Corengia si dovrà occupare di trovare uno sponsor per dare continuità ai progetti musicali e per riattivare la sartoria.  Prima di dare la parola agli altri relatori, Dugoni vuole ricordare l’importanza delle attività culturali e lavorative all’interno del carcere, che riducono al 12% (contro più del 50%) le possibilità di recidiva. Tra l’altro il film dei Fratelli Taviani “Cesare deve morire”, recentemente premiato al festival di Berlino, ha riportato all’attenzione la capacità educativa e di recupero delle attività culturali per i detenuti; Patrizia chiude con una frase proprio tratta dal film: “l’arte è la prima forma di libertà e a volte anche l’unica. Da quando ho conosciuto l’arte questa cella è diventata una prigione.”
Roberta Di Febo illustra poi l’attività dei suoi collaboratori (un maestro di chitarra e una giovane soprano per il coro) che hanno saputo instaurare un buon rapporto con i detenuti; in particolare il coro parteciperà allo spettacolo di Mozart.
E poi la volta di Barbara Minghetti che sottolinea  l’impegno del Teatro Sociale nel portare l’evento all’interno del carcere, auspicando una nutrita partecipazione di soci.
Unico maschio del service (presidente a parte) e “ambasciatore” del professor Mannino sul nostro territorio, Massimo Gervasini ci relaziona quindi sul progetto di radunare un certo numero di scuole superiori (presumibilmente all’Aula Magna del Polimi) per un incontro con Mannino: anche qui, grazie al coinvolgimento di Minghetti e Airoldi, sinergie con Prefetto e Provveditorato. Altro evento in cantiere un incontro di Mannino con il Vescovo nell’ambito di Parolario (e qui entra in gioco Carlotti).
La Dottoressa Maria Luisa Dam, direttrice del Sert, illustra poi l’attività di “Spazio carcere”, cui collabora un’equipe di specialisti. E’ una piccola comunità di recupero, con una propria struttura ben identificata all’interno del carcere, che poi è evoluta allargandosi ad attività ricreative e sportive, oltre che artistico-culturali. Vi è coinvolta un’ottantina di detenuti e l’opportunità di dare continuità ai progetti, che viene offerta dal nostro Club, rappresenta una grande opportunità anche nell’ottica delle  misure alternative. 
E’ quindi il dottor Paolo Casartelli, uno degli Educatori, a ricordare quanto difficile sia la condizione del tossicodipendente carcerato: in 48 ore si trova senza sostanze, deve sottoporsi alle cure del caso e ha enormi difficoltà di adattamento .  Lo “Spazio carcere” – attivo dal 1998 - fa parte del programma terapeutico: l’obiettivo è quello di liberare le emozioni  (rabbia, disperazione ecc.) attraverso le espressioni artistiche. Il nostro Club sta offrendo un salto di qualità al progetto, mettendo a disposizione professionalità che riqualificano i programmi. Un particolare encomio va alla nostra Patrizia Dugoni: “lavora tanto e bene, con una grande passione.”
Concorda Giovanni Perricone, rappresentante della direzione del Bassone. “Spazio carcere” funziona bene, offrendo diverse opportunità; è quindi positivo che il nostro Club collabori alle iniziative, anche nell’ottica di avvicinare il carcere al territorio, di toglierlo dall’isolamento creando  anche un collegamento istituzionale.
E’ giustamente orgoglioso Camillo Vittani, anche per aver dato spazio al “mondo rosa” del Club. Il progetto è complesso e articolato e sarebbe tutto perfetto se anche lo Stato facesse la sua parte, offrendo quanto necessario alla popolazione carceraria e al personale che se ne occupa. Purtroppo non è così: il cibo è scadente, le celle sovraffollate, i disservizi all’ordine del giorno. Noi non possiamo sostituirci allo Stato, ma ci è data l’opportunità di rendere meno pesante il disagio.   Battuta conclusiva di Camillo: il progetto Aquaplus del Distretto, lanciato per l’Expo 2015, può diventare per il carcere “acqua calda plus?”
L’intervento di Marcello Campisani, in transito da Paros, sottolinea quanto sia tragica la mancanza di emozioni per un carcerato: ben venga quindi il progetto del Club, anche se è  limitato a 80 persone, poco più del 10% della popolazione del Bassone. Uno degli obiettivi primari deve poi essere quello di dare la possibilità di lavorare, condizione essenziale per un recupero di futuro : auspica quindi che si possa operare anche in quest’ottica.
Chiamato in causa dalle critiche di Vittani, Perricone vuole sottolienare che alcuni interventi di tipo strutturale, malgrado la carenza di fondi, sono stati effettuati, rendendo meno disagiata la permanenza nel carcere. Nei progetti della direzione c’è anche un “polo lavorativo”, ma la difficoltà è quella di trovare aziende disposte a fornire commesse. Per questo lancia un appello agli imprenditori presenti e a tutti coloro che vorranno collaborare perchè questa iniziativa abbia un seguito.

Angela Corengia

 

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