Ospiti in casa Schiavetti
28 Nov 2007
AttilioSchiavetti

CONVIVIALE DEL 28 NOVEMBRE 2007
Serata di festa, passata a parlare soprattutto di arte con Collina e Salvatore

Nell'immagine: Attilio Schiavetti, la signora Simonetta, Giuliano Collina e Nicola Salvatore


Giuliano Collina e il Mosaico

Serata di festa, oltre che per la straordinaria ospitalità di Simonetta ed Attilio Schiavetti,  per il ritorno di Fulvio Capsoni. Se ne sta seduto su una poltrona, con l'aria di chi ha superato una lieve forma influenzale e si sente un po' deboluccio e, come un sovrano in giorno d'udienza, elargisce sorrisi e forti strette di mano. Viene il sospetto (se non ci fosse la testimonianza diretta di Antonio e Cristina) che "la metta giu' dura" per essere un po' coccolato, ma la verità è che solo una fortunata serie di coincidenze (ma aggiungerei anche la sua grande forza di volontà) gli consente di essere tra noi in Casa Schiavetti, di cui ha seguito il restauro e la  ristrutturazione.
"Casa" in realtà è un termine riduttivo, utilizzato normalmente per un'abitazione ma insufficiente a  definire lo splendido complesso - sia dal punto di vista architettonico che culturale - in cui gli Schiavetti vivono,  praticamente nel cuore della Città.
Attilio attende i suoi ospiti sotto il porticato dell'ingresso, impreziosito e rallegrato su di un lato da una installazione di Aldo Spoldi, che - timidissimo malgrado le scarpe rosse - è costretto a descrivere la propria opera, che vuole rappresentare una delle passioni degli Schiavetti. Personaggi ed oggetti colorati, sullo sfondo bianco del muro, all'interno di un sipario rosso: è il mondo del Teatro, o più semplicemente il mondo, perché è questo che il Teatro mette in scena. Manca ancora l'installazione, che rimanderà all'opera interna, a copertura di una finestra cieca all'esterno, ma curiosamente bisogna attendere il permesso del Comune: così non ha fatto chi ha scarabocchiato il muro sottostante!
Attilio ci esprime poi come trovi sbagliato, per questa casa ma non solo, il concetto tecnico di "immobile",  perché un edificio è in continua evoluzione e non solo al proprio interno. Si stratificano i cambiamenti fatti negli anni, magari con stili diversi, perchè è importante che ogni intervento rappresenti il proprio tempo. 
L'Arte è un'altra delle passioni degli Schiavetti, che prediligono frequentemente commissionare un'opera piuttosto che acquistarla già realizzata.   E' successo questo con Spoldi, con Collina e con il lavoro di Nicola Salvatore che - salendo lo scalone padronale - "pende" su una metà dell'ingresso a vista e funge da schermo per la parte alta del vano scala.
Salvatore ci spiega che i cucchiai appesi rimandano ad una parte fondamentale del proprio percorso artistico, quella che si incentra sull'alimentazione. Amore per la cucina (altro grande interesse dei nostri ospiti ed in questo caso anche "praticato" con fantastici risultati, come avremo poi modo di appurare) e per la cultura, per il sapere, "alimenti" altrettanto irrinunciabili. I due pannelli sospesi non sono altro che le "ombre" (altro tema caro a Salvatore) dei cucchiai, come ci fa notare anche Giuliano che sottolinea - da fine dicitore d'Arte qual è - la forza di quest'opera, con un positivo ed un negativo, un verticale ed un orizzontale, forme brillanti ed in qualche modo galleggianti che interagiscono tra loro a distanza. 
Nell'introdurre poi il "suo" mosaico, Giuliano sottolinea la grande fortuna degli Artisti che possono godere di una committenza, soprattutto nel caso specifico di quest'opera, la cui idea è venuta da Attilio ma è come se fosse stata pensata da Giuliano.  
Simonetta ed Attilio avrebbero voluto in verità un'Annunciazione sul pavimento dell'ingresso, ma Giuliano li ha convinti ad optare per una "Visitazione", evento senz'altro più congegnale ai suoi mecenati considerando la loro maestria nell'arte del ricevere. L'accoglienza, quindi, il tema del mosaico, con la visita di Maria ad Elisabetta.
Giuliano confessa il suo timore iniziale nell'affrontare questa tecnica, soprattutto perché la realizzazione è almeno in parte affidata ad un terzo che "legge" il disegno predisposto dall'Artista. Timori fondati, all'inizio, perché il pur bravo Artigiano di Cologno seguiva un proprio metodo, con tessere tutte quadrate e di pressoché uguale misura. E' quindi intervenuto direttamente, inserendo tessere di forme diverse e pezzi di marmo in funzione dell'esigenza artistica, ottenendo dapprima la rassegnazione del bravo Artigiano ("se vuol fare una scarpa e una ciabatta…") e, con l'avanzare del lavoro, la sua collaborazione piena ed entusiasta. Maria ed Elisabetta, con l'iscrizione latina tratta dai Vangeli, sono le figure centrali, ma è raffigurato lateralmente anche il contesto in cui il palazzo si inserisce: Via Rovelli, Via Cantu' sino a Via Adamo del Pero, con portoni e vetrine riprodotti fedelmente. Le vie.. finiscono sotto un armadio a muro, dove si legge anche il nome del Committente.
La cronaca della serata finisce qui, perché poi sui tavoli predisposti sotto i soffitti affrescati sono apparsi i primi piatti di portata. Quando si parla dell'Arte di cucinare…

Angela Corengia

 

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