I giovani e la cultura a Como: il ruolo dell'Università
21 Nov 2007
AssAnnaVeronelli

CONVIVIALE DEL 21 NOVEMBRE 2007
Ne parlano Giorgio Luraschi, Raffaele Colombo e Daniela amati.

Nell'immagine: l'ass. Anna Veronelli, Daniela Amati, Raffaele Colombo, Massimo Scolari, Giorgio Luraschi e l'ass. Maurizio Faverio


Si parla di giovani, l'argomento dell'anno rotariano di Scolari, con i giovani, due laureandi in Giurisprudenza, che Giorgio Luraschi ci presenza con grande orgoglio - "questi sono i miei gioielli" -, definendoli tra i migliori dei suoi corsi (ma ce ne sono altri altrettanto bravi, ci tiene a precisare): Raffaele Colombo e Daniela Amati.
Esordisce con un detto latino - "senectus ipsa morbus" - per enunciare la fortuna di aver passato tutta la sua vita tra i giovani. Il suo pensiero non lascia dubbi: non è vero che ogni età, come ogni stagione, ha i suoi frutti ed i suoi pregi, perchè le stagioni ritornano, la giovinezza no. Alla vecchiaia poi manca qualcosa che la gioventu' ha in abbondanza, anche se talvolta non lo sa: il futuro, la speranza.
I due "Gracchi", oltre ad avere un alto profitto negli studi, sono anche impegnati attivamente in Facoltà come rappresentanti degli studenti ed hanno contribuito, con tenacia e fermezza, a "conquistare" la sede di S. Abbondio contro tutto e tutti. Non si poteva quindi trovare di meglio per conoscere le esigenze dei giovani, condizione fondamentale per consentire ai "vecchi, barbogi e tiranni.." di aiutarli proficuamente.
Li invita ad esprimere le loro idee riguardo all'offerta culturale cittadina, all'ipotizzata realizzazione del campus, ad identificare pregi e difetti di un'Università "periferica" e del suo interagire con il territorio. Le loro risposte, Giorgio ne è convinto, saranno sincere, perchè senza i filtri di parte che spesso caratterizzano le nostre diagnosi. E' irritante - per esempio - la convinzione, diffusa tra gli Avvocati, che la nostra Facoltà di Giurisprudenza sia una fabbrica di disoccupati, così come infastidisce che i Commercialisti considerino senza senso l'istituzione di una laurea in economia e commercio: nessuno pensa ai molteplici vantaggi che l'offerta locale, se adeguata e seria, presenta per i giovani, i quali - a giudicare dagli iscritti - ne sembrano invece entusiasti.
La cultura è un bene incomparabile ed è fondamento solido di ogni sapere e di ogni attività, su cui poi "costruire" specificità. Bando quindi ad ogni concetto ancillare ed utilitaristico, che ha portato alla liquidazione della storia antica (Berlinguer e Moratti) e soprattutto all'introduzione delle tre "I" -impresa, informatica, inglese - (Moratti), che preludono al dominio dei "Tecnociful", come direbbe Davide Van de Sfroos ed alla sicura "rottamazione" di quelli come Giorgio! Espressioni come "patrizi e play-boy, Cannibale, Mitridate re del Congo, Giuliano La Prostata, Attalo re di Bergamo, matrimonio è un contratto tra due o più persone, le cose che ho parlato prima" e, in ossequio all'inglese, "gladietor, dominetor, compilescion, legis escion" non ci devono poi meravigliare, cosi' come il constatare che anche le persone più insulse fanno carriere splendide e remunerative, dimostrato per esempio dalle recenti interviste a Parlamentari.
Regna incontrastato l'istinto del gregge con i nuovi valori propagandati dai media, ma per fortuna ci sono le eccezioni - come i due ragazzi presenti - sulle quali puntare in nome della parabola evangelica dei talenti e del motto ciceroniano "ne plurimum valeant plurimi" (che i più non valgano di più), senza timore di essere considerati conservatori o elitari.
Giorgio, dimostrando di "saper correre veloce" con le parole per dare il maggior spazio possibile ai ragazzi, introduce quindi Daniela Amati, che preliminarmente si sofferma sull'articolazione concreta della nostra realtà universitaria.
Le possibilità formative offerte, in termini generali, sono sicuramente valide ed in grado di concorrere alla formazione di una preparazione buona e per certi profili specialistica, offrendo al singolo studente la possibilità di incanalare i propri studi verso aree settoriali precise.
Questo discorso può essere rapportato in primis ai diversi percorsi di studi attivati all'interno della Facoltà, che attualmente accoglie non soltanto la tradizionale laurea in Giurisprudenza preordinata all'accesso alle professioni legali, ma anche corsi che rispondono in modo più diretto alle caratteristiche ed alle esigenze del territorio, quali Scienze del Turismo, Scienze della mediazione Interlinguistica e Interculturale, Scienze dei servizi giuridici per giuristi d'Impresa e della Pubblica Amministrazione, fino ad arrivare alla recente introduzione della Facoltà di Economia.
Lo studente inoltre ha la possibilità di selezionare esami che rafforzino la preparazione in uno specifico settore, come per esempio la scelta di un percorso che valorizzi la vicinanza con la realtà svizzera incentrato sull'approfondimento dei molteplici ambiti di tale ordinamento giuridico. In termini concreti questo si traduce in una apertura della città a studenti che trascorrono in questa sede i propri anni di formazione per poi ritornare alla propria realtà locale e in una possibilità per studenti comaschi di configurarsi una ulteriore e valida alternativa per il proprio futuro lavorativo.
Gli studenti sentono di voler partecipare attivamente a cambiare quella convinzione - che un po' li addolora - in base alla quale l'Università dell'Insubria si pone come Ateneo minore rispetto alle vicine realtà milanesi od a quelle che possiedono una consolidata identità: in questo percorso di crescita è però necessario lo sforzo congiunto, all'interno delle singole sfere di competenza, di tutte le componenti disposte a fornire il proprio contributo verso il miglioramento qualitativo di una realtà ad oggi ancora in fieri.
Il corpo Docenti spesso introduce in ambito accademico l'esperienza fornita dallo svolgimento della Professione ed in molti casi svolge la propria attività didattica contemporaneamente in quelle stesse realtà considerate "superiori": questo dimostra che il grado di preparazione che può essere acquisito a Como non ha nulla da invidiare ad altri contesti.
L'Università, poi, da sola non può supplire a quell'ineliminabile contributo che solo dal singolo può essere dato e cioè il recepire attivamente le possibilità offerte e tradurle in un impiego fruttuoso; ma questo non è un problema esclusivo della nostra Facoltà.
Daniela sottolinea tuttavia che, mentre per i percorsi formativi più strettamente collegati al territorio si riscontra un generale grado di attenzione e di disponibilità da parte della realtà locale, la sensazione è che questo non accada verso i laureati che si accingono all'esercizio delle professioni legali, che si devono scontrare con una diffusa e cortese indifferenza: c'è la convinzione di imbattersi in laureati mediocri, sui quali non vale la pena investire tempo ed aspettative.
Certamente la presenza della Facoltà di Giurisprudenza nella realtà cittadina conduce ad un aumento di coloro che scelgono studi giuridici, ma non è affatto detto che a questo si accompagnino delle prospettive negative: si pensi per esempio all'opportunità offerta a persone che in relazione ai luoghi di provenienza troverebbero impossibile formarsi in Università ubicate altrove, garantendo effettivamente il "diritto allo studio" a tutti quei soggetti che potenzialmente lo meritano. Inoltre il mondo universitario - con l'attrazione di numerosi studenti - conferisce alla Città possibilità e prospettive che possono essere proficuamente sfruttate, oltre che uno sguardo privilegiato ed una apertura su una realtà che sempre più abbandona connotati provinciali.
Daniela analizza poi i rapporti con l' Amministrazione comunale, che ha concesso l'opportunità di destinare S. Abbondio, dopo uno straordinario recupero, alla Facoltà di Giurisprudenza, la quale gode quindi di una sede dotata di indiscussa bellezza artistica e funzionale alle esigenze didattiche. Purtroppo tuttavia, sulla base di statistiche che danno in costante aumento le iscrizioni alle diverse articolazioni della Facoltà, sarà necessario individuare ulteriori spazi anche per avere un'Aula Magna di grandi dimensioni, che consenta di organizzare convegni ma anche eventi che avvicinino la realtà universitaria alla Città.
La conclusione di Daniela è l'augurio di continuare a godere della disponibilità e dell'attenzione dell'Amministrazione locale, affinché si possano individuare, anche con il supporto degli Studenti, le soluzioni ideali per completare quel miglioramento qualitativo che è stato bene iniziato.
Daniela è rapida e determinata; il suo eloquio le consentirà sicuramente un brillante avvenire di appassionate arringhe nelle aule dei Tribunali.
E' poi la volta di Raffaele Colombo, che esordisce citando un rapporto pubblicato dal CENSIS su "giovani e cultura nell'era della comunicazione": il risultato della ricerca afferma che "la cultura non viene affatto percepita (dai giovani) come una cosa dei tempi della scuola, ma come la manifestazione più evoluta del pensiero umano, cui si attribuisce una funzione orientativa importante oppure di marcata critica sociale".
Bastano, a suo avviso, queste poche parole a definire il desiderio di conoscenza che si diffonde con maggiore vigore nelle fasce della popolazione italiana inferiore ai trent'anni, a dispetto di certi luoghi comuni che portano i più a confondere le eccezioni (offerte dalla cronaca) con la regola.
E' di sicuro interesse, per la Città, avere un Ateneo il più possibile qualificato, ma le critiche che si sono sentite con maggiore vigore sono state quelle di essere una "fabbrica di disoccupati" ed un inutile doppione di facoltà già presenti in territorio milanese. Cita, per smentire queste considerazioni, alcuni dati della ricerca "Stella" relativa all'occupazione di laureati provenienti da alcuni Atenei italiani (tra i quali, oltre all'Insubria, le Università degli Studi di Milano, Pavia e Pisa) da cui emerge come la facoltà di giurisprudenza di Como primeggi a livello lombardo per la percentuale di laureati che si siano collocati stabilmente a distanza di diciotto mesi dalla laurea. Questo stupefacente risultato è stato ottenuto sviluppando i corsi alternativi al classico percorso di giurisprudenza, cui ha fatto cenno Daniela, per la formazione di laureati in grado di soddisfare le esigenze peculiari del territorio lariano. Quindi, da questo punto di vista, la nostra Facoltà si è indubbiamente sviluppata nella direzione richiesta dalle Istituzioni politiche ed economiche comasche, seppur peccando in modo piuttosto consistente in termini di capacità di comunicazione e relazione con le stesse. Per quanto riguarda, invece, gli aspiranti candidati alla carriera forense, Raffaele giura di non aver mai conosciuto un solo ex collega laureato che non abbia individuato uno studio ove intraprendere il necessario percorso di pratica (il che evidenzia il giusto equilibrio tra la domanda di lavoro e l'offerta).
Naturalmente sarebbe poco credibile questa relazione se non si accennasse alle problematiche che attualmente insistono e che necessitano di una risposta adeguata anche da parte delle Istituzioni. A Como mancano strutture adeguate in grado di ospitare studenti di altre Province e Regioni (senza dimenticare gli importanti scambi con l'estero che di anno in anno vanno incrementandosi). Per far crescere l'intera realtà universitaria è fondamentale mirare a costituire un centro di studi di prestigio cui ambiscano i migliori studenti delle scuole superiori. Inoltre negli ultimi anni le Istituzioni politiche locali (a differenza di quelle varesine), pur essendo meritevoli di plauso per il fondamentale intervento di realizzazione delle Sedi sul territorio, hanno mancato di partecipare al funzionamento del Consiglio di Amministrazione dell'Università dell'Insubria, nonostante ve ne fosse la possibilità offerta dallo statuto.
Conclude evidenziando come, da parte degli studenti, vi sia un forte desiderio di partecipazione alle scelte strategiche per il futuro dell'Università: in quest'ottica sarebbe quanto mai auspicabile un coinvolgimento, da parte delle Autorità competenti, sulle decisioni che riguardano il Polo universitario (vedi progetto campus) affinché possano risultare adeguate alle esigenze dei principali "fruitori".
Una bella tirata d'orecchie alle nostre Istituzioni - che sembra abbiano sin qui dimenticato il loro ruolo in seno al Consiglio dell'Insubria - e l'invito ad un dialogo anche con gli Studenti.
Chiamato direttamente in causa, Maurizio Faverio - nuovo Assessore alle politiche giovanili - condivide la richiesta che l'Amministrazione comunale recepisca i bisogni dell'Università attraverso il dialogo con tutte le parti interessate. Non ha dubbi sulla necessità di dare risposte precise alle esigenze dell'Ateneo e sulla realizzazione del campus, appoggiando anche il progetto sull'area di S. Martino.
E' poi la volta di Anna Veronelli, riconfermata Assessore (ormai lo fa a tempo pieno, avendo per il momento rinunciato alla docenza universitaria) con delega - tra l'altro - all'Istruzione: non v'è dubbio che il Comune entrerà a far parte del C.d.A. dell'Insubria, ma con un nuovo accordo di programma. Piu' scettica su una rapida definizione del campus che, a suo dire, forse potrà veder realizzato il nipotino che attualmente frequenta le elementari. L'Amministrazione comunale ha sin qui dimostrato, con S. Abbondio e Palazzo Natta, di credere nell'Università comasca. I risultati sono verificabili: la facoltà di Scienze è da taluni ritenuta superiore alla Normale di Pisa e gli studenti di Giurisprudenza vengono spesso assunti ancor prima di conseguire la laurea. Unico problema è la comunicazione: queste notizie non si sanno.
Apre gli interventi dei soci Renzo Gorini, interpretando un po' il pensiero di tutti nel complimentarsi con Giorgio, Daniela e Raffaele e si chiede come mai nessuno si sia posto prima la domanda circa l'assenza di nostri rappresentanti istituzionali nel Consiglio dell'Insubria. Università è cultura ma anche opportunità economica (cita l'esempio di Tartu, città estone recentemente visitata). Ricorda che già nel 2000 si parlava di campus a San Martino, però - come spesso accade - a Como i progetti non si attuano perché la politica prevale sugli obiettivi. E' necessario investire in cultura, perché la sua mancanza porta inevitabilmente al declino.
Franco Brenna sottolinea, con ammirazione, la capacità di sintesi e la brillante dialettica di Daniela e Raffaele. L'Università dell'Insubria è giovane ma si inserisce in un territorio culturalmente elevato e la vicinanza con la Svizzera offre una connotazione di internazionalità. Non si trova d'accordo con il proliferare degli Atenei in tutta Italia, spesso con motivazioni dettate più dall'esigenza di creare cattedre per i Docenti: va fatta una scelta qualitativa, eliminando le facoltà in eccesso. Inoltre suggerisce ai giovani di "uscire" da Como per fare esperienze (necessarie quindi borse di studio con queste finalità), per poi ritornarvi investendo l'esperienza sul territorio.
Alberto Longatti è, come spesso accade per sua ammissione, provocatorio: ma gli Universitari credono nella Città? Ha l'impressione che siano pochi i giovani che frequentano gli eventi culturali cittadini ed ancor meno le proposte che arrivano dagli studenti alle Associazioni che li promuovono. Como non è ancora una Città universitaria e non lo sarà mai se i giovani non interagiscono culturalmente con il territorio; teme poi che il campus possa "isolare" la popolazione studentesca dalla Città. In sintesi: non è solo colpa dei "vecchi" se manca dialogo.
Daniele Roncoroni approfitta della presenza dei ragazzi per ricordare il Rotaract e le attività rotariane rivolte ai giovani (scambio giovani, Ryla).
La replica a Longatti è di Raffaele Colombo: sono nate - e stanno diventando sempre più attive - le Associazioni studentesche (es. Aquila) che si occupano anche di cultura. Già si è organizzato - con eventi che si ripetono ormai da tre anni - l'Aquilacultura Festival e si può sicuramente intraprendere un cammino comune.

La nostra impressione, a conclusione dell'interessante conviviale di cui è stato riportato un resoconto pressoché integrale, è che il nostro Ateneo intanto pecchi in comunicazione: Como non conosce a fondo la realtà universitaria, le sue "eccellenze", i suoi eventi e non ne viene coinvolta: oggi si è avuta l'opportunità di aprire un dialogo che, si spera, possa continuare proficuamente.

Angela Corengia

 

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