La visita alla Mostra "La dinastia Brueghel"
27 Giu 2012
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CONVIVIALE DEL 27 GIUGNO 2012 Con Alberto Longatti alla Mostra di Villa Olmo

Nell'immagine:  Pieter Brueghel il Giovane - Paesaggio invernale con trappola per uccelli


In assenza di Giuliano Collina, storica guida delle mostre d’arte, è il “supplente” (ma altrettanto valido) Alberto Longatti a introdurci alla visita della mostra allestita a Villa Olmo “La dinastia Brueghel”.
Nel ‘500 una delle più importanti città del nord Europa era Anversa, centro commerciale con un fiorente artigianato locale. Qui, in un fervido ambiente multiculturale dovuto appunto agli scambi con tutti i Paesi conosciuti, opera la dinastia dei Brueghel, che ha  Pieter per capostipite e sarà attiva per un secolo. Anversa è anche la Città dove Rubens – dalla fine del ‘500 - avrà la sua bottega; sempre nei paesi Bassi ha lavorato Hieronymus Bosch (pittore dal quale i surrealisti prenderanno spunto e di cui in mostra c’è un quadro mai esposto prima d’ora),  che raffigura un mondo grottesco,  ricco di simbologie e allegorie. Pieter il Vecchio assorbe dalle sue opere il modo deformante di vedere la realtà, ma sviluppa una propria autonoma capacità di rappresentare minuziosamente paesaggi complessi e figure popolari.
In mostra sono poche le opere di Pieter il Vecchio (un unico quadro e un paio di incisioni di grande maestria) ma – come recita il titolo – sono esposte opere di numerosi membri della famiglia, che ha in Pieter il Giovane – figlio del Vecchio – il più famoso erede. Anche Jan il Vecchio è qui presente con molti lavori: nei suoi quadri si avverte una maggiore morbidezza dei toni, tanto che venne chiamato “velluto”. Tutti si recarono in Italia, allora il centro culturale più importante, assorbendone la classicità; solo Pieter il Vecchio ne fu estraneo.  I suoi eredi invece iniziano a rappresentare altri temi, oltre alle scene popolari. Le nature morte, che hanno dapprima contenuto mistico (la caducità della vita rappresentata dai fiori recisi),  divengono più festose, gli ultimi discendenti ormai sono calati già nel barocco; la pittura manierista esalta la cura nella descrizione dei particolari e i paesaggi hanno un colore di fondo verde-azzurro che caratterizza le opere dei Brueghel. Vengono raffigurati animali esotici; farfalle (che rappresentano l’anima) e altri insetti sono riprodotti in maniera minuziosa, da manuale di scienze.
Fu questa coerenza di linguaggio, qui ben raccontata da opere di molti artisti della famiglia (circa una quindicina), a fare la fortuna della dinastia.
Dopo la “lezione” visita alla mostra e cena al Tennis di Villa Olmo.

Angela Corengia

 

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