Colazione alla Mensa della “Casa delle Vincenziane”
17 Ott 2012
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CONVIVIALE DEL 17 OTTOBRE 2012
La visita nell'ambito del service per conoscere le Associazioni che si occupano di persone in dificoltà

Nell'immagine Giacomo Colombo tra l'Avvocato Andrea Vestuti e Luciana Bianchi De Angelis


La “Mensa del povero” di Via Tatti è l’insolita sede della conviviale voluta dal Presidente nell’ambito del suo service per il territorio.

Dopo il pranzo, cucinato e servito dalle volontarie, Giacomo Colombo prende la parola per il saluto di benvenuto: è visibilmente emozionato (tanto che dichiara di non sapere quello che sta dicendo..), perché con questo primo appuntamento dà il via alla realizzazione del suo programma, che vuole avvicinare le realtà Associative che si occupano del disagio in Città, per conoscerle ed aiutarle concretamente versando il corrispettivo di un pranzo al Ristorante. Auspica che questa iniziativa diventi un appuntamento fisso anche con i futuri Presidenti, come quello con i ragazzi della Casa di Gino. Cede quindi la parola a Luciana Bianchi De Angelis, responsabile cittadina dei Gruppi di volontariato Vincenziano, che traccia la storia dell’Associazione,  nata come “Dame della carità”. Nel 1976 il congresso internazionale (le “Dame” sono presenti in 50 nazioni con più di 250.000 volontari), decise di modernizzarne la denominazione appunto in “Gruppi di volontariato Vincenziano (GVV)”. E’ un’associazione di laici cattolici che siispirano al loro fondatore San Vincenzo de Paoli, che ebbe un’intuizione molto semplice: capì che la carità, per essere incisiva, doveva essere organizzata.
A Como le Dame di San Vincenzo arrivano all’inizio del 900 a San Bartolomeo e, nel giro di pochi anni, sono presenti in 12 Parrocchie della Città. Nel 1925 decidono di acquistare la Sede - che attualmente ancora occupano – in Via Primo Tatti (al prezzo di 206.000 lire), contraendo un prestito di 120.000 lire che venne estinto nel 1932 grazie a contributi di benefattori comaschi e alle attività di fiere benefiche e adunanze generali. Nella nuova sede si attivano questi servizi:
-    la mensa diurna per persone povere e mendicanti;
-    un patronato operaio per giovani lontane dalle famiglie, che possono trovare asilo e consumare un pasto caldo (nel 1930 le ragazze sono una quarantina);
-    una scuola materna rivolta soprattutto a bambini di mamme che lavorano;
-    le “culle vincenziane” per l’ospitalità diurna di bimbi da pochi mesi fino ai tre anni.
Questi ultimi due servizi chiuderanno all’inizio degli anni 80 per l’impossibilità di sostenere le spese del personale laico. Nel 1989 si apre “la Casa della speranza” per l’accoglienza di donne sole con bambini e nel 2000 i GVV decidono di dare vita a una nuova associazione con la denominazione Casa Vincenziana Onlus.
I GVV sono presenti in Città in otto gruppi, oltre a tre in Provincia, per un totale di circa 90 volontari e 30 collaboratori che operano sul territorio anche per l’assistenza alle famiglie e alle persone sole, in sinergia con le Parrocchie. La Onlus si autofinanzia attraverso eventi e vendite benefiche, contributi di benefattori, lasciti e offerte;  non gode di sovvenzioni pubbliche.
E’ poi la volta dell’Avvocato Andrea Vestuti, Presidente dell’associazione  che oggi gestisce:
-    la mensa diurna (per 6 giorni la settimana per 12 mesi all’anno con circa 110 pasti quotidiani erogati su quattro turni), che usufruisce delle donazioni del Banco alimentare, di Siticibo, di negozi e ristoranti; determinante, in questa attività, l’apporto dei volontari (“le nostre escort”, le definisce Vestuti). Collateralmente vengono distribuiti anche panini e sacchetti con alimenti;
-    la comunità socio-educativa per minori “Gli olivi”, che accoglie attualmente 12 ragazze dai 14 ai 18 anni – tolte alle famiglie dal Giudice del Tribunale dei minori - seguite da uno staff di professionisti composto da 6 educatrici, una coordinatrice e una psicologa, sempre coadiuvate da volontari che prestano la loro opera per il sostegno scolastico, sanitario e guardaroba. L’attività è finanziata dalle rette pagate dai Comuni di provenienza;
-    la “Casa della speranza” (5 posti) che ospita donne in temporaneo stato di bisogno, interamente finanziata dalla Onlus.
I dipendenti sono 12 (cuochi, educatori); c’è la necessità di reperire volontari che possano offrire una disponibilità costante (anche limitata a poche ore ma con un impegno di assiduità).
Apre gli interventi l’ospite Elisabetta Broli, Presidente Inner Weel, alla quale Vestuti precisa che attualmente gli ospiti stranieri della mensa sono circa il 50%; l’altra metà è costituita da clochard italiani, ma anche da separati e disoccupati. La componente femminile sta aumentando e oggi rappresenta il 20% circa; Luciana Bianchi ritiene che le donne siano più autonome, per cui spesso preferiscono usufruire dei pacchi di viveri che poi gestiscono in autonomia. Le risposte poi di Vestuti alle domande di Pomentale, Ambrosoli, Peverelli, Corengia:
-    le porte della mensa sono aperte a tutti; c’è una sorta di pre-selezione, curata dalla Caritas nell’edificio di fronte alla sede, che dopo un colloquio distribuisce un tagliando che dà diritto all’accesso, anche se poi alla fine si accolgono anche coloro che non ne dispongono;
-    sono assistiti anche extra-comunitari clandestini, perché non vengono chiesti i documenti;
-    il servizio di vigilanza è autonomo; non si sono mai verificati problemi di sicurezza, salvo qualche intemperanza di persone ubriache facilmente gestibili;
-    viene rispettato il multiculturalismo evitando, per esempio, di servire carne di maiale ai Musulmani.
La giornalista de “La Provincia” Maria Castelli pone il problema della comunicazione per la ricerca di volontari, rimarcando che spesso l’associazionismo difetti di relazioni con l’esterno; viene escluso – anche da Longatti – che sia “colpa dei giornalisti”: La Provincia dedica una rubrica settimanale di due pagine alle attività di volontariato.
Con un ringraziamento del Presidente agli ospiti, in particolare al gruppo di volontarie che ci ha servito lo squisito pranzo, lasciamo la Comunità: per chi lo desidera c’è la possibilità di visitare la Sede.

Angela Corengia

 

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