Le Banche e l’economia comasca
24 Ott 2012
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CONVIVIALE DEL 24 OTTOBRE 2012
La relazione del Dottor Pier Aldo Baucherio – Direttore regionale Lombardia Intesa San Paolo

Nell'immagine: il dottor Pier Aldo Baucherio con Giacomo Colombo


Relatore prodigioso, che riesce a far partecipare un socio “desaparecido” e – per ammissione dello stesso Presidente che lo presenta – a far star zitto Colombo.
Baucherio esordisce con un invito all’ottimismo: proprio in questi momenti di difficoltà – in cui il pessimismo è assolutamente giustificato – è necessario trasmettere fiducia e credere nella ripresa, perché la crisi è ormai alle spalle. Quello che sta logorando ora il mercato e che ci impedisce di pensare che si possa uscire dal tunnel è quindi il periodo difficile del “dopo crisi”, che Como e l’Italia  stanno vivendo non peggio di altri Paesi. Nel ’91 il distretto del tessile comasco era dato per morto, oggi è tra i migliori: a livello nazionale siamo incanalati in un mercato di nicchia che non ha praticamente concorrenza. Il sistema economico italiano ha fatto da traino all’economia dell’UE, malgrado sia soffocato da un sistema burocratico che non ha eguali in Europa.
Como deve credere in se stessa, perché ha qualità imprenditoriali valide e know-how indiscusso; non può quindi “piangersi addosso” e deve saper valorizzare i propri prodotti. La strada è anche quella di guardare avanti per superare il problema dimensionale: oggi si fatica a realizzare progetti comuni, con la conseguenza che i piccoli non possono emergere. In Lombardia sono già state attivate 73 reti d’impresa, a Como solo 2 (la più recente è agricola, guidata dal Consorzio agrario, con 21.000 aziende collegate). Anche le Banche lombarde non fanno sistema; la finanza – che nel ’92 ha sostenuto una crisi ben peggiore – ha generato il crollo del mercato e ora non lo sta sostenendo.
Cosa devono fare allora le Imprese? In primis prendere atto della riduzione dei margini e dimenticare aiuti rilevanti dal sistema finanziario; poi bisogna virare su nuove forme di economia che valorizzino il lavoro dal punto di vista umano e sociale. Il tessile comasco si è difeso bene, con un + 5,75% rispetto all’anno precedente; positivo anche il trend del legno-arredo, con un + 5% circa. I rapporti con l’estero sono buoni, anche se non siamo mai, in Europa, capi-commessa.
La famiglia evidenzia un indebolimento ulteriore di chi aveva già manifestato problemi, ma sostanzialmente la raccolta non è crollata, quindi si risparmia ancora. Ridotti sensibilmente invece i consumi, anche per la paura causata delle continue informazioni negative.
Il sistema bancario ha fatto quello che poteva, intervenendo in casi disperati e salvaguardando i risparmi. Come tutti ha comunque le proprie responsabilità e deve essere quindi disponibile a dialogare con le Imprese per risolvere situazioni di criticità. Gestire il “dopo-crisi” è la parte più difficile, indispensabile ritrovare fiducia: lo spread sta calando e i finanziamenti a breve possono avere tassi accettabili per far fronte alle esigenze immediate, rinegoziando poi in futuro a medio-lungo termine. I bancari devono andare nelle Imprese per conoscerne le realtà nello specifico e i commercialisti devono ritrovare il ruolo di garanti dell’imprenditore nei confronti del sistema finanziario.
Il vero problema è oggi quello legato all’edilizia, a causa dell’invenduto; tengono gli immobili in zone giuste e con un’elevata qualità, mentre il medio-basso livello intasa il mercato. Necessaria quindi una moratoria di 24/36 mesi, nel corso della quale si dovranno smobilizzare le rimanenze per rifinanziarsi e tentare di recuperare almeno i costi.
Il settore delle start-up è in ascesa e merita il sostegno del sistema bancario, quindi la rinuncia a garanzie collaterali; indispensabile però l’affiancamento con soggetti che garantiscano esperienza imprenditoriale e di mercato.
In conclusione un appello a segnalare comportamenti anomali di funzionari del gruppo Intesa San Paolo, che di fronte a progetti chiari dovranno garantire l’appoggio della banca.
La parola ai presenti, con l’intervento – obbligato – di Angelo Majocchi, che conferma l’analisi di Baucherio aggiungendo un altro aspetto che oggi attanaglia l’economia: il fisco. L’incidenza delle imposte ha raggiunto livelli insostenibili, senza parlare della paura di controlli che può avere influenza sui consumi (pensa a tutti i prodotti che ricadono nel redditometro).
Franco Brenna sottolinea che non è stato toccato un aspetto che ritiene fondamentale per l’economia comasca, il settore turistico-culturale che è un grosso potenziale della Città. Bucherio concorda sulla necessità di dare impulso alle iniziative che vanno in questa direzione e, aggiunge, nella salvaguardia dell’ambiente. Banca Intesa affianca l’Imprenditoria del settore e sostiene, attraverso la propria Fondazione bancaria (sganciata dal sistema “business”), progetti per la valorizzazione del territorio sotto il profilo culturale e ambientale. La politica della Fondazione è quella di evitare finanziamenti a pioggia, privilegiando iniziative di largo respiro che possano avere ricadute positive anche sotto il profilo economico. Lo stesso obiettivo perseguito anche in ambito sociale, pur nella considerazione che le Istituzioni – in particolare lo Stato – debbano fare la loro parte. Non si può dimenticare che la Banca è un Ente di tipo commerciale, che deve quindi realizzare utili.
Emilio Bordoli torna sul ruolo dei commercialisti, sicuramente disposti a dialogare con le Banche, ma evidenzia la necessità che si riprenda a finanziare a medio-lungo termine, una condizione che potrebbe ridare fiducia agli imprenditori; Baucherio concorda, ma tale tipo di intervento (che per gli istituti di credito può generare perdite) può trovare applicazione solo a condizione che si presentino progetti validi, con budget ben definiti almeno nel medio termine.
Minghetti fa rilevare – e Baucherio è d’accordo - come il sostegno alla cultura delle Fondazioni e delle Banche abbia in qualche modo deresponsabilizzato gli enti pubblici, che fanno mancare totalmente i finanziamenti.
Una voce “fuori dal coro” è quella di Alberto Longatti: la mancanza di fiducia nel sistema bancario è più che giustificata, perché la crisi è stata causata dalle banche d’affari che hanno rovinato il mercato. Non crede che oggi le Banche siano disposte ad assumersi rischi, facendo venir meno quindi tutto il discorso sulla fiducia.
Baucherio risponde per il gruppo Intesa: il suo istituto non è banca d’affari e ci sono apporti di capitale destinati alle imprese; ribadisce tuttavia che non si potranno avere finanziamenti senza progetti concreti e supportati da piani finanziari validi.
Alla giornalista de “La Provincia” Maria Giovanna Della Vecchia Baucherio risponde confermando la moratoria concessa al settore edile per tre anni, mentre a Brenna – che si domanda se il privato debba sostituirsi al pubblico – fa rilevare un aspetto delicato di tale politica: il rischio che il nostro patrimonio passi sotto mani straniere.

Angela Corengia

 

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