I Soci parlano di Rotary
07 Nov 2012
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CONVIVIALE DEL 7 NOVEMBRE 2012
La prima "ruota libera" del presidente Colombo

Nell'immagine: Daniele Roncoroni, Giacomo Colombo, Franco Brenna e Alfredo Caminiti

 


 

Prima conviviale dedicata ai temi rotariani del presidente Colombo, che in apertura sottolinea l’importanza di questi incontri cui i “vecchi” rotariani rispondono sempre con interesse. Scarsa invece la partecipazione dei soci più recenti, che forse non hanno ancora ben chiaro l’obiettivo di queste riunioni. Colombo continua “lanciando” il tema dell’effettivo: i nuovi soci hanno difficoltà ad inserirsi, forse anche per colpa dei “vecchi”; la maggior parte dei soci poi non si impegna nelle attività del Club, che sono seguite sempre dagli stessi. Diventa sempre più difficile trovare persone disposte a entrare a far parte del Rotary e per questo ha proposto che le ammissioni possano essere effettuate tutto l’anno.  Buona invece la partecipazione alle conviviali, soprattutto a mezzogiorno – come di tradizione del Club.

Pomentale, Presidente della Commissione effettivo, concorda sull’analisi di Colombo.  Fa notare che il problema delle ammissioni è internazionale, il Rotary non sembra avere più interesse come una volta. Ambigua la figura del socio presentatore, che si limita a fare da intermediario con il Club; è importante invece che svolga una funzione di tutor, favorendo l’inserimento del neo-socio nel gruppo. Il discorso sulle categorie, recentemente pubblicate, va rispettato almeno formalmente; ritiene tuttavia importante che il candidato possa conoscere preventivamente l’attività del Club, partecipando a qualche conviviale prima dell’ammissione. E’ altrettanto fondamentale, infatti, oltre alle qualità morali e professionali, che si possano valutare le capacità di inserimento e di partecipazione effettiva. Sulle conviviali serali, in genere meno frequentate, ritiene invece che siano altrettanto importanti perchè si possono coinvolgere i familiari.

Non concorda sul commento di Colombo circa i neo soci Di Febo; ritiene infatti che coloro che sono entrati con lei abbiano una buona assiduità. Sulle serali il problema è la famiglia (almeno per i soci giovani con figli); concorda sulla necessità di pre-monitorare i candidati ma è anche necessario che il Club promuova incontri per illustrarne l’attività.

Dotti replica che il Distretto organizza giornate di formazione per i neo-soci ed è questo il primo dovere che è loro richiesto; deve essere infatti chiaro che il Rotary  è impegno, prima che opportunità.

D’accordo con Dotti Colombo, che ricorda l’indimenticabile Franco Bocchietti che si faceva garante dei soci che presentava. Famosa la sua battuta: “Tutti quelli che presento diventano presidenti”.

Dotti segnala che il problema dell’effettivo è comune a tutti i Club; addirittura a Milano è frequente che dopo un anno il socio abbandoni il Rotary. Il Distretto ha studiato nuove strategie, che ci illustrerà il Governatore.

Franco Brenna rileva come il Rotary, in passato, fosse una gratificazione umana e professionale importante; oggi ci sono molte più opportunità – anche per fare volontariato; per questo va rivalutata l’immagine dell’essere rotariano. La nascita della nuova Provincia è un’occasione imperdibile per fare “unione”; il Rotary può essere protagonista di un progetto di crescita del territorio, coordinando le forze anche con il Ticino. Il messaggio rotariano deve quindi trasformarsi in una sorta di attività “politica”, per sviluppare i rapporti d’amicizia e fungere da aggregante.

Dotti si fa carico di portare questa proposta nel Gruppo di Lavoro insubrico, le cui riunioni  dovrebbero essere costantemente frequentate anche dai nostri rappresentanti.

Pierpaoli replica a Pomentale: d’accordo sulla figura del tutor per i nuovi soci, ma limitatamente al rapporto tra gli stessi e il consiglio. Non può essere solo il presentatore che favorisce l’inserimento nel gruppo assumendosene tutta la responsabilità, ma tutti i soci devono fare uno sforzo per accoglierlo nel migliore dei modi. Non vorrebbe più nel Club i soci “zeristi”, che di fatto non rivestono tale qualifica pur se pagano la quota: questo problema non viene mai affrontato, accettando che il lato economico prevalga su quello etico. Circa le classifiche ritiene che l’eterogeneità debba essere favorita, perché è importante per il Club la circolazione di idee sotto diverse angolazioni professionali.  Il Baradello è un Club vivace, bisogna quindi capire perché oggi non si sia indotti a farne parte.

Fulvia Bianchi si interroga appunto sulle aspettative dei soci e di chi è invitato ad entrare; di fronte ad un numero elevatissimo di disoccupati (solo a Como circa 1.800) le associazioni devono essere chiamate anche a far fronte a questo disagio; ipotizza lo studio di una sorta di micro-credito alle persone in difficoltà, perché c’è bisogno di proposte che possano concretizzarsi.

Roncoroni: uno dei motivi della scarsa partecipazione e del ridotto interesse a entrare nel Rotary è sicuramente la difficoltà a gestire il proprio tempo in questa società che diviene sempre più complessa. Il Rotary non è solo beneficenza, ma è importante il contributo di idee che può dare: è questo l’aspetto che bisogna cercare di capire attraverso un’analisi interna, perché non siamo paragonabili a qualsiasi altra associazione che interviene sul disagio.  Circa la necessità di far entrare soci giovani, bisogna puntare su quelli che vivono già il mondo dell’associazionismo – Rotaract ma anche altre realtà -, perché hanno una sensibilità già orientata sugli obiettivi rotariani. A questo proposito Di Febo ritiene importante “coltivare” i ragazzi del Rotaract e divulgare attraverso campagne pubblicitarie l’attività del Rotary. Dotti a tal proposito ricorda la campagna finanziata dal Distretto e dal RI per la polio-plus.

Corengia replica a Di Febo: il Club segue costantemente i ragazzi del Rotaract attraverso i propri delegati della commissione giovani, ma è difficile che al termine del percorso rotaractiano vogliano far parte di un Club Rotary, perché a trent’anni hanno altre priorità e interessi. Inoltre la politica del Baradello è sempre stata quella di escludere la possibilità di un passaggio diretto dal Rotaract, per mancanza dei requisiti di professionalità e inserimento sociale: questo non è sempre vero e comunque si potrebbe pensare a una sorta di “apprendistato”, un periodo intermedio durante il quale coinvolgere gli aspiranti soci nelle attività del Club per favorirne l'integrazione. Sono, di fatto, un’enorme risorsa, abituati già allo spirito rotariano e alla partecipazione. Si chiede invece come mai non ci siano figli di soci (se non una) in età di Rotaract che ne facciano parte (a Como ma anche dove eventualmente risiedono per motivi di studio): evidentemente quello che Di Febo definisce “coltivare” non funziona già in famiglia. Quindi la “pubblicità” auspicata da Di Febo deve partire dall’esempio che ogni socio rappresenta e dalle sue capacità di far capire cosa significa essere rotariani.

Peverelli sottolinea l’importanza di coinvolgere i nuovi soci nelle attività del Club, per favorire la conoscenza reciproca e l’inserimento.

Dotti, a proposito di pubblicità, ricorda che uno dei modi migliori è quello di realizzare progetti, dandone evidentemente notizia; invita pertanto Caminiti ad aggiornare sul service “Salva un bambino”, divenuto ormai un fiore all’occhiello del nostro Club per il territorio. Alfredo concorda sulla visibilità che il Baradello acquisisce con questa attività, che ormai ha esaurito il suo compito a Como ma ha numerose richieste in altre località e soprattutto, dopo l’introduzione di nuove norme, da società sportive e squadre di calcio.

Roncoroni suggerisce infine di chiedere a La Provincia di essere intervistati riguardo all’impegno del Club sul territorio.

Molta carne al fuoco e contributi interessanti, come sempre quando si parla di Rotary. Ai Presidenti e loro Consiglieri farne tesoro.

 

Angela Corengia

 

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