LA FAMIGLIA E IL FAMILIARE
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di Patrizia Dugoni

 


Pensando alla famiglia di oggi ci si potrebbe chiedere cosa c'è in essa di familiare, con l'essenza della famiglia come la si è intesa per decenni nel contesto occidentale, e quanto di "familiare", con la connotazione di conosciuto e riconosciuto, quindi noto per cui rassicurante. Non troviamo né un aspetto né l'altro. La famiglia non è più la stessa, "la famiglia è in crisi" si sente dire da più parti.  Poco o nulla della famiglia attuale è conosciuto, "la famiglia è cambiata" o meglio,  è in continuo e costante cambiamento. Questo fatto  stupisce e disorienta, a volte preoccupa, altre spaventa.
Se osserviamo la storia della famiglia, nel corso dei secoli, troviamo costanti cambiamenti, sia relativamente alle dinamiche della coppia, sia rispetto alla gestione di figli. In passato, spesso, i matrimoni erano combinati per interessi economici o di casato. I nostri bisnonni, soprattutto nell'ambiente borghese, difficilmente si sposavano per amore. Anche nelle campagne la donna doveva garantire braccia forti e capacità riproduttive, per dare figli che aiutassero nel lavoro dei campi. La famiglia, quindi, non porta con sé un'evoluzione lineare ma, potremmo dire, a spirale: perde alcune funzioni, ne assume altre, ne mantiene e ricerca altre ancora nel corso della storia, tutto in funzione del contesto socioculturale di appartenenza.  Infatti è un sistema antropologico e psico-sociale vivo, che interagisce con il contesto influenzandolo ed essendone influenzato, con modalità interdipendenti dal sociale. La stessa gestione dei figli passa continuamente dalle "braccia materne" alle braccia di balie/nutrici (oggi babysitter o nonni) e viceversa. Inevitabilmente anche i ruoli all'interno della famiglia sono cambiati, i modelli di riferimento non sono più validi. Oggi le donne sempre più spesso lavorano e diventano madri tardi; i padri possono usufruire del congedo per la maternità al posto delle loro mogli/compagne, i ruoli dei genitori sono intercambiabili. Tutto ciò non è ne meglio né peggio rispetto al passato. È, e sarà, diverso rispetto alla storia futura. È un dato di realtà con il quale dobbiamo fare i conti, convivere senza paura del cambiamento. Il problema è infatti psicologico: tutto ciò che è conosciuto, familiare, ci tranquillizza e rassicura, la novità, in quanto sconosciuta e non prevedibile e controllabile, crea difficoltà, non ci dà sicurezze, distrugge le nostre certezze, che spesso, purtroppo, rischiano di essere sterili punti di riferimento con la valenza di illuderci di essere nel giusto. D'altra parte, se osserviamo da un punto di vista più dinamico, il cambiamento fa parte del mondo e della storia dell'uomo, nulla resta uguale a se stesso nel corso dei millenni. Quindi, pensare che le difficoltà dei nostri figli, piccoli o adolescenti, siano imputabili alla famiglia - come istituzione - che sta cambiando, perché sono sempre più presenti le separazioni o perché la famiglia subisce l'influenza di altre culture, non consente di osservare meglio il fenomeno. Le difficoltà sono insite nelle dinamiche relazionali, le istituzioni in quanto tali non preservano dalle difficoltà . La disponibilità ad accogliere le differenze ed i cambiamenti, a non spaventarsi rispetto alla crisi, fanno la differenza e definiscono la qualità dei legami. La capacità di uscire dalla "dimensione io" per definire la "relazione noi" sono l'essenza del famigliare. Diventa così possibile rivedere schemi istituzionali rigidi per entrare in dimensioni simboliche e relazionali affettive significative, all'interno delle quali l'ascolto, la comprensione, la com-passione e il dono, definiscono e suggellano il legame d'amore, legame che va oltre il contratto coniugale, garantendo così la continuità del legame famigliare.

Patrizia Dugoni

 

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