Perchè sono un uomo di speranza
16 Apr 2025

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RIUNIONE DEL 16 APRILE 2025

 

Le riflessioni sulla Pasqua del Cardinal Oscar Cantoni

 

Nell'immagine: Franco Brenna, Daniele Roncoroni, il Cardinal Oscar Cantoni, Massimiliano Mondelli, Don Andrea Straffi


In apertura Damiano Cattaneo fa omaggio al Cardinale del libro “E’ Dio il vero tema”, scritto da Cesare Cattaneo e pubblicato a cura dell’Archivio.

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Questo è il testo dell’intervento del Cardinal Cantoni e ringraziamo la sua segreteria che ce l’ha messo a disposizione. E’ incentrato sul tema del Giubileo 2025: “pellegrini di speranza”.

 

 

 

Perché sono un uomo di speranza…

Sono un uomo di speranza
perché credo che Dio
è nuovo ogni mattina.

Sono un uomo di speranza
perché credo che lo Spirito Santo
è all'opera nella Chiesa
e nel mondo.

Sono un uomo di speranza
perché credo che lo Spirito creatore
dà a chi lo accoglie
una libertà nuova
e una provvista di gioia e di fiducia.

Sono un uomo di speranza
perché so che la storia della Chiesa
è piena di meraviglie.

Sperare è un dovere e non un lusso.
Sperare non è sognare,
ma è la capacità
di trasformare un sogno in realtà.

Felici coloro che osano sognare
e che sono disposti
a pagare il prezzo più alto
perché il loro sogno prenda corpo
nella vita degli uomini.

Card. Léon-Joseph Suenens (1904 –1996)

Arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles

 

Cari amici, vorrei che questo mio intervento, il più possibile breve, favorisse un buon appetito e non bloccasse poi la digestione! Permettetemi allora di presentarvi sinteticamente il Giubileo 2025, attualmente in atto nella Chiesa universale, limitandomi a descrivere in particolare il tema centrale, racchiuso in questo slogan: “pellegrini di speranza”.

Ho introdotto questo stesso tema incontrando un buon numero di giovani, liceali e universitari, che lo scorso lunedì sera, 14 aprile, hanno vissuto nel nostro duomo la “via crucis”. Non è facile riempire il duomo, soprattutto di giovani, divenuti orami “ospiti rari” nelle nostre assemblee liturgiche. Tuttavia, non si tratta affatto di persone superficiali e vuote, come qualcuno vorrebbe definire i giovani di oggi. Ho sperimentato, con mia meraviglia, una assemblea attenta e profondamente interessata.

Introducendo il tema della speranza, sottolineo anche con voi la consapevolezza che oggi si parla poco della speranza, si ha un certo pudore nel trattare questo tema, anche se ogni uomo non può fare a meno della speranza. Essa ha a che fare con il nostro futuro! Come lo pensiamo? Come lo prepariamo? Per programmarlo responsabilmente dobbiamo però uscire dalla “dittatura del presente”, fermi sull’oggi o solamente memori e nostalgici dei gesti del nostro passato. Occorre piuttosto andare oltre, aprirci all’inedito, rischiando con la nostra immaginazione, anche con i nostri sogni!

C’è chi ancora oggi parla di speranza in modo illusorio e futile, rifacendosi a quel comune adagio, tanto facilmente in uso nei tempi del lock down: “andrà tutto bene!”, ma poi abbiamo constatato de visu, tristemente, che non tutto è proprio andato bene, anzi!

Credo che occorra avere una grande sfacciataggine parlare di speranza proprio oggi, in un ambiente planetario così colmo di aggressività, di ogni forma di violenza, di distruzione e di morte, in un clima di incertezza e di scoraggiamento generale. Qualcuno sarebbe tentato di rimandare il tema della speranza a tempi e a situazioni migliori delle nostre.

Ed è lecito domandarsi: in questa situazione, Quale futuro hanno davanti i nostri giovani, i nostri figli, i nostri nipoti? Rischiano di affrontare un disagio tale, professionale, oltre che economico, che non ha sperimentato la generazione precedente dei loro padri.

A meno, come ho fatto lunedì sera, di riferirmi, come credente, al fondamento della speranza che è dono di Dio, perché fondato sulla certezza della morte e risurrezione di Cristo. Egli non è un personaggio del passato che non ha nulla a che fare con la nostra storia: è vivente ed operante tra noi, oggi. Il Padre lo ha costituito Kyrios, Signore!

In lui la morte, tanto temuta da noi, non ha l’ultima parola, l’amore come dono costoso di sé non si blocca davanti alle forze del male, la verità non può arrestarsi dinanzi alla menzogna, prima o poi emerge, la vita non si annulla, annientata dallo spauracchio della morte.

Ciascuno di noi deve fare i conti, presto o tardi con queste realtà, davanti alle quali prendere posizione.

Credere nella risurrezione di Cristo non vuol dire però evadere dalla propria storia, come se tutto dipendesse totalmente e solo da Cristo. Occorre piuttosto inserirsi lealmente e responsabilmente nella realtà, con uno sguardo positivo, con una volontà operativa, nella certezza che l’amore, anche oggi, può sconfiggere l’odio, la luce può ancora illuminare le tenebre, la morte è pure lei sconfitta attraverso una vita che non ha fine: la vita eterna.

Cristo, quindi, è porta di salvezza perché ci apre la possibilità di una vita che non muore: ci rende uomini e donne di speranza. Essa ci rende responsabili, pronti ad anticipare la vita eterna fin da ora, mediante una vita fondata non sul proprio tornaconto, sul trionfo sistematico dell’io, ma sull’amore fraterno, sulla solidarietà verso tutti, sul servizio disinteressato, sulla pace da elaborare tra le nazioni, sul rispetto del creato, di cui l’uomo non è padrone, ma solo custode.

La speranza, allora, è Sì il prezioso dono di Cristo risorto, ma anche un compito per i suoi discepoli, un compito a cui dedicarsi appassionatamente, imparando ad amare come ha fatto lui. donando sé stessi secondo i doni ricevuti, per rendere il mondo più bello di come l’abbiamo trovato, più umano, più abitabile, più fraterno.

Occorre però non avere paura di amare, senza sottrarsi quando l’amore è costoso e sacrificale. Occorre saper condividere anche la sofferenza del mondo. Amando, si fa esperienza di una vita che non muore, di una vita che si rigenera proprio donandola.

Non lasciamoci soffocare dalle paure, dalle preoccupazioni, dagli impegni quotidiani. Non cerchiamo la vostra sicurezza nelle consolazioni effimere: denaro, potere, piacere, ma lasciamoci alimentare dalla speranza, che si ottiene invocando lo Spirito Santo attraverso la nostra preghiera quotidiana. Insieme, lo Spirito Santo e noi, il futuro può essere diverso, il presente può smettere di presentarsi come una dittatura, l’esistenza si manifesta come un dono felice perché condivisa.

A tutti noi, allora, il compito di portare speranza là dove è stata perduta:                                                                                                                             “ dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore, nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza, nella sofferenza che scava l’anima.                                                          Ogni giorno la speranza ci fa rinascere!”

Oscar card. Cantoni - Vescovo di Como

Il Cardinale ha poi dialogato con alcuni soci sui precetti quaresimali e sulle barbarie messe in atto da chi si professa religioso.

Angela Corengia

 

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