8 FEBBRAIO 2024

La trasferta a Milano per la visita alla mostra di "El Greco"

Siamo riusciti finalmente a capire perché El Greco (Creta/Candia 1541 – Toledo 1614) fosse così nominato non solo per le sue origini elleniche ma perché, una volta giunto a Venezia da Creta con il suo vero nome, Dominikòs Theotokopoulos, per il vero impronunciabile, gli abitanti della Serenissima, posta la domanda: “Ma tì, da dove te vien?” E alla sua risposta:” Dalla Grecia…” di rimando, e tagliando corto:” Alora no altri, ti te ciamaremo El Greco, senza far storie!” Non saranno quindi gli spagnoli ad appellarlo con il nominativo che lo trasferirà all’eternità delle conoscenze artistiche, ma i veneziani. Con questo piccolo aneddoto la brava guida assegnataci da Palazzo Reale di Milano ci ha ulteriormente giustificato la visita alla Mostra per tanti mesi ospitata nella sua prestigiosissima e real sede. Una gita ben riuscita, divertente, della giusta misura e finita, come dovere, con le gambe sotto il tavolo. Non si era in pochi del Rotary Club Como Baradello, poco meno di una trentina, con anche qualche amico e tante signore. Arrivati al Palazzo Reale, tutti belli incuffiati per sentire senza far urlar la guida, veniamo condotti dal bravo Marco Mattedi, competenza e passione notevoli, alla scoperta di El Greco. Dai primi colpi di pennello, soprattutto “fondi oro”, definiti con chiarissime influenze ellenico ortodosse, si può già percepire il talento del giovane cretese. Le prime sale espongono esempi significativi. Ma è in Spagna, dopo un lungo passaggio in Italia dove sarà curioso nello studiare i grandi maestri del nostro Rinascimento veneziano, dal tardo Tiziano per l’uso del colore al Tintoretto dal quale acquisirà ispirazione per le linee flessuose che ne decreteranno, insieme all’impego vivace dei colori primari, la sua contemporanea modernità. El Greco è stato bravissimo - forse non capito fino in fondo come tutti i veri geni dai propri contemporanei - nel porsi al mondo con il suo modo di posizionare la sua arte al di fuori degli schemi, aspetto che lo renderà riconoscibile e originale non solo agli occhi del suo secolo ma lo connoterà anche a distanza di tre secoli tanto da ispirare diversi maestri della pittura moderna, quali Picasso, Matisse, Cezanne. Insomma, a Milano, nella straordinaria esposizione a lui dedicata, si è realmente potuto apprezzare il genio talentuoso e visionario di un grande della letteratura pittorica, posto a cavallo di quei due importantissimi secoli quali il cinquecento e il seicento. El Greco, un artista avanti trecent’anni! Una pioggerellina invernale ci ha poi accompagnato nell’attraversare la sempre fascinosa piazza del Duomo per addentrarci in una Galleria sempre viva e nella quale, qualche beone rotariano si è voluto intrattenere sedendosi al Camparino, e non a bere acqua. Il Rotary Milan Tour ha di seguito ricevuto la benedizione dei Santi una volta raggiunta a piedi, per l’appunto, la Via Santa Marta dove dal 1933 è ubicata la Trattoria Milanese. Una saletta a noi dedicata ha ospitato famelici amici offrendo loro piatti tipici della cucina meneghina accompagnati da buoni vini dell’Oltrepò Pavese. Gestione accurata, personale cortese e sincero, così come tutta la cena nonostante l’ora tarda. Un’esperienza da ripetersi concedendoci sia il cambio di Trattoria che l’autore da visitare, non il Palazzo Reale. Fino a giugno è programmata una bella mostra dedicata a Giuseppe De Nittis (1846 – 1884), una vita breve costellata da grandi opere. Pensiamoci…

Franco Brenna